lunedì 31 gennaio 2011

Prossima Intervista

La prossima intervista sarà con Marco Paolini.

intervista Alessandro Haber, Alessio Boni e Gigio Alberti - 4 di 4

Concludo con una domanda d'obbligo, che mi piace fare a tutti in questi tempi cupi.











Qual è secondo Voi il futuro del teatro?
Alberti: “E’ un momento anche peggio di quello che si pensa. I teatri sono traballanti, mancano i soldi, ognuno taglia qualcosa, il forte sopravvive e il debole soccombe. Siccome tante realtà nuove o piccole non hanno forza, ci sarà un impoverimento: mancherà il rinnovamento e diminuirà l’humus vitale che alimenta la creatività. Spero che assieme ai tagli ci sia anche una riorganizzazione che rimetta in discussione i privilegi di realtà immobili, e accordi sostegni a chi invece fa.”

Haber:”La cultura è fondamentale per crescere, la cultura porta vita,  porta benessere, intelligenza, fantasia, conoscenza, piacere, discussione, soldi. Non capiscono che  investi 1 guadagni 3. Ci vogliono tutti appiattare. Noi siamo fortunati che abbiamo raggiunto un certo livello di credibilità e lavoro ne abbiamo ma non per tutti è così!”

 
Boni “Vorrei creare un pubblico per il teatro moderno, che ha cose bellissime, anche se non sono i classici. Mi interessa molto chi ha introspezione nei confronti del moderno, del quotidiano che è la vita di ogni giorno. Cose all’apparenza più banali ma che nascondono una loro profondità.
In Italia si passa dal Cabaret, ai classici. Manca una via di mezzo. Moliere rappresentava il quotidiano del 1600. Il teatro rischia di sembrare noioso per alcuni. Perché non riflette su quello che stiamo vivendo? Il teatro distanzia, mentre se raccontasse qualcosa che appartiene al presente, il pubblico si sentirebbe portato dentro.”

Lucas Carnach: una splendida mostra alla Galleria Borghese


 
Tornare alla Galleria Borghese è sempre un immenso piacere, per l’altissimo livello delle collezioni (Caravaggio, Tiziano, Raffaello solo per fare qualche nome), per la bellezza delle sculture (Bernini e Canova in testa) e per lo splendido palazzo, un gioiello nel parco della Villa Borghese. Inoltre è una delle realtà museali italiane che continua a fare cultura, nonostante il valore della sua collezione basti da solo a garantire un flusso continuo di visitatori. La direttrice Anna Coliva porta avanti il progetto “10 grandi mostre”, che rende omaggio ai capolavori del museo facendoli dialogare con la produzione artistica dell’autore. Mostre curate ed allestite benissimo che riescono a portare a Roma capolavori assoluti di grande bellezza e qualità artista.
Fino al 13 febbraio 2011 la Galleria Borghese di Roma propone per la prima volta al pubblico italiano la figura e le opere di Lucas Cranach il Vecchio (1472-1553), massimo esponente, assieme a Albrecht Durer, della rinnovata pittura tedesca del 1500. Una mostra monografica che vuole evidenziare la scioccante e audace modernità della sua pittura, soprattutto per le raffigurazioni a metà tra il Sacro e il Profano, per i nudi biblici e mitologici, per l’erotismo allusivo dei suoi dipinti. Un artista che proprio per il suo valore riesce a lavorare a contemporaneamente a corte, per la Chiesa Cattolica e quella Luterana. L’allestimento mostra  il dialogo ricco di fascinazioni reciproche fra il Rinascimento italiano e le splendide tele di quello nordico, in un gioco di differenze e somiglianze. Una delle migliori mostre viste da tempo.

domenica 30 gennaio 2011

Incontro fra cinema e vino

Ricevo e diffondo:



Serata con mistero di vino, cibo e film

Venerdì 11 febbraio dalle ore 21 all'Officina delle Arti, serata di degustazione vini pregiati e spuntini sfiziosi con proiezione di tranci di film presentati in sala.
Sabrina Baracchi nella parte della sommelier (relatore A.I.S., nonché campione regionale 2002) che presenterà le degustazioni.
Andrea Rivara nella parte del maître di sala che abbinerà le sfiziosità al pregiato nettare.
Davide Tomì nella parte del guastatore astemio che legherà il tutto con spezzoni di film selezionati alla bisogna.

Esclusiva serata culturale gastronomica ad uso ludico.
Si prevedono sorrisi e bollicine, misteri di sapori e rivelazioni del gusto dello stare insieme.
Prezzo a persona: € 25,00 -
Prenotazione obbligatoria, max 35 persone
L'evento è riservato ai soci del Cineclub Peyote.
L’iscrizione al cineclub è di € 5,00.
Per informazioni e prenotazioni:
peyote77@libero.it -- 339 1480012

intervista Alessandro Haber, Alessio Boni e Gigio Alberti - 3 di 4



Segue l'intervista corale di Alessandro Haber, Gigio (Luigi) Alberti, Alessio Boni.

Teatro, cinema, televisone: cosa preferite fare e perché?

