martedì 30 novembre 2010

A Venezia Vedova ospita Kiefer



Vedova ai magazzini de Sale

E’ stato presentato il calendario delle mostre della Fondanzione Emilio ed Annabianca Vedova, nei magnifici  Magazzini del Sale a Venezia.  Sarà Anselm Kiefer l'artista che la Fondazione ha invitato l’anno prossimo a dialogare con l’opera di Emilio Vedova. Da Maggio a Novembre 2011, sarà allestita una sua grande mostra, dopo quindici anni dall’imponente antologica al Museo Correr del 1997. L’evento espositivo, curato da Germano Celant, consisterà in un allestimento progettato specificatamente per lo spazio del Magazzino del Sale, con il ricorso ad enormi quadri, libri e vetrine, che rimandano ai miti del paesaggio e alle storie ancestrali che vanno dal Vecchio e Nuovo Testamento alla Kabbalah; Miti e temi che caratterizzano il lavoro di Kiefer. 
Anselm Kiefer

Il signore del cane nero storie su Enrico Mattei

Al Teatro del Fiume di Boretto Laura Curino ha portato in scena “Il signore del cane nero, storie su Enrico Mattei”. Dopo lo spettacolo su Olivetti c’era grande attesa per questo nuovo lavoro su un altro dei grandi industriali italiani del Novecento. Si era curiosi di vedere come il teatro di Laura Curino, che spesso racconta i personaggi delle origini dell’industria italiana come eroi epici, avrebbe trattato una figura di luci ma anche di profonde ombre come quella di Mattei. Il problema è stato risolto affidando il racconto a Celestina, una figura di pazza ma saggia, che con lo  sguardo del bambino può dire tutto, senza preoccuparsi delle conseguenze, forse persino fare i nomi senza le prove. Un modo per permettere alle contraddizioni, ai risvolti nascosti di questa storia italiana di apparire in tutta la loro frammentarietà e confusione. Grande il lavoro di ricerca e documentazione, per intrecciare i fili invisibili della storia, anche con l’aiuto di documenti video originali. Lo spettacolo racconta le origini umili, l’ascesa, il lavoro, il trionfo, le idee innovative e gli errori, di Enrico Mattei, fino alla brusca distruzione del suo sogno nel 1962. Emerge forte l’immagine di un uomo determinato che per primo ha usato la debolezza e la corruttibilità dei politici italiani, ma per metterla al servizio di un progetto per lo stato. E’ anche la storia dell’Italia del dopoguerra, che cerca il suo ruolo economico fra speranze e paure.  E’ un teatro che si fa memoria di fatti non ancora chiari a tanti anni di distanza e di una scia di morti e sparizioni che destano dubbi e perplessità, primo fra tutti il rapporto con la morte di Pasolini, alla ricerca di una verità che tutti vorremmo sapere.
Info: http://www.lauracurino.it/
(spettacolo visto il 20 Novembre)

lunedì 29 novembre 2010

Teatro de gli Incamminati

"...si chiama Gli Incamminati, è una cooperativa che prende il nome da una celebre accademia d'arte del Seicento bolognese. Ma non è il richiamo a quei pittori a interessarci quanto l'indicazione programmatica contenuta nel sostantivo: di uomini in cammino verso la fondazione di una forma teatrale dell'oggi:"
(Giovanni Testori 29 ottobre 1983)


Edipo Re in arrivo a Correggio


EDIPO RE
di Sofocle
regia Antonio Calenda
traduzione Raul Montanari
con Franco Branciaroli
e (in ordine alfabetico) Giancarlo Cortesi, Emanuele Fortunati, Gianfranco Quero, Alfonso Veneroso e con (in ordine alfabetico) Livio Bisignano, Tino Calabrò, Angelo Campolo, Filippo De Toro, Luca Fiorino, Luigi Rizzo
scene Pier Paolo Bisleri    costumi Stefano Nicolao   musiche Germano Mazzochetti    luci Gigi Saccomandi

Martedì 30 novembre e mercoledì 1 dicembre (ore 21) al Teatro Asioli di Correggio è di scena Franco Branciaroli in Edipo Re di Sofocle. La regia di Antonio Calenda evoca nello spettacolo una ricerca, un’indagine quasi noir, che ripercorre all'indietro il tempo per riafferrare il senso vero e profondo di un passato che è stato frainteso. Edipo ci appare freudianamente disteso sul lettino, mentre attraverso indizi disseminati nel suo vissuto ricostruisce e riscrive con parole di atroce verità  il proprio percorso esistenziale, individuando finalmente le radici del proprio conflitto interiore.
L'intero spettacolo fonda la propria essenza sul concetto del "vedere": un leitmotiv concettuale che diventa momento di un paradosso nella conclusione della tragedia (l'accecamento di Edipo), ma che ritorna costantemente durante l'intera messinscena anche sul piano delle immagini. La scena cela e rivela personaggi dietro velati neri, una scatola, uno spazio quasi mentale in cui Edipo è rinchiuso; le luci ribadiscono la dialettica fra luce e buio, chiarezza e mistero.
Tutto il virtuosismo interpretativo di Branciaroli gli consente di dare voce e corpo addirittura a tre personaggi (Edipo, Tiresia e Giocasta).



testo dalla newsletter del teatro. Maggiori Info: http://www.teatroasioli.it/

sabato 27 novembre 2010

Immagina: arte in fiera

Immagina: in Fiera a Reggio, in mostra arte moderna e contemporanea.
Mi piacciono:
i ritratti spirituali di Omar Galliani, mantra,  preghiere, apparizioni sacre, simboli magici da decodificare


la Venezia nebbiosa  di Zoran Music










gli alberi poetici di Carlo Mattioli

 l'infanzia simbolica di Mirko Baricchi

Incontri



Vittorio Franceschi e Laura Curino sul set de "Il sorriso di Daphne"
 

Festa del tartufo Bianco a San Miniato


Un profumo inebriante per le vie di San Miniato. Si respira dal 1969 ogni anno negli ultimi tre week di novembre nelle piazze del centro ed è un profumo sopraffino, intenso che coinvolge i sensi. Un profumo e un sapore che fanno muovere buongustai, visitatori e semplici curiosi. La Mostra Mercato del Tartufo Bianco è una delle manifestazioni classiche del panorama nazionale ed è a tutti gli effetti un festival dei sapori del territorio. Ma Tartufo non è soltanto gusto inimitabile: è anche mercato e cultura locale. San Miniato si trasforma in un grande laboratorio del gusto a cielo aperto dove fanno da corona al tartufo, i mercati dei sapori tipici offerti insieme alle specialità delle altre città del gusto italiane. Senza dubbio la gastronomia e la cucina contribuiscono in maniera determinante a fare di San Miniato la città del buon vivere. La sintesi di tutto quello che sono i saperi e i sapori di cui la nostra terra, a livello di gusto, è espressione lo ritroviamo nelle proposte gastronomiche dei ristoratori dove gli chef coniugano brillantemente la tradizione con l’innovazione, attraverso l’utilizzo di prodotti di stagione del luogo, con un’attenzione particolare verso i cibi biologici.In autunno il re della tavola è il tartufo bianco. La rassegna enogastronomica, più volte proposta nei quarant’anni di feste del tartufo, vuole cercare di valorizzare le proposte dei ristoranti e promuovere un prodotto di qualità, davvero unico, il pregiato tartufo bianco di San Miniato. Buon appetito.


venerdì 26 novembre 2010

A corpo morto : recensione

Vittorio Franceschi sul palco foto Tiziano Ghidorsi
Intimo, vibrante come una poesia lieve, “A corpo morto” è una drammaturgia contemporanea che stupisce con la sua complessità non pensante ed una lingua che unisce citazioni colte, poesia e linguaggio quotidiano, che parla di sentimenti con pulizia. Una drammaturgia con uno spessore diverso da quello che si vede in giro abitualmente ma che riesce a rimane leggera. E' come quando nevica, tante riflessioni ma che rimagono leggere, come in sospensione.
In una scenografia metafisica, una luce giallastra in una sorta di magazzino di identità, Vittorio Franceschi, indossando le belle maschere di Werner Strub, assume identità e sentimenti altrui, e dà vita a cinque personaggi e ad altrettanti monologhi che emozionano e fanno i conti con i grandi temi dell’uomo: vita, morte, amore, religione, aldilà, ideali,  trattati con semplicità e immediatezza.
I personaggi sono persone comuni, ciascuno ha una sua storia e poesia, ma tutti si rivolgono al defunto come se fosse ancora in vita. Sono dei sopravvissuti che raccontano se stessi e il loro rapporto con chi non c’è più. Il primo è un giovane impacciato che trova il coraggio di dichiarare il suo amore ad un’amica morta in un incidente. Segue una moglie che piange il marito sarto, che ricorda “i 32 anni soffiati via come la polvere”, i dettagli di una vita insieme. Un’intimità affettuosa e profonda e la ricerca di un senso per andare avanti. Segue un padre con il figlio idealista e suicida. Il padre è venuto a patti con il mondo, attirando il disprezzo del figlio e finge distacco, ma una parte di lui comprende. "Siamo naturalmente portati al male e quando l'hai capito non ce l'hai più fatta.  Anime nobili. Anime inutili e un po' storte, che mandate al macero voi stesse e quelle dei pochi che vi capiscono”. Poi una figlia, alla ricerca di vendetta e miglioramento, parla alla madre uccisa dal padre. Infine si assiste ad uno splendido monologo, allegorico e beffardo, di un barbone al compagno di strada, Barabba: in una sorta di metafora dell'artista. La recitazione di Franceschi emoziona ed è sempre elegante, intima e mai sopra le righe; caratterizza con credibilità i personaggi, senza mai smettere di recitare, neanche nel cambio maschera. Stupisce vedere come, indossando la maschera, cambia la recitazione ed il gesto si fa più marcato e preciso. Da vedere.

(spettacolo  visto il 23 Novembre)
Altre info http://www.vittoriofranceschi.com/

Immagine: Arte in fiera a Reggio Emilia


Da Venerdì 26 e fino a Domenica 28 a Reggio Emilia in fiera è protagonista l'arte moderna e contemporanea, per Immagina, la mostra-mercato di arte giunta già alla 12 edizione. Le Gallerie maggiormente accreditate saranno presenti alla Fiera Immagina per esporre le opere di artisti affermati ed emergenti, per dare spazio a nuove tendenze e sperimentazioni nelle arti visive, per farsi portatrici di una sensibilità artistica da condividere e diffondere anche tra i meno esperti. La Fiera Immagina suscita ogni anno il consenso di un pubblico sempre attento alle proposte dei numerosi espositori, ma anche le Accademie di Belle Arti e case editrici specializzate che qui promuovono le loro attività.

Info e biglietto ingresso omaggio : http://www.immaginafiera.it/

giovedì 25 novembre 2010

Cioccoshow a Bologna



Al  via la ormai tradizionale kermesse del cioccolato nel centro storico di Bologna, fra  stend, degustazioni, eventi, spettacoli, mostre,  scuola del cioccolato, laboratori, musica. Un elenco di cioccolatieri e pasticceri da far girare la testa! Sarà possibile assaggiare, degustare, confrontare, acquistare, seguire corsi, imparare cose sul cioccolato.
La manifestazione, gratuita, é aperta al pubblico da mercoledì a domenica dalle ore 10 alle ore 20, mentre durante la Ciocconight, la dolce notte di sabato 27 novembre, gli stand resteranno aperti per tutti gli appassionati del cacao e non solo, fino alle ore 24.



A teatro spopolano i monologhi: tendenza o mercato? parte 2

Ho deciso di partire dall'articolo sotto riportato perchè se Venezia ed il Veneto piangono i tagli al teatro e denunciano tagli alla qualità dell'offerta, in provincia siamo circondati da cartelloni e programmazioni in cui i monologhi la fanno da padroni e in cui spesso il teatro viene sostituito dal cabaret- monologhi di comici televisivi, Zelig soprattutto. 

La città fa notizia ma spesso i piccoli teatri di provincia, con meno fondi, sono stati i primi ad avere addottato queste "strategie" per poter continuare ad avere una stagione anche a finanziamenti ridotti: da un lato spettacoli con pochissimi attori ed essenziali, dai bassi i costi; dall'altro l'incremento di spettacoli di sicuro richiamo sul pubblico, ecco il successo dei comici e degli attori televisivi nei teatri: garantiscono il tutto esaurito, fondi che poi magari servono a finanziare il resto. Il fatto è che ora le strategie si stanno allargando a macchia d'olio, ai grandi teatri, pensado su tutta la amchhina produttiva dello spettacolo, dalla drammaturgia, a chi produce spettacoli, alle compagnie. 