Alberti: “Io mi trovo meglio a teatro, perché sono uno pigro che ha bisogno di continue conferme. Il cinema lo vedi dopo 6 mesi che l’hai fatto e la conferma ce l’hai troppo tardi perché ti serva ad andare avanti. Il teatro lo fai tutti i giorni e c’è una conferma; il problema è se è una non conferma. Quando le cose vanno bene il teatro dà una carica che il resto non dà. Per come sono fatto, ho bisogno di questa spinta e magari oso più a teatro che non al cinema”

Haber “Se dovessi scegliere farei il teatro. Perché a teatro sono proprietario di quello che faccio, sono io che decido, penso,vedo, provo. Nel cinema hai una sorta di direttore d’orchestra che non sai mai dove va a parare, fra montaggio e il resto. A teatro se sbaglio, sbaglio io, ho la fortuna da 35 anni che non sbaglio, faccio cose molto belle e diverse, dal comico al drammatico, mi piace mettermi in gioco. Dopo questo farò un  testo che farà discutere molto “Una notte in Tunisia”, un testo di Vitaliano Trevisan e interpreto uno che somiglia molto a Craxi. A me non va di essere rassicurato, ma di mettermi in gioco sempre, di sorprendermi. Se dici che sei arrivato è finita. Io non mi sento arrivato. Ogni volta mi sembra la prima volta. Molti attori che trovano la strada del cinema dimenticano il teatro, poi da vecchi o perché c’è la crisi tornano. Sono attorini. Se sei attore vero scegli il teatro, è li che non puoi bluffare.

Boni:  “L’Attore è l’artigiano di una parola, poi ci sono diversità complete nel lavoro, set una cosa, teatro è un’altra. L’emozione che dà il teatro è immediata. Quello che provo stasera lo sento in simbiosi col pubblico. Domani sarà un'altra cosa. Il teatro è posto del pensiero in cui oggi puoi permetterti di perder tempo, provare e riprovare, di darti, una cosa meravigliosa, io parto dal teatro. Nel cinema ti butti, sei più sicuro, se sbagli puoi rifare. L’emozione la vivi alla prima e può passare un anno ed è emozionante anche quello quando lavori a certi livelli. E’ diverso il processo. Però non puoi fare niente col braccio sinistro perché il pubblico lo vede, devi essere onesto, sincero fino in fondo”.

sabato 29 gennaio 2011

intervista Alessandro Haber, Alessio Boni e Gigio Alberti - 2 di 4


Chiediamo poi i motivi del successo dei testi di Yasmina Reza, premiatissima autrice francese. Gli attori si litigano i suoi ruoli e Polanski sta lavorando sul film tratto dal testo precedente,”Il dio della carneficina”.

Alberti: “E’ un teatro dove l’attore ha una grossa parte nello svolgersi dello spettacolo e nello stesso tempo è sostenuto dalla macchina narrativa che lei ha costruito. Il testo ti porta e fai bella figura,  ma c’è bisogno di attori di personalità. Il testo sembra uno spartito musicale tanto è preciso ed incisivo in ogni pezzettino, con ritorni e richiami a costruire quello che arriva dopo.
C’è l’abilità dei francesi nella costruzione delle commedie: leggere, godibili ma con un problema che ti trovi addosso ogni giorno anche tu, che coinvolge e suscita situazioni comiche.

Haber: “Alla  prima lettura del testo avevo capito che era divertente, però ho scoperto poi facendolo e provandolo quanto è profondo. Soleri è stato molto bravo ad individuare situazioni, toni e battute che scavano nella psicologia dei personaggi. La scrittura è molto francese, in punta di piedi, noi abbiamo reso il testo un po’ più viscerale e aggiunto latinità. Noi italiani siamo più espressivi e passionali. Credo che alla Reza piacerebbe moltissimo il risultato.”

Boni: ” Credo sia molto difficile, come diceva Moliere,  parlare e fare ironia su se stessi  e sul mondo in cui si vive. Lei invece ha questa capacità e lo fa con grande perizia. E’ inoltre un processo verso un teatro per la gente comune, meno settario ed elitario, moderno e  più vicino all’esperienza quotidiana. Fra l’altro è  quello che voglio fare io: portare il pubblico a teatro.”


intervista Alessandro Haber, Alessio Boni e Gigio Alberti - 1 di 4


Incontriamo in una sorta di intervista corale Alessandro Haber, Alessio Boni, Luigi Alberti  al Teatro Asioli a  Correggio prima dello spettacolo “Art”. A loro abbiamo chiesto di descrivere il loro personaggio:

Marc, impersonato da Luigi Alberti, è “il personaggio più rigido,  che meno ammette che l’altro abbia acquistato un quadro per quella cifra per una dimostrazione di arrivismo e per entrare a far parte di un mondo che non gli appartiene; in realtà l’accusa all’amico è di non essere più quello di una volta, di non seguire più ciò che dice lui. Lui era il suo punto di riferimento mentre ora che non lo è più l’indipendenza dell’amico è una minaccia per la sua identità.”

Alessandro Haber è Yvan, “il più semplice, umile, istintivo che ha dei problemi veri, passa da un lavoro precario all’altro. Sembra che la sua vita si sia messa a posto, ha trovato un po’ di tranquillità ma non è felice. E’ quello che crede di più in questo rapporto di amicizia, vuole far fare la pace, vuole il bene degli altri, mente pur di far piacere, soffre molto del disagio fra loro tre, gli dispiace e si prende a cuore la situazione. E’ quello disarmante, che viene messo in mezzo e usato come punchingball dagli altri”.