Se il Veneto si lamenta, non credo che motivazioni economiche fossero totalmente estranee alla scelta del Teatro di Genova di produrre "A Corpo morto" scritto per 5 attori, ma di adattarlo ad un attore unico. Così come sorge spontaneo il dubbio, di fronte alle scelte di certe letture contempornee del teatro classico, sulle motivazioni che affidano ad un attore solo più ruoli principali (come "Edipo Re" per la regia di Antonio Calenda) o che focalizzano su poche figure. 
Mi risuonano alla memoria le parole di Umberto Orsini, dal palco, che denunciava il rischio dell'abbassamento della qualità dell'offerta, la ricerca di un prodotto più commerciale e meno aggressivo e sperimentale. Si rischia insomma un teatro che dice meno cose, che fatica ad entrare nella storia del teatro e che  forma professionisti e pubblico abituati ad un minor spessore. Anche Vittorio Franceschi lamenta la scomparsa del teatro di prosa.   
Ho ancora negli occhi la sorpresa nel vedere sul palco 25 attori nella rappresentazione de "I Demoni" per la regia di Peter Stein; stupore che segnala chiaramente una non abitudine.

Ma il teatro ha sempre dovuto fare i conti con i vincoli legati alla storia e alla società, sia quando la società lo magnificava, sia quando lo relegava agli ambienti più infimi. c'è da ricordare che il teatro è arte viva, capace di cambiare, re-inventarsi, adattarsi nei linguaggi e nelle forme. Ricordo che in Italia fra gli anni '80 e '90 inizia il successo il teatro di narrazione, basato su un attore-narratore che racconta creando un rapporto caldo con il pubblico. Ed è proprio grazie al teatro di narrazione che improvvisamente il teatro torna attuale, si riaccende il dibattito, il pubblico torna a teatro ed il teatro fa ascolti in televisione (Nel 1997 Marco Paolini porta il Racconto del Vajont in diretta su rai 2 e vince l'Oscar della televisone).

A teatro spopolano i monologhi : tendenze o mercato? parte 1


«Pochi attori per spendere meno»

Stabile, il cartellone al tempo della crisi: scelta obbligata

Laura Barbiani (archivio)
Laura Barbiani (archivio)

Shakespeare? Dimenticatelo. C'è bisogno di assumere troppa gente per mandarlo in scena e di soldi non ce ne sono più. Al massimo si potrà fare una versione moderna e introspettiva dell'Otello con pochi attori e tanti dialoghi. O un Romeo e Giulietta con due sfortunati amanti e un gruppetto di cinque- sei comparse che interpretano più parti cambiandosi velocemente d'abito come è già visibile dai cartelloni dello Stabile di quest'anno. «Gli sceneggiatori ormai si sono abituati e scrivono testi per due o tre attori non di più», spiega la presidente del teatro Stabile del Veneto Laura Barbiani. Allo Stabile hanno iniziato tagliando le scenografie che ora sono le più minimal possibile per poter stare dentro un solo camion durante le tournée e risparmiare così in autisti, benzina e autostrade, poi via con le luci e infine anche i compensi degli attori. Di fatto le stagioni dei teatri stabili sono destinate a mandare in scena sempre più spesso Beckett o Ionesco al posto dei classici.
Aspettare Godot o discutere della cantatrice calva richiede poche risorse. Autori come il veneziano Tiziano Scarpa ormai ne fanno addirittura un cavallo di battaglia e di volta in volta partono proprio dal numero di attori necessari in scena e lo stesso Alessandro Gassman che andrà in scena venerdì al Goldoni nei panni di regista con Immanuel Kant ha optato per comparse trasformiste capaci di recitare più parti quasi contemporaneamente. «Il problema è che i tagli del Fus sono stati fatti senza alcun criterio - aggiunge Barbiani - coinvolgono allo stesso modo tutti i settori del mondo artistico e non si fa alcun ragionamento di qualità». A sentire la presidente che parla di un taglio del 20 per cento (200 mila euro su un milione di finanziamenti) «il Ministero ha tutto il diritto di ridurre i trasferimenti, ma serve che qualcuno operi una scelta. C'è bisogno di un'assunzione di responsabilità e di parametri entro quali stare, non si può tagliare a casaccio ». A questo si aggiunge il fatto che negli ultimi anni infatti i teatri stabili si sono moltiplicati per tutta il territorio e hanno assorbito parte dei trasferimenti regionali riducendo ulteriormente la fetta che spettava ai teatri storici. «I sindaci dei piccoli Comuni ormai preferiscono usare le risorse per mettere in scena uno spettacolo con qualche personaggio della Tv nei loro teatri - conclude Barbiani - E anche questo è un problema».

mercoledì 24 novembre 2010

Teatro luoghi 2: Correggio

Correggio è il tetro di cui seguo la stagione. Un teatro vero e proprio, con una storia importante e una popolazione che è era pronta persino a far sommosse per il teatro. Cosa che mi fa sempre sorridere.

"Il Teatro Comunale "Bonifazio Asioli" sorge là dove, sul finire del Quattrocento, Nicolò Postumo da Correggio fece erigere il proprio palazzo.
Nel dicembre 1653 il duca di Modena accordò l'uso di una sala del palazzo che era stato di Nicolò da Correggio (la Sala delle Armi) quale spazio teatrale permanente. Già nel maggio 1661, alla presenza del Duca Alfonso d'Este, ci fu la prima rappresentazione nel nuovo spazio teatrale.
Un secolo più tardi, tra il 1759 e il 1754, dopo che eventi bellici avevano trasformato il Teatro in deposito, furono compiuti importanti lavori ristrutturazione che consentirono di recuperare l'edificio in cui per oltre un secolo si susseguì un'intensa attività culturale che vedeva la rappresentazione di commedie, farse, spettacoli di danza, opere buffe e drammi in musica, che si avvalevano anche dei numerosi cantanti e musicisti "dilettanti" di Correggio, tra cui spiccavano numerosi membri della famiglia Asioli: Quirino, Bonifazio, Luigi, Giovanni e, più tardi, Ferdinando.
Una vivace vita musicale caratterizzò il periodo tra la metà del Settecento e la metà dell'Ottocento, con la messa in scena di melodrammi, opere buffe e semiserie. Verso la metà dell'Ottocento il Teatro venne considerato tanto pericoloso e fatiscente da indurre nel 1849 la Comunità di Correggio a deciderne la riedificazione. Nell'autunno del 1852, alla presenza del duca Francesco V, il nuovo Teatro venne solennemente inaugurato.I lavori di completamento si conclusero solo nel 1873. In quei decenni i nuovi gusti musicali e il mutato clima politico influenzarono profondamente le scelte teatrali, dove alle opere buffe e semiserie si affiancarono in modo sempre crescente i melodrammi di Donizetti, Bellini e, soprattutto, Verdi. Nel 1880, per onorare la memoria di Bonifazio Asioli, che tanta parte aveva avuto nello sviluppo della cultura musicale correggese e italiana, la Municipalità decise di intitolargli il Teatro.
Pochi anni più tardi, nel 1889, l'edificio venne danneggiato da un incendio che, se non provocò vittime, causò invece gravissimi danni alle strutture, tali da farlo chiudere per nove anni. La sera del 10 ottobre 1898, il teatro venne solennemente inaugurato con la Boheme di Puccini.
Il ritardo nella riapertura scatenò fortissime e aspre polemiche, destinate a rafforzarsi ulteriormente quando, nel gennaio 1909, un nuovo incendio provocò, durante una delle prime proiezioni cinematografiche, due morti e decine di feriti. Dal 1943 e fino al 1960 il Teatro Asioli fu affittato ad uso cinematografico, per essere poi restituito al Comune in condizioni di strutture, impianti e servizi assai precarie. Tra il 1968 e il 1973 l'Amministrazione Comunale ne promosse il recupero. Nuovamente chiuso per lavori di adeguamento impiantistico nel 1991 e seriamente danneggiato dal terremoto del 1996, il teatro è stato oggetto di interventi di consolidamento strutturale, totale rifacimento degli impianti e restauro architettonico scientifico-conservativo. E' stato inaugurato nel novembre 2002." Testo di Gabriele Fabbrici.