 Alessio Boni  racconta Serge, “un dermatologo in un momento di crisi della sua vita, divorzio, due bambini, cinico, cerca riscatto frequentando la bella società,  per sentirsi un po’ superiore, ha la necessità di fare un cambio ma lo fa sbagliando, perché scambia gli affetti con gli oggetti. Appassionato di arte, comincia a frequentare gli ambienti dell’arte contemporanea. Il suo cambiamento sgretola l’amicizia e crea la crisi:  vuole fare un salto di gradino, cambiare ideali però non si rende conto del cuore che lascia dietro.”

venerdì 28 gennaio 2011

Programma della lezione concerto

A grande rischiesta i dettagli della lezione concerto:
 
FRANCESCO MANARA Violino
TEATRO CAVALLERIZZA
Sabato 29 gennaio 2011, ore 18.00

Ingresso euro 10
Tessera ZeroVentisette euro 5

J.S.BACH: Ciaccona dalla II Partita in re minore BWV 1005
F.KREISLER: Recitativo e Scherzo-Capriccio op.6
E.YSAYE: Sonata op.27 n.3 in re minore "Ballade"

P.HINDEMITH: Sonata op.31 n.2
-Leicht bewegte Viertel
-Ruhig bewegte Achtel
-Gemächliche Viertel
-Fünf Variationen über das Lied "Komm, lieber Mai" von Mozart
B.BETTINELLI: Monologo
N.PAGANINI: Tre capricci op.1

Intraprendiamo un viaggio tra le pagine più celebri del repertorio violinistico, attraversando tutte le epoche e le stagioni: da Bach fino al Novecento di Ysaye, Kreisler ed Hindemith, senza ovviamente tralasciare la grande sfida che sempre pone Paganini ai virtuosi dell’arco. Francesco Manara accompagnerà il pubblico in un percorso musicale più consapevole, intervallando l’esecuzione con momenti di spiegazione dei brani e raccontando il lavoro che, come violinista, affronta nel costruirne l’esecuzione

A Reggio Francesco Menara, grande violinista in una lezione-evento

Interessanti e particolari gli eventi dei Teatri di Reggio, per gli appassionati di musica segnalo:

Sabato 29 gennaio, alle 18, la Cavallerizza accoglie studenti e appassionati per un concerto lezione del primo violino della Scala, Francesco Manara. Un viaggio tra le pagine più celebri del repertorio violinistico, da Bach a Paganini

Un concerto che non è solo un concerto. Una lezione che non è solo una lezione. Per gli studenti, per gli appassionati, per i curiosi, sabato 29 gennaio, alle 18, il Teatro Cavallerizza si apre per ospitare Francesco Manara, primo violino solista del Teatro alla Scala e docente all'Accademia della Scala, impegnato nel condurre gli spettatori in un viaggio tra le pagine più celebri del repertorio violinistico, attraversando tutte le epoche e le stagioni: da Bach fino al Novecento di Ysaye, Kreisler ed Hindemith, senza ovviamente tralasciare la grande sfida che sempre pone Paganini ai virtuosi dell’arco. Francesco Manara accompagnerà il pubblico in un percorso musicale più consapevole, intervallando l’esecuzione con momenti di spiegazione dei brani e raccontando il lavoro che, come violinista, affronta nel costruirne l’esecuzione.
Un'occasione unica per ascoltare questo musicista, che suona un Giovanbattista Guadagnini del 1773 e che la prestigiosa rivista "The Strad" ha definito "artista di notevole sincerità e profondità, pronto ad affrontare i più importanti palcoscenici del mondo".
Da Bach a Kreisler, a Ysaye, a Hindemith, a Bettinelli per finire con i Capricci di Paganini, per un pomeriggio dove la grande musica scende dal piedistallo nella quale, spesso, si trova collocata e diventa materia viva e affascinante che un grande artista è in grado di trasmettere e di spiegare al pubblico.
info http://www.iteatri.re.it/

FRANCESCO MANARA Violino
concerto lezione
TEATRO CAVALLERIZZA
Sabato 29 gennaio 2011, ore 18.00

Arte Fiera a Bologna: l'arte protagonista assoluta



Arte Fiera celebra quest’anno la sua 35a edizione che si terrà a Bologna dal 28 al 31 Gennaio 2011. E’ considerata la più importante fiera d’arte italiana ed ogni anno attrae galleristi, collezionisti, curatori, artisti e appassionati italiani ed internazionali, un immancabile appuntamento che apre la stagione fieristica dedicata all’arte moderna e contemporanea.
Le oltre 200 gallerie partecipanti sono suddivise in tre settori dedicati all’arte moderna, contemporanea e alle ultime tendenze, con la sezione decisamente internazionale che ospita le gallerie di ricerca con non oltre 5 anni di attività, per avvicinare al mercato dell’arte un pubblico sempre più ampio. Vengono inoltre ospitati due importanti premi dedicati ai giovani talenti: il Premio Euromobil Under 30 e 8. Premio Furla.
Durante i quattro giorni di Arte Fiera, l’arte invade la città: organizza in collaborazione con la città di Bologna la 6° edizione di Bologna Art First - dal 28 Gennaio al 27 Febbraio - dal titolo Se un giorno d’inverno un viaggiatore a cura di Julia Draganovic. Un percorso unico che ogni visitatore vivrà come un viaggio intimo e personale alla scoperta di antichi palazzi e luoghi storici, attraverso interventi site specific di artisti italiani e internazionali, emergenti e affermati, rappresentati dalle gallerie presenti in Fiera, che dialogano con la memoria di importanti simboli della città.
Tanti gli eventi di sull’arte in città: al MAMbo l'anteprima europea della mostra personale In search of… dell'artista americano Matthew Day Jackson; all’Aula Magna di Santa Lucia Lady performance – incontro con Marina Abramovic; alla Basilica di Santo Stefano, la mostra dedicata a Shozo Shimamoto,  a cura di Achille Bonito Oliva.
Sabato 29 Gennaio, l’arte contemporanea invade il centro storico con l’apertura straordinaria fino a mezzanotte delle installazioni di Bologna Art First, dei musei, delle gallerie d’arte e dei negozi della città.