Teatro Asioli Correggio

Conversazioni sul teatro: Vittorio Franceschi 3

Chiedo del cambiamento in atto nello spettacolo e del teatro che verrà, vista la duplice esperienza: nel "mestiere"  e nel ruolo di co-direttore della Scuola di Teatro di Bologna. Risponde che negli anni ’60 e ’70 si è assistito al trionfo delle avanguardie e del teatro politico. In realtà il teatro è stato maltrattato e sbattacchiato qua e là per nuove strade, senza approdare ad una nuova drammaturgia, ma alla rilettura di testi già scritti. Del teatro sono rimaste macerie, fatte salve rare eccezioni. Ricostruire il teatro di prosa è la sfida del futuro. Il nuovo fatto di attori urlanti, che corrono per il palco, è il sintomo di forte confusione del nostro teatro. Occorre lavorare sulle fonti, sulle basi del teatro, sulla dizione e sull’impostazione dell’attore: non l’urlo, ma la messa in luce del senso della parola. Occorrerà tempo e più di una generazione per fare questo. I guasti del teatro sono il riflesso dei guasti della società e i giovani si dovranno rimboccare le maniche. Non c’è generazione senza talenti, nascono sempre, ma va permesso loro di esprimersi e non farli correre dietro a false chimere. Adesso è difficile il percorso classico dell’attore, fare provini ed essere scelto è quasi impossibile e si ottengono solo piccole parti. Consiglio sempre ai miei studenti di mettersi insieme, creare una compagnia, inventare un modo di stare insieme, sperimentare una drammaturgia un linguaggio, mettere insieme talenti e sogni
Oggi il teatro è inquinato dagli attori e comici della televisione anche nelle programmazioni. Il teatro di tradizione è emarginato. In altri paesi non accade di cancellare i propri autori; in Inghilterra, Francia e Germania la tradizione coesiste con le nuove espressioni. Da noi i grandi autori vengono tirati fuori solo per fare cassetta. Le cosiddette nuove avanguardie lo lasciano perplesso: per rinnovare occorre effettuare nuovi innesti sul tronco, ma se tagli l’albero fai un danno occorre molto tempo e generazioni prima che si possano vedere i primi getti di qualcosa di nuovo e spesso questo e quello che hanno fatto le avanguardie.  


Vittorio Franceschi foto Di Cola


martedì 23 novembre 2010

Conversazioni sul teatro: Vittorio Franceschi 2

foto Tiziano Ghidorsi
Chiedo a Franceschi i motivi dell’utilizzo del modello della tragedia greca per una drammaturgia contemporanea. Spiega che il richiamo è chiaro e voluto. La drammaturgia contemporanea dopo Beckett, si occupa di storie fra il tinello e la camera da letto. Questo non gli interessa. C’è una perdita di valori nel teatro e nella società di cui occuparsi. Per chi scrive e fa il lavoro dell’attore occorre tornare alle fonti dei significati, tornare ai grandi temi dell’uomo: vita, morte, Dio, odio, amore, potere. Il teatro deve raccontare l’uomo nelle espressioni incisive. Un no al naturalismo del quotidiano, a quel piccolo realismo di tanto cinema e televisione; invece il teatro ha bisogno di grandi temi e di riscoprire il valore della lingua. Una lingua italiana ripulita dalla sporcizia del parlato, dello slang, della televisione. Una lingua corretta, che esprima i sentimenti in modo giusto e diventi teatrale, un primo elemento di riscoperta dei valori di identità nazionale

Conversazioni sul teatro: Vittorio Franceschi 1

Vittorio Franceschi, schivo e rigoroso, è uno dei più apprezzati attori italiani. Mi sento un po' intimidita ad iniziare con lui queste conversazioni sul teatro.
Lo “incontro” telefonicamente, è disponibile e rilassato, le voci degli attori sono bellissime anche quando non recitano, chiare e musicali al tempo stesso. Gli chiedo di parlare lo spettacolo “A corpo morto” (premio della Critica 2009) di cui è autore e protagonista. Franceschi racconta che non ha scritto il testo per sé, ma per tre attori e due attrici. E’ pensato con la struttura della tragedia greca: prologo, intermezzo ed epilogo con un coro, da cui si staccano uno a uno i 5 attori per il loro monologo. Con la messa in scena del Teatro di Genova, Marco Sciaccaluga gli ha proposto di esserne il protagonista e di trasformarlo in uno spettacolo per un attore solo <<E’ nata così la sfida e mi è piaciuta molto>> dice.
Il testo è formato da cinque ultimi omaggi fatti a una persona cara da cinque personaggi appartenenti al quotidiano. Ma parlando di morte si parla della vita, si esprimono quelle riflessioni, quei dubbi che ci accompagnano e che non diciamo, se non appunto davanti alla morte. Raccontato così sembra uno spettacolo lugubre, ma l’autore, confortato dal successo di critica e pubblico, assicura che è anche divertente e che dà la possibilità di ritrovare qualcosa di sé. Come sempre accade nel teatro, uno spettacolo riuscito è frutto di un’elaborazione collettiva, la regia limpida e sensibile di Sciaccaluga, le maschere di Werner Strub, vera sintesi dei personaggi in scena, la scenografia metafisica, le musiche.

foto Palladino

lunedì 22 novembre 2010

Biennale di Architettura: grande successo

Un po' perchè è la prima Biennale di architettura diretta da una donna,
un po' perchè anche io l'ho seguita per la prima volta  da "addetta ai lavori",
un po' perchè quando la cultura ha successo, lo si sente un po' come il successo di tutti.

Sono felice di diffondere che la 12. Mostra Internazionale di Architettura “People meet in architecture”, si è chiusa domenica scorsa con il numero record di 170.801 visitatori, un’ incremento ben oltre il 30% rispetto alla precedente edizione. Grande successo per la direzione di Kazuyo Sejima, che ha presentato una mostra poetica, ordinata che si apre a speranze e soluzioni.  E’ un successo che va oltre le aspettative, visto che più della metà ddei vistatori sono giovani e studenti.
Proprio sabato 20 Novembre, giornata il cui incasso che era stata indicata come contributo alle popolazioni venete alluvionate, ha registrato il record di visitatori giornalieri (ben 5.678) per una somma che ammonta a 67.723Euro.
Paolo Baratta con Kazuyo Sejima

Teatro luoghi 1: Reggiolo

Il teatro è anche un luogo, fisico in cui si fa uno spettacolo. Un luogo di incontro della comunità, non però nel mio paese, dove il teatro è stato pratiucamen te sermpre chiuso. Un luogo che è stato e un giorno sarà. Finalmente quest'anno è partita una micro-stagione, un esperimento di teatro. Da qui è nata anche l'idea del blog.

"... un piccolo teatro settecentesco: un vero "gioiellino" che purtroppo dal dopoguerra è chiuso. Negli ultimi 20-30 anni è stato oggetto di alcuni lavori che ne potessero garantire la conservazione - soprattutto l'aspetto della staticità - ma anche un suo parziale utilizzo. Nonostante le ridotte dimensioni - disponeva di platea a ferro di cavallo con 90 posti a sedere e 45 palchi – il teatro  è stato definito uno dei 42 teatri italiani più antichi. Per Reggiolo il teatro rappresenta non solo un edificio storico da recuperare, ma anche il simbolo di una tradizione molto cara. Ci sono voluti alcuni anni per costruire le condizioni per il recupero definitivo e definirne il piano finanziario e progettuale. Partendo da un primo progetto preliminare sono stati accantonati in alcuni anni i fondi necessari: formati in larga parte da risorse proprie del comune, ma si è anche trovato il consenso e il finanziamento di soggetti pubblici ..."

Ma è un teatro fatto di storie e di racconti antichi, del tentativo di farne un cinema, ad un incendio, nel 1974 a cui scampa miracolosamente, alle memorie degli anziani.
Nella speranza che l'Amministrazione Comunale riesca finalmente a dare il via a lavori che ne possano garantire l'utilizzo con continuità.


Teatro Rinaldi Reggiolo

A corpo morto presentzione

Martedì 23 novembre prosegue la stagione di prosa del Teatro Asioli di Correggio, con lo spettacolo “A corpo morto, di e con Vittorio Franceschi, una produzione del Teatro Stabile di Genova con la regia di Marco Sciaccaluga. Lo spettacolo, vincitore del Premio della Critica 2009, è stato adattato per un attore solista (lo stesso Franceschi), che cambia identità, indossando le maschere appositamente create dal “mascheraio” svizzero Werner Strub. Nascono cinque ultimi omaggi fatti a una persona cara da cinque personaggi appartenenti alla  realtà quotidiana: un ragazzo si rivolge alla compagna sempre amata in silenzio, una moglie al marito con cui ha vissuto tutta la vita, un padre al figlio, una figlia alla madre e un barbone a un compagno di strada.
Questi frammenti finiscono fondersi in un'unica riflessione, creando uno spettacolo che parla con leggerezza e partecipazione del dolore universale di fronte alla morte, ma testimonia anche tutta la gioia della vita. Uno spettacolo in cui, proprio come nella vita, si piange e si ride, in compagnia di un protagonista che, indossando via via le maschere accumulate nello scaffale della propria esistenza, diventa il cantastorie della vita altrui, una sorta di collezionista di esperienze umane, autore di estremo esorcismo dell’ultimo mistero dell’umanità.
Vittorio Franceschi, schivo e rigoroso, è uno dei più apprezzati attori italiani. Nella sua carriera ha vinto tutti i premi teatrali esistenti, sia come attore che come autore. Ha fondato ‘Nuova Scena’ con Dario Fo e Franca Rame; ha scritto, diretto, interpretato decine di spettacoli; co-dirige la Scuola di Teatro di Bologna; i suoi testi sono tradotti e rappresentati in tutte le lingue.

sabato 20 novembre 2010

Tradizione e sapori: a Guastalla protagoniste mostarde e antiche produzioni

La serata del 24 Novembre a Guastalla sarà dedicata alla biodiversità alimentare e alla tradizione delle mostarde. L’evento si aprirà con due interventi, il primo su “Biodiversità: varietà antiche della terra reggiana” tenuto dal Dott. Luigi Pacchiarini, agronomo della provincia, il secondo sarà su “Antichi frutti: metodi di preparazione e conservazione nella cultura contadina” del Dott. Giuliano Bagnoli, esperto di tradizioni locali. Seguirà una cena di abbinamento tra le eccellenze della tradizione enogastronomica reggiana e le mostarde tradizionali: una selezione di produttori di nicchia, legati alla filosofia Slow Food, caratterizzati da un grande artigianato e dalla volontà di recuperare prodotti e sapori antichi, legati alla storia del territorio. Alcuni esempi: il grana Vacche Rosse, lo spallotto, antico e gustoso salume diventato ormai introvabile, o il vino di uva fogarina della cantina Alberici. L’evento è organizzato dall’“Azienda Agricola Bedogna", che ha curato il menù e la selezione dei produttori in linea con questa filosofia che contraddistingue anche le sue mostarde di frutti antichi. Per l’azienda, che aderisce alla Comunità del Cibo della Mostarda Mantovana, è un modo per dimostrare che la tradizione crea prodotti  più sani e con più gusto: basta assaggiare per convincersi.
Info: 0522/825424

Conversazioni sul teatro

Parto oggi con le conversazioni sul teatro.Quanta emozione!
Il teatro raccontato dalla viva voce dei protagonisti. Quanta bellezza in questa cosa: parla chi fa, chi è sul palco ogni giorno.
Alcuni teatri a cui ho chiesto quersta possibilità hanno risposto con un grande entusiasmo. Altri mi hanno risposto come se fosse una cosa un po' demodè, che ormai non si fa più, almeno in provincia. Grande invece la disponibilità e l'entusiasmo dei primi artisti contattati. Bellisssime le loro voci, una cosa preziosa.  
Le interviste usciranno prima sul giornale, poi qui sul blog.