Info: http://www.artefiera.bolognafiere.it/



Luca Scarlini racconta Cajkovskij

che dire? che Luca Scarlini è un genialoide che sà tutto lo scibile di teatro, musica e spettacolo, ancora non lo conoscete? Questa è una buona occasione per grandi e piccini

30 gennaio
Appuntamento per bambini – dai 5/6 anni –  ragazzi e adulti                                                                
Il fanciullo di vetro: favola musicale di un genio bambino
musiche di P.I. Cajkovskij
con Luca Scarlini, narratore
Emanuele Torquati, pianoforte
Alla scoperta della vocazione musicale corrispose in Cajkovskij la consapevolezza della propria sensibilità. Fu la sua governante a introdurlo alle seduzioni del suono, facendogli ascoltare un carillon con “Là ci darem la mano”, dal Don Giovanni. E fu sempre la governante, alla quale Pëtr restò legato tutta la vita, a coniare per lui il soprannome di “fanciullo di vetro”, per indicarne la fragilità che lo abbandonava solo quando aveva inizio la musica.
Luca Scarlini e Emanuele Torquati raccontano la vita di Cajkovskij fino ai primi successi e all’affermazione con il Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra, come una favola russa, piena di baba yaga e di figure del sogno e dell’incubo, usando immagini della tradizione della fiaba russa e della vita e dei tempi del musicista

giovedì 27 gennaio 2011

Haber, Boni e Alberti portano in scena arte e amicizia.

 
 




 Marc rigido, intellettuale tradizionalista, fatica a comprendere la contemporaneità, resta chiuso nelle sue certezze e nei suoi giudizi taglienti; era il “mentore” dei due amici e rinfaccia all’amico Serge il suo cambiamento: “ai tempi in cui vedevi le cose come le vedo io eri orgoglioso della mia originalità” ma ora che l’ammirazione è svanita detesta l’autonomia dell’amico, si sente abbandonato e tradito.
Serge che viene da una separazione, si sta aprendo a nuove amicizie, aspira ad ambienti colti ed elevati. Si propone come innovatore, uomo moderno, mecenate contemporaneo, si prende molto sul serio, forse per nascondere la propria insicurezza.
Yvan sta per sposarsi, è l’unico ad avere problemi reali, una vita precaria che solo ora sembra aver trovato un momento di calma, ma non di felicità. E’ molto tollerante e cerca di rappacificare gli amici, è l’unico che sembra tenere sul serio all’amicizia. Sul palco quindi due litiganti ed  un paciere, a cui però viene resa la vita impossibile, i litiganti infatti concordano solo nel dare addosso al terzo: tutti e tre bravi, credibili e molto divertenti. La discussione permette ai tre attori di esprimersi al meglio, in un testo serrato che alterna dialoghi, riflessioni personali, dialoghi ipotetici con il pubblico.
Ma il testo è soprattutto una riflessione  di come il rapporto di amicizia sia soggetto al meccanismo di possesso: in cui l’altro è una giustificazione per affermare la propria esistenza e l’indipendenza dell’altro diventa una messa in crisi della propria identità.
Inaspettatamente nel finale l’amicizia si ricompone, ma tutto si basa su una menzogna: un nuovo interrogativo, se per far durare un rapporto sia necessaria la verità fino in fondo o se qualche piccola menzogna sia  il modo per permettere alle cose di andare avanti. 
Gli ambienti sono borghesi: tutto si svolge in moderni salotti, caratterizzati da un quadro diverso per ciascuno dei personaggi, quasi a volerlo rappresentare:  un clown triste per Yvan, un paesaggio tradizionale e un po’ rigido per  Marc, il quadro bianco che scatena l’azione per Serge.
Il testo di Yasmina Reza, pluripremiata autrice e attrice francese, sembra meglio di altri fotografare con ironia i meccanismi della società contemporanea, analizzando le radici dei comportamenti irrazionali di una borghesia pseudo-intellettuale.
Prima dello spettacolo la lettura di un comunicato di ERT ha invitato il pubblico a sostenere con la sua presenza gli eventi e la cultura , il lavoro di chi lotta contro la scarsità di fondi per tenere aperti i teatri e creare produzioni sottolineando il valore civile e sociale del teatro stesso. 

Corso di sfoglina

Ricevo da slow food e diffondo:

«Un elogio alla cucina casalinga e un ritorno alle tradizioni della nostra terra. Armati di tagliere e mattarello imparerete a preparare la sfoglia scoprendo quanto è gratificante e piacevole!»
Dopo il successo della prima edizione, la Condotta Slow Food Basso Mantovano, in collaborazione con l’Agriturismo Corte Merlin Cocai di Porrtiolo di San Benedetto Po, è lieta di annunciarvi l’avvio del 2° corso di sfoglina. Grazie alla sapienza e all’abilità della sfoglina Fausta Pasotti di Corte Merlin Cocai, vi faremo conoscere le tecniche per diventare una vera sfoglina! Potrete imparare quest’arte e stupire i vostri amici con sostanziosi e prelibati piatti preparati con le vostre mani!