Di cosa si parlerà?
di spettacoli, ma anche del futuro del teatro.
Se avete domande ben venga.

Qualche nome?
Vittorio Franceschi, Laura Curino
E poi? vedremo

venerdì 19 novembre 2010

Drammaturgie contemporanee

E' difficile farsi produrre e farsi conoscere per chi scrive drammaturgie contemporanee.
Segnalo un progetto interessante "Le nuvole nel piatto", commedia teatrale di Vanessa Chizzini.

In attesa di produttore e messa in scena,  il progetto è a disposizioni di tutti, il testo viene pubbblicato sentimanalmente a puntate su facebook a questo indirizzo:

 http://www.facebook.com/pages/Le-nuvole-nel-piatto/141742199199848,
 (le prime sette puntate sono già online, in tutto saranno dieci).

mentre le canzoni e una avvincente lettura scenica si può ascoltare come una fiaba su :

http://www.myspace.com/lenuvolenelpiatto/music
davvero piacevole: provate!

Al progetto collaborano nomi importanti del teatro italiano: Laura Curino, Federica Fracassi, Paola Fresa, Paolo Cosenza, Luca Pignagnoli, Alessandro Arbuzzi e Elena Bucci.
Le nuvole nel piatto è incentrato sull’incontro di cinque persone appartenenti alla stessa famiglia e a due diverse generazioni. A prendere forma e movimento in una cucina nella tarda mattinata di una domenica è una conversazione di vita che, con voli di parole e scompaginamenti di ruoli, si svolge passando attraverso aspettative e rivelazioni. Tra schermaglie e sorrisi, si parla della giovinezza e della maturità, dello studio e del lavoro, delle scelte personali e dei riflessi sociali, delle strade già tracciate e delle vie ancora da scoprire.

lettura scenica della commedia al Teatro Manzoni di Calenzano

giovedì 18 novembre 2010

Il Signore del cane nero: va in scena la storia di Enrico Mattei



Comunicato stampa: Sabato a Boretto

IL SIGNORE DEL CANE NERO storie su Enrico Mattei .di Laura Curino e Gabriele Vacis, con la regia di Gabriele Vacis e l’interpretazione di Laura Curino. Luci e scenofonia di Roberto Tarasco e scenografia e video di Lucio Diana. Spettacolo prodotto da Fondazione del Teatro Stabile di Torino e dall’Associazione Culturale Muse.

«Enrico Mattei è, senza dubbio, l'uomo più potente d'Italia e, all'infuori dell'elezione del Santo Padre, tutto il resto dipende - in Italia - direttamente o indirettamente da lui nel senso che, dovunque egli lo voglia, può attivamente intervenire e far sentire il peso della sua smisurata forza. Col metano egli controlla l'industria, coi concimi chimici egli è in grado di controllare l'agricoltura, con le sue circa cinquanta aziende "sicure" (in quanto garantite dallo Stato) egli regna sul mercato finanziario ed è in grado di assorbire facilmente una parte colossale del risparmio nazionale.
Non esiste città, paese, villaggio, strada che non siano presidiati dai distributori di benzina del Cane Nero: attraverso questi "blocchi" stabili, il Signore del Cane nero è in grado di controllare qualsiasi spostamento di uomini o cose»: così Giovanni Guareschi parlava di Enrico Mattei, personaggio chiave della storia economica e culturale del nostro paese, dal dopoguerra al 1962, anno della sua tragica fine. Partigiano, deputato, regista della creazione di una forte industria energetica nazionale, Mattei ha rappresentato una figura imprenditoriale di grande forza e carisma, capace di imporre l’Italia come soggetto economico autorevole anche sui mercati internazionali.
Dopo l’approfondito e acclamato lavoro su Camillo e Adriano Olivetti, Laura Curino porta in scena
la storia di Enrico Mattei, un altro grande industriale del Novecento: «Sei anni di lavoro istruttorio –
scrive la Curino -, poi nel maggio del 1999, viene aperto a Pavia un nuovo processo sul caso Enrico Mattei, prove schiaccianti dimostrano che la tragedia di Bascapè, in cui persero la vitaMattei, il pilota e un giornalista, considerata fino ad allora un incidente aereo, in realtà nasconde un triplice omicidio. Tanti lo sospettavano e credevano di conoscerne i mandanti. Ma non c’erano prove. Il processo di Pavia arriva alle prove inconfutabili che l’aereo è scoppiato in volo. Una carica di dinamite pone fine alla vita dell’italiano più potente dai tempi dell’imperatore Augusto. Ma chi abbia piazzato l’ordigno, e su ordine di chi, è un segreto ancora sepolto nel fango.
Ce n’è di fango in questa storia.
Tanto da mettere disagio solo a leggerne, figurarsi a recitarla. Petrolio e fango.




mercoledì 17 novembre 2010

Incontri di-vini 2

A Poviglio l’Autunno è dedicato alla buona cucina e ai vini. In particolare l’Osteria La Piana organizza il 18 Novembre una cena didattica di abbinamento cibo–vino, in cui i vini proposti da Sabrina Baracchi, docente dell’Associazione Italiana Sommelier, gareggiano con i cibi e le proposte gourmet di Vittorio Paterlini alla ricerca dell’abbinamento perfetto. Il 25 Novembre invece è la volta di una serata dedicata allo Champagne di una piccola Maison particolare, la Yves Ruffin, di Avenay Val D’Or. Fondata nel 1970, ha subito iniziato la coltivazione biologica di Pinot Nero e Chardonnay. Oggi produce circa 20.000 bottiglie all’anno. Gli champagne della Maison Yves Ruffin si distinguono per il loro stile vivo, vibrante, a volte austero e dalla spiccata acidità; regalano però note fruttate e boisè e soprattutto danno l’emozione di un vero prodotto artigianale di straordinaria qualità. Il Menù dovrà quindi essere all’altezza!
Informazioni 0522/969012