PRIMA LEZIONE
domenica 13 febbraio 2011, ore 15.00-17.00
TECNICHE DI REALIZZAZIONE DELL’IMPASTO E TIRATURA DELLA SFOGLIA CON IL MATTARELLO.
SECONDA LEZIONE
domenica 27 febbraio 2011, ore 15.00-17.00
PRODUZIONE DI TAGLIATELLE, PAPPARDELLE, MALTAGLIATI, QUADRUCCI, TAGLIOLINI, FARFALLE…
TERZA LEZIONE
domenica 6 marzo 2011, ore 15.00-17.00
PASTA RIPIENA: TORTELLI DI ZUCCA E CAPPELLETTI.
PROPRIO COME LI FACEVANO LE NOSTRE NONNE!


LUOGO DEL CORSO:
Circolo Arci Casbah, via Roma 20, Pegognaga (Mn)


COSTO DEL CORSO:
35 euri soci slow food; 40 euri non soci


COSA OCCORRE:
portarsi un grembiule da casa


ISCRIZIONE OBBLIGATORIA:
per partecipare è necessario iscriversi chiamando Massimo (329.3176082) oppure Alessio (328.5729209).


Affrettatevi, i posti sono limitati.




Marco Paolini Itis Galileo a Correggio

SABATO 29 – DOMENICA 30 GENNAIO
ore 21
ITIS Galileo
di Francesco Niccolini e Marco Paolini
con Marco Paolini
produzione Michela Signori, Jolefilm

“Viviamo in un tempo in cui la magia è tornata a governare il futuro. Sarà perché le leggi dell’economia non sono leggi matematiche e contengono una componente di caso molto rilevante, sta di fatto che il nostro mondo cerca consolazione negli astri. E mi stupisce che, 400 anni dopo la consacrazione dell’universo post-rivoluzione copernicana, tutti i giorni molti tra noi consultino le previsioni dell’oroscopo che utilizzano le stelle fisse di Tolomeo. Alla fine non importa se il cielo non è così, perché quello che conta è che ci piace. Galileo è usato spesso come simbolo della scienza libera contro la fede integralista, ma in realtà è uno che per campare fa anche oroscopi. Eppure ha la forza di guardare oltre. Per noi è facile irridere le teorie del passato, quando finiscono le teorie fanno sempre ridere. Il problema è che mentre ci sei dentro continui a pensare che non sia teoria, ma spiegazione della realtà”. Marco Paolini

Info e prenotazioni c/o biglietteria Teatro Asioli:
dal lunedì al venerdì dalle 18 alle 19 / sabato dalle 10,30 alle 12,30
tel. 0522 637813 – info@teatroasioli.it
Ingresso: euro 22 – 19 – 17   (+ euro 1 di prevendita)
foto Alfredo Berni

martedì 25 gennaio 2011

Vincent van Gogh a Roma: Campagna senza tempo vs. città moderna


Dopo ventidue anni l’arte di Vincent van Gogh torna a Roma ed è un grande successo di pubblico. Viste le pressanti richieste, la mostra “Vincent van Gogh. Campagna senza tempo –Città moderna” al Complesso del Vittoriano e’ prorogata fino al 20 Febbraio 2011.
L’evento,  curato da Cornelia Homburg in collaborazioni con i più importanti musei pubblici e collezioni private del mondo,  analizza per la prima volta le due temi contraddittori che spesso guidarono il pittore nella scelta dei soggetti dei suoi dipinti: il suo amore per la campagna, come ambiente fisso e immutabile, fortemente idealizzato ed il suo legame con la città, centro della vita moderna e dei nuovi movimenti artistici.
Un altro merito è il mostrare Van Gogh come uomo di grande cultura e pensatore raffinato, in grado di parlare perfettamente varie lingue e che aveva studiato per diventare mercante d’arte, non solo l’uomo affetto dalla malattia. La sua sorprendente memoria visiva gli permetteva di ricordare fin nei minimi dettagli dipinti o stampe già visti e dalle sue lettere apprendiamo quanto importante sia stata questa conoscenza storico-artistica per lo sviluppo del suo personale stile. 
Sono esposti oltre settanta capolavori tra dipinti, acquarelli e opere su carta del maestro olandese e circa quaranta opere dei grandi artisti che gli furono di ispirazione, tra i quali Millet, Pissarro, Cézanne, Gauguin e Seurat. Opere che bene illustrano i temi di analisi ma che non rendono a pieno gli esiti più alti della pittura dell’autore, se non in alcuni casi – come negli splendidi auto- ritratti, o in “Cipressi con due figure femminili” del 1889, in cui il colore diventa energia e materia. Molte delle opere in mostra appartengono infatti al primo periodo, caratterizzato dai colori più cupi. Chiaro e ricca di riferimenti, l’allestimento risulta un po’ sacrificato negli spazi del Vittoriano, con un percorso espositivo non sempre chiaro, poco ospitale e senza sedute.

lunedì 24 gennaio 2011

Mercoledi sera Marco Paolini sul LA7


Come anticipato in occasione dell'anteprima suzzarese, lo spettacolo di Marco Paolini AUSMERZEN Vite indegne di essere vissute, sarà in onda in diretta su LA7 in prima serata Mercoledì 26 Gennaio in occasione della Giornata della Memoria dall'Ex ospedale psichiatrico Paolo Pini di Milano. Il testo parla dello sterminio dei disabili e dei malati di mente nella Germania nazista. Interrogativi profondi che rimangono di grande attualità, sulla responsabilità collettiva e individuale, il valore della diversità ed il senso dell'accoglienza, come tanta scienza possa creare tanta incoscienza.