Ai piedi del tuo letto



fotografo Dario Alberici
 Si conclude con “Ai piedi del tuo letto”, spettacolo ispirato al testo di Jane Barkin “Oh scusa, dormivi?”, la micro rassegna teatrale curata da Centro Etoile al Teatro Rinaldi di Reggiolo.  Sul palco una coppia, interpretata da Waller Corsi e Francesca Bianchi, e un letto, stretto terreno dell’azione scenica. Lei è un’attrice non più giovanissima, lui uno scrittore intellettuale. La donna cerca conferme che però l’uomo, distante e pragmatico, non riesce a darle. Ad un inizio di scaramucce ironiche, segue in crescendo il rimprovero, lo scontro, il rinfacciarsi reciproco. Il tutto è intervallato da ricordi, paure, tenerezze, fra strappi e riavvicinamenti che creano cambi di tono a tratti un po’ troppo repentini. Buono l’affiatamento della coppia, nel dialogo, continuo botta e risposta, che riesce a creare momenti di riconoscimento del pubblico nella storia.
fotografo Dario Alberici

Si conclude così  la breve rassegna, sei spettacoli in totale, che ha portato emozioni a circa 400 spettatori   nello storico teatro reggiolese restituito al pubblico almeno per un breve periodo. Vista la risposta positiva degli spettatori, all’amministrazione comunale il compito di portare avanti questo riuscitissimo esperimento.  
(spettacolo visto il 13 Novembre)  
http://www.centroetoile.eu/

martedì 16 novembre 2010

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Immagini dalla festa per la 4 edizione del Premio Trabucchi d'Illasi alla Passione Civile
Fotografo Alfredo Berni


Riflessione sul teatro ragazzi

Stranamente coi bambini si usa molto più la sperimentazione, il teatro si slega da molte delle sue convenzioni, si fa più duttile, plasmabile. A questo si deve la fortuna del teatro ragazzi in Italia. Negli anni '60 e '70 il teatro ragazzi è stato una sorta di "incubatore" di compagnie ed esperienze che sono poi passati al teato, con una forte carica di novità ed innovazione. Basti pensare alla compagnia "Quelli del Grock", in cui si sono formati Angela Finocchiaro e  Maurizio Nichetti,  ma anche il teatro di narrazione deve molto a queste esperienze. Marco Baliani inizia proprio lavorando per i bambini e nel 1975 fonda il gruppo Ruotalibera di cui rimane direttore artistico fino al 1990.

Marco Baliani - Pinocchio nero

lunedì 15 novembre 2010

Una gabbiana Fortunata


foto di Dario Alberici
A Reggiolo ha registrato il tutto completo lo spettacolo per bambini ed adulti “Una gabbiana Fortunata”, proposto nel fine settimana dalla compagnia Centro Etoile. Lo spettacolo è ispirato alla  nota favola dello scrittore Louis Sepulveda “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”. Il racconto è portato in scena da un’unica figura di attore-narratore, Daniele Franci, abile nel creare un linguaggio e uno stile per ciascuno dei personaggi, attingendo a piene mani dalla tradizione della commedia dell’arte.
Bello vedere piccoli e grandi, genitori e nonni insieme ad ascoltare; tanti i bambini nelle prime file o seduti in terra, sorpresi e coinvolti da uno spettacolo che usa e mescola canto, mimo, linguaggi del corpo e  delle ombre, l’uso di giochi-oggetti scenici ed un  finale ad effetto. Franci alterna spesso la narrazione e momenti di coinvolgimento diretto dei piccoli spettatori. Un trucco che permette di mantenere l’attenzione per tutto il tempo del racconto e di usare il teatro come uno spazio gioco.Si annulla la distanza fra platea e palcoscenico, e soprattutto si cancella la differenza fra attore e spettatore, si crea un mondo in cui tutto sembra possibile.

(spettacolo visto il 7 Novembre)
http://www.centroetoile.eu/

foto di Dario Alberici

domenica 14 novembre 2010

A Correggio Umberto Orsini in difesa del diritto alla cultura


Umberto Orsini fotografato da Tiziano Ghidorsi
Venerdì sera c’è stato un incontro al Teatro Asioli di Correggio  per la mobilitazione nazionale a difesa del diritto alla cultura. Rita Carrozza, assessore alla cultura, e  Alessandro Pelli, direttore del teatro, hanno ricordato al pubblico intervenuto che il settore culturale e creativo genera 40 Mld di Pil, a fronte di un investimento di 5,5 Mld di spesa pubblica. La chiusura degli istituti culturali  decisa in questa giornata, seppure a malincuore, fa capire come potrebbe essere il futuro. Il disinvestimento è una scelta politica. Volendo tralasciare il valore di fattori come la crescita personale e lo sviluppo del senso critico e portando avanti un discorso puramente economico, si disinveste in quei settori che generano creatività ed innovazione, indispensabili per competere nel futuro. Si dimentica di dire che la cultura occupa 234.000 artisti e professionisti a cui si aggiungono 146.000 tecnici.
La compagnia Emilia Romagna Teatro, che in questi giorni sta facendo le prove dello spettacolo “La resistibile ascesa di Arturo Ui” di Bertold Brecht si è unita alla mobilitazione, capitanata dall’attore Umberto Orsini ed il pubblico è stato invitato ad assistere ad uno spezzone di prova aperta. Un istrionico Orsini ha spiegato che lo spettacolo debutterà a fine Marzo a Roma al Teatro Argentina e poi viaggerà per i teatri del paese. Dovrebbe essere nel cartellone nella prossima stagione. La compagnia è giovane e numerosa, lo spettacolo complesso e forte: potrebbe essere uno degli ultimi sforzi produttivi se non interverrà un cambiamento di rotta. Ricorda che loro sono lavoratori, tecnici, maschere, addetti alle programmazioni, una massa enorme di persone, per cui tagliere la cultura non è togliere un di più, ma significa eliminare posti di lavoro. Ai tagli al fondo unico per il finanziamento dello spettacolo, si uniscono i tagli ai principali co-finanziatori: comuni, province e regioni. Il teatro e la cultura  non hanno un prezzo di mercato ma sono beni a cui il cittadino ha contribuito con le tasse, come la scuola, la salute. Permettono di migliorare se stessi e di imparare cose nuove. Già adesso ci sono sforzi e sacrifici per tenere aperto un teatro. C’è il concreto pericolo che i tagli portino ad offrire un prodotto più basso e ristretto, meno “aggressivo”, che quindi non rimane nella storia. L’attore spiega che la sua formazione teatrale viene da una storia, da cose che sono avvenute e che avevano importanza, consistenza. Fare bene  le cose è fare bene a se stessi e al paese. Aggiunge che loro sono i veri precari, da sempre, di un lavoro che non c’è, che devono costruire ed inventare giorno dopo giorno e continuare a farlo. Pelli ricorda che metà dei lavoratori dello spettacolo lavora con partita iva, mentre un quarto dei rimanenti ha contratti atipici selvaggi. La serata si è conclusa con un brindisi informale tutti insieme.
La serata ha creato una  forte variazione nella percezione del teatro: da istituzione a cosa di tutti, anche nostra. Occorre difendere ciò che si ha, per non rinunciare a servizi culturali preziosi.


sabato 13 novembre 2010

Drammaturgie: classico vs. contemporaneo

Uscita da "La Locandiera", commedia raffinata e curatissima nei dettagli, eppure qualcosa non mi torna.
All'inizo non capisco, poi ci arrivo: è il "perfetto meccanismo ad orologieria".

E' uno spettacolo in cui, nel finale, ogni cosa torna al suo posto, tutto ha una sua collocazione precisa: è una sorta di grande cerchio che si chiude. Una risoluzione che non  lascia dubbi o situazioni sospese.

Anche l'elemento di rottura, di sovversione sociale,  una popolana che fa innamorare di sè nobile e cavalieri, si chiude con un finale che riconferma i valori tradizionali. Lo stesso valore "nuovo" e borghese dell'interesse di bottega finisce per essere la giustificazione principale dello status quo.

Sarà pessimismo, sarà contemporaneità, ma qualcosa  stona; è piacevole, ben fatta, intrattiene ma  non sembra più reale. Proprio questa distanza fra un sistema di valori certo ed una società di forte incertezza avverto il passare del tempo.

venerdì 12 novembre 2010

La Locandiera



Martedì sera è iniziata a Correggio la stagione del Teatro Asioli con “La Locandiera” di Carlo Goldoni. La regia di Pietro Carriglio, estremamente curata, è funzionale al  perfetto meccanismo ad orologeria della commedia goldoniana, che dal 1752, anno in cui è stata scritta, prevede ancora con precisione le risate. Una cura che è anche il risultato di tanto mestiere e professionalità, sia alla regia, sia nella gestione di importanti teatri nazionali.
Una brava Galatea Ranzi porta in scena una Mirandolina che rappresenta gli ideali della nuova borghesia: esperta del mondo, concreta, volitiva, calcolatrice, ammaliatrice, preoccupata più dei suoi interessi che dei sentimenti. Ma è anche una donna moderna, che vede nella sua libertà un valore irrinunciabile. Nella locanda uno spaccato della società del settecento: il Marchese di Forlimpopoli, di antica nobiltà ma  privo  di mezzi, decaduto e pieno di  orgoglio, che guarda con disprezzo l’arricchito Conte d’Albafiorita, che ha comprato il titolo e spende senza ritegno. Entrambi si contendono le attenzioni della bella locandiera, abilissima nel tenere gli equilibri e gestire gli uomini intorno a lei. Nello Mascia e Sergio Basile sono bravi e molto divertenti nella caratterizzazione dei due personaggi. A rompere l’equilibrio è  l’arrivo del misogino Cavaliere di Ripafratta (Luca Lazzareschi), il cui odio per le donne porta Mirandolina a sfidarsi a farlo innamorare di sé. Da qui parte il gioco della seduzione, lo stesso nel ‘700 come adesso, dove tutto è lecito, soprattutto la finzione. Lo spettacolo scorre veloce e divertente, senza  inceppamenti, fino al finale in cui, Mirandolina risolve la situazione con un matrimonio di comodo, col cameriere Fabrizio, che le consente di mantenere la sua libertà e che ristabilisce anche l’ordine sociale.

Mirandolina - Galatea Ranzi

La raffinata precisione del meccanismo ad orologeria della commedia è impreziosita dai riferimenti alla Venezia dipinta da Giandomenico Tiepolo nei costumi e nelle scenografie, curate sempre da Carriglio. A questo si aggiunge la resa materica, quasi pittorica della luce. E’ proprio con la citazione pittorica dell’affresco “Il mondo novo” di Tiepolo, che si conclude lo spettacolo: con gli attori di spalle.

(spettacolo visto il 9 Novembre)

Il finale


giovedì 11 novembre 2010

Porte chiuse, luci accese sulla Cultura: evento a Correggio

Ricevo e comunico da Correggio:

PORTE CHIUSE, LUCI ACCESE SULLA CULTURA
venerdì 12 novembre 2010
TEATRO ASIOLI
ore 19

LA CULTURA NON SI SPEGNE
qualche parola, una canzone e un brindisi
per affermare che
LA CULTURA È UN DIRITTO
con la compagnia di Emilia Romagna Teatro Fondazione
in prova all’Asioli per
La resistibile ascesa di Arturo Ui di Bertolt Brecht
intervengono gli attori
UMBERTO ORSINI
Nicola Bortolotti, Simone Francia, Olimpia Greco, Lino Guanciale,
Diana Manea, Luca Micheletti, Michele Nani, Ivan Olivieri,
Giorgio Sangati, Antonio Tintis,
il regista Claudio Longhi
il light-designer Robert John Resteghini
Tutti i Cittadini sono invitati
Ingresso libero

mercoledì 10 novembre 2010

Reggio Film Festival

Riporto dal sito del Reggio Film Festival che inzia oggi e si conclude Domenica 14

Tutto è pronto per la nuova edizione del Reggio Film Festival.
Fra gli eventi in programma segnaliamo:
Mercoledì 10 novembre l'apertura al Cinema Alcorso con Valentina Cervi
Giovedì 11 novembre l'incontro tra danza e cortometraggi, con la celebre Compagnia Aterballetto (è l'unico evento a pagamento. L'ingresso costa 5 euro, è consigliabile prenotare - 0522 273011 - info@aterballetto.it)
Venerdì 12 novembre Officina delle Arti, Cinema Rosebud, Ateliers di via Dei Due Gobbi, Centro Sociale Rosta Nuova: quattro luoghi fra performance, videoarte, videopoesia e musica.
Sabato 13 novembre, al pomeriggio, da non perdere all'Università di Modena e Reggio l'incontro con i fondatori dello Studio Azzurro, una realtà nota in tutto il mondo.
Sempre sabato, alle 18, un omaggio al mare, a Ulisse e a Corto Maltese, con le immagini di Franco Piavoli. Alla tavola rotonda parteciperanno Gianni Brunoro e Giorgio Zanetti.
Sabato sera, incontro con il Maestro del cinema Pupi Avati.
Domenica si chiude con una performance sull'acqua a cura di Patrizia Mattioli e con l'incontro con il regista russo Ivan Maximov.

Tutto questo a corredo di un programma di cortometraggi straordinario, con opere provenienti da ogni parte del mondo.

Programma complto http://www.reggiofilmfestival.com/

Magia del teatro

Fotografa Chiara Zanni