Qui la video.presentazione
 http://www.youtube.com/watch?v=zNgyzeGmb_M

Per informazioni: http://www.marcopaolini.info/ e www.la7.it/paolini

Riflessioni

Roma è una di quei luoghi dove tutto sembra accadere e mescolarsi.
Le barricate davanti ai palazzi del potere; la polizia un po' ovunque, davanti alle ambasciate, alle enormi concessionarie della FIAT dalle grandi vetrine; siamo un paese che iniza ad avere paura del futuro, di ciò che potrà essere, che crea barriere, distanze. Tutto questo fra palazzi e piazze di una bellezza che toglie il fiato. Mi chiedo come sia possibile.

venerdì 21 gennaio 2011

Curiosità farnesi

Curiostà: Afrodite Callipige (trad. = dalla belle chiappe),
certi "dettagli" non passano mai di moda

Dettagli: Palazzo Farnese 2

Questa invece la vista dello studio dell'Ambasciatore di Francia,
la sala dei Trionfi Farnesi, dipinti da Salviati,
quasi un arazzo, una pittura tutta di pieni, che lotta per trovare spazio e continuare a
raccontare la grandezza della famiglia Farnese.


Dettagli: Palazzo Farnese 1

A volte sono i dettagli a fare la differenza...


Per darvi un'idea...Palazzo Farnese,
Salone dei Carracci

un'imponenza nobile, colori vivi
dettagli curati, a tratti sublimi
L'amore è protagonista,
così come i giochi fra Eros e Anteros

Fabio Picchi a Reggio Emilia: la cucina a teatro

In terra emiliana invece riprendono gli incontri domenicali di "Finalmente Domenica": segnalo il primo, davvero goloso, che porta la cucina a teatro.

23 gennaio Lezione di cucina n. 0
di e con Fabio Picchi
Quali sono i principi fondanti della nostra cucina? Cosa accomuna tutti i fornelli, le pentole e i pentolini delle donne e degli uomini d’Italia? Cosa hanno in comune il latte materno e la sobbollitura di un ragù? Fabio Picchi presenta una “Lezione di cucina” interamente parlata che avvicina all’amoroso e responsabile gesto del “Fare”da Mangiare.

Palazzo Farnese: arte e cultura contro gli attentati

Fino al 27 aprile 2011, Palazzo Farnese a Roma sarà aperto al pubblico, su prenotazione, grazie alla mostra intitolata “PALAZZO FARNèSE - Dalle collezioni rinascimentali ad Ambasciata di Francia”. Oltre 150 opere tra dipinti, statue, disegni, sculture, monete, arazzi e ceramiche, fanno rivivere cinque secoli dell’affascinante storia del Palazzo: dai fasti cinquecenteschi della Famiglia Farnese, fino a questi ultimi 135 anni del Palazzo come sede dell’Ambasciata di Francia in Italia.
Una occasione unica e da non perdere per molti motivi.
Innanzitutto per la ricomposizione, anche se parziale del Museo Farnese, la famosa collezione di famiglia che era ospitata nel palazzo. E’ stata infatti qui riportata una significativa selezione delle opere della collezione, grazie ai generosi prestiti del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, del Museo di Capodimonte e delle gallerie di Parma e di Bologna. L’antica statuaria romana, la raffinata collezione dei disegni preparatori di Annibale Carracci, provenienti dal Musée du Louvre, la ricchissima quadreria con le opere di Tiziano, dei Carracci, di  Sebastiano del Piombo, di El Greco, testimonino la qualità della spettacolare collezione.
Inoltre si aprono al pubblico ambienti esclusivi, altrimenti difficilmente visibili, come il Salone d’Ercole progettato da Michelangelo, lo studio dell’Ambasciatore, affrescato da Salviati e soprattutto la splendida Galleria dei Carracci, considerato il più bel ciclo di affreschi romano dopo quelli della Cappella Sistina. 
Unoccasione per un viaggio nel tempo: fra gli splendori di una corte ricca e colta e le storie incrociate di pontefici, cardinali, re, ambasciatori, artisti che nell’arco di cinque secoli, tra politica e arte, vissero e si incontrarono a Palazzo Farnese facendone un luogo eccezionale e vivente.
L’esposizione è nata dalla volontà di Jean-Marc de La Sablière, Ambasciatore di Francia in Italia, ed è stata realizzata in collaborazione con il Ministero italiano dei Beni e delle Attività culturali. L’iniziativa è andata avanti nonostante l’allarme causato dai recenti tentativi di attentato alle ambasciate, un segno di amicizia, apertura e cultura.

Palazzo Farnese

DAVIDE ENIA in MAGGIO '43 - ingresso gratuito

Dove Nuovo Cinema teatro Italia a Soliera
Quando: Giovedì 27 Gennaio ore: 21

in occasione delle celebrazioni per la Giornata della Memoria
INGRESSO GRATUITO.

“La guerra non è né giusta né ingiusta: la guerra è guerra!”. In questa frase ritroviamo tutto lo spirito di questo spettacolo che vuole scavare nella ferita che è stata per l’Italia la seconda guerra mondiale, per toccare infine il più universale male dell’uomo: la lotta per la sopravvivenza. Enia, calandosi nei panni del piccolo Gioacchino, racconta... al fratello morto la sua esperienza di sfollato, e ancora una volta dà vita ad una miriade di personaggi, con quell’ironia mista a drammaticità che abbiamo imparato a riconoscere, e ricama una storia fatta di tante altre storie, ambientate nella Palermo dei bombardamenti, ma che potrebbe anche essere qualsiasi città in guerra oggi. Maggio ’43 è l’universalità della tragedia della guerra e di tutte le violenze, vista con l’occhio disincantato ma non troppo di un dodicenne, un racconto che va avanti emozionando e commovendo il pubblico, avvolto dal manto di straordinarie musiche, e che termina com’è cominciata con una filastrocca siciliana infinita come infinito purtroppo è il dolore causato dalla violenza. In occasione delle Celebrazioni per La Giornata della Memoria in collaborazione con L’Assossorato alla Memoria – Comune di Soliera.

giovedì 20 gennaio 2011

Elio Germano: intervista e conversazione sul teatro


Incontro Elio Germano al Teatro Asioli a  Correggio prima dello spettacolo “Thom Pain”.

Qual è il tuo rapporto con il teatro?

“A 14 anni mi sono iscritto ad una scuola di teatro, ho cominciato facendo una scuola professionale. All’inizio non era per fare un mestiere ma come pratica di lavoro su se stessi, una specie di hobby, sport o passione. Portando avanti la scuola è diventato un lavoro, prima molto saltuario, in una fase fra i 16 e i 18 anni in cui me lo potevo permettere. Poi sono capitati i provini, crescendo ho poi cercato di vivere con questo mestiere e con la preparazione che avevo. Le prime cose che sono capitate erano legate alla televisione e alla pubblicità, quando ricapitava il teatro non potevo più prenderlo in considerazione  perché erano sempre tournée lunghe che mi precludevano le altre attività. Ho imparato solo dopo la recitazione nell’audio-video. La scuola che ho fatto è quella del teatro e, quando ho avuto la possibilità, ho fatto piccole produzioni, cose performative un po’ particolari, in spazi e tempi limitati. Questa è prima volta che torno a fare una tournée lunga ed è la prima volta con un monologo.”

Lo spettacolo Thom Pain: i testi contemporanei sono poco rappresentati in Italia, come mai questa scelta?

“Cercavo un motivo vero per tornare al teatro, avevo il tempo, e, visto che l’impegno è grosso,  volevo qualcosa di importante per me e la mia storia, qualcosa con un senso, che mi sarebbe davvero piaciuto fare. Dopo un po’ di testi mi è stato sottoposto questo e dentro ho trovato delle cose che sentivo molto interessanti da raccontare tramite me e da portare nei teatri. Il premio a Cannes ha aiutato a trovare gli spazi, a portare in giro il testo ed avere più pubblico di quanto uno non si aspettasse all’inizio. Perché non si fa il teatro contemporaneo? Serve qualcosa che le persone vadano a vedere e se fai qualcosa che non conoscono è difficile A meno che non ci sia un nome trainante, com’è capitato quest’anno con me col fatto del premio. In un'altra stagione non avremmo fatto tutte queste date. Non è che le persone non amino i testi contemporanei, non è data la possibilità di metterli in scena per motivi economici”

Il teatro dà più libertà?


“Non lo so, secondo me è una cosa che dipende da una serie di variabili. A volte la maggiore libertà sta nel fare, con un grande piacere e una grande leggerezza, un lavoro a disposizione di qualcuno piuttosto che farsi carico di ansie, preoccupazioni e stress in più. Sicuramente nella scelta del testo a teatro si è più liberi. Io mi sento molto libero in soluzioni lavorative in cui mi è data grande libertà espressiva e sono rassicurato dal fatto che so che c’è un regista e poi un montatore che faranno una selezione del mio lavoro.”

mercoledì 19 gennaio 2011

Vacanze Romane

Son partita in silenzio.
Vacanze romane.
Alla ricerca di stimoli, cose da vedere, persone, luoghi nuovi.
Antichi o moderni poco importa.

martedì 18 gennaio 2011

"ART" di Yasmina Reza da domani a Correggio

mercoledì 19 – giovedì 20 gennaio 2011 - ore 21
“ART”
di Yasmina Reza
con Alessandro Haber, Alessio Boni, Gigio Alberti
regia Giampiero Solari
produzione Nuovo Teatro S.r.l.

Dopo il successo de Il Dio della Carneficina, torna al Teatro Asioli un nuovo spettacolo dell’autrice francese Yasmina Reza. Con “Art”, il suo testo più acclamato, solleva la questione dell’arte e dell’amicizia ponendo al centro dell’azione tre amici di vecchia data: Serge, Marc e Yvan. Serge, appassionato collezionista d’arte, acquista un dipinto molto costoso e completamente bianco. Da qui parte una feroce discussione su cosa è “arte” che incrina il rapporto di amicizia fra i tre protagonisti. Sotto la superficie leggera e comica, questa dark comedy esplora la profondità, la complessità e le crepe dell’amicizia, in un ininterrotto fuoco incrociato di battute, con un linguaggio scintillante, in un’avvincente alternanza di esplosioni emotive e pause riflessive, resuscitando la vecchia e polverosa “commedia di idee”.

Info e prenotazioni c/o biglietteria Teatro Asioli:
dal lunedì al venerdì dalle 18 alle 19 / sabato dalle 10,30 alle 12,30
tel. 0522 637813 – info@teatroasioli.it
Ingresso: euro 22 – 19 – 17   (+ euro 1 di prevendita)

Thom Pain: recensione


Attesa Martedì 11 Gennaio al Teatro Asioli di Correggio per vedere in scena Elio Germano, vincitore della Palma d’oro a Cannes, e per il testo di Will Eno “Thom Pain- basato sul niente”, famosissimo negli Stati Uniti. 

Inizio accattivante: a luci spente, nel buio totale, Thom Pain inizia il suo monologo, interrogandosi sul significato della paura. Da quel momento la sua principale preoccupazione è intrattenere, “trattenere” l’attenzione del pubblico su di sé, con storie incredibili e contraddittorie, barzellette, giochi di prestigio, scendendo in platea, cercando di coinvolgere gli spettatori in scherzi e riflessioni. Il pubblico sta al gioco, in una sorta di spettacolo semi-aperto, dove tutto è invece orchestrato con cura. Thom Pain sembra raccontare frammenti di storie casuali, inventate, inverosimili e surreali, la perdita dell’infanzia di un bambino a cui muore il cane, una storia d’amore finita, un mondo di traumi e delusioni. Solo nel finale, in una sorta di confessione, si scopre che sono i frammenti della sua tragica storia e forse la paura su cui si interrogava all’inizio è la solitudine.
Da questo farneticare emergono i traumi dell’esistenza, il male di vivere, ma il tutto è reso con un linguaggio decisamente basso, quotidiano, infarcito di parolacce e di riferimenti americani che scoraggiano l’immedesimazione per una parte del pubblico, ma che risulta gradito ai molti giovani in sala. Ci sono i sintomi di un malessere profondo, che tutti abbiamo in misura diversa incontrato, ma toccati come luoghi comuni, senza poesia e senza tanta riflessione. Thom Pain non spiega, non analizza, non cerca soluzioni.
Elio Germano è credibile, bravo nel cambiare costantemente i toni. Cosa non semplice perché Thom Pain è una voce che ha bisogno di attenzione ed è disposto a dire tutto e il suo contrario: spiazzante e cinico, leggero e infantile, passa dalla commedia alla tragedia, farebbe di tutto per farsi accettare ed ascoltare. Racconta visioni confuse, che diventano memoria, fra passaggi repentini di tono e di genere, come uno “stupido sparasentenze che si perde nei suoi discorsi” ma che ce la sta mettendo tutta. E occorre mettercela davvero tutta per mantenere credibili questi continui capovolgimenti, scherzi, in un farneticare da un opposto all’altro che manifesta tutto il suo disagio: imbarazzi, contraddizioni, ironia, ansia di intrattenere che nascondono una solitudine profonda ed il bisogno degli altri.

(spettacolo visto 11/01)

mercoledì 12 gennaio 2011

Io e Fahrenheit: la diretta

Sono andata alla diretta alla ricerca di stimoli interessanti su un argomento che si presta ad essere trattato in maniera noiosa e retorica: la storia del nostro Paese, che quest’anno sarà tema privilegiato di molti eventi. E’ stato molto divertente (molto più di quanto credessi possibile), soprattutto per l’approccio semplice e curioso degli esperti ma anche per gli interventi popolari di grande fascino. Il cunto, la canzone popolare, il fumetto sono stati momenti di riflessione al pari di quelli più “tradizionalmente colti”.  Ho raccolto soprattutto una visone più ampia d’insieme, una maggiore consapevolezza sulla parte meno retorica e più profonda della storia del nostro paese.
Mi è piaciuta molto Lucy Riall, una donna con la forza delle idee già nello sguardo.
Grazie Fahrenheit.

martedì 11 gennaio 2011

Fahrenheit : la diretta radio dal Teatro Cavallerizza a Reggio


Marino Sinibaldi è stato ospite e al contempo padrone di casa al Teatro Cavallerizza a Reggio Emilia Venerdì 7 Gennaio, per una lunga diretta radiofonica, uno speciale di “Fahrenheit”, programma di Rai 3, in occasione dei festeggiamenti ufficiali per il Tricolore. Un momento di riflessione, condivisione, musica e spettacolo con un gruppo di personaggi di spicco del panorama culturale: Nadia Urbinati, Lucy Riall, Emilio Franzina, Gianni Oliva, Arianna Arisi Rota, Elena Pirazzoli, Giuseppe Caliceti, le Mondine di Novi, Carla Rinaldi, Maurizio Maggiani, Mimmo Cuticchio, Renzo Galletto, Maurizio Festanti, Andrea Paggiaro e Massimiliano Panerari.

Il “cunta-storie” Mimmo Cuticchio ha narrato l’impresa dei mille e Garibaldi, da Genova alla Sicilia, una sorta di racconto epico e popolare, “O a Palermo o all’inferno”,  in un misto di dialetto e italiano cadenzato, molto evocativo. Numerose le fonti di questo cunto: dalle memorie dei garibaldini ai giornalisti al seguito dell’impresa.

Alle Mondine di Novi invece il compito di far riflettere e considerare i brani di una tradizione musicale ricca, profonda e anche allegra e popolare.

Ci si è interrogati se il Tricolore sia ancora un simbolo condiviso, un collante fra idee diverse, se è sentito davvero come “di tutti”. Se l’istituzione deve ribadire che il Tricolore esiste, come è accaduto ultimamente, vuol dire che il suo valore simbolico è messo in dubbio. Anche la televisione, che in passato aveva unito il Paese e diffuso l’uso dell’italiano, ora invece si fa portatrice di istanze e spinte centrifughe, che portano a sentirsi sempre meno comunità nazionale e ad essere meno consci di ciò che succede nel Paese. Ma il Tricolore è nato come simbolo dell’opposizione e rivoluzione nei confronti dei regimi vigenti, per cui la messa in discussione è un segno positivo, vitale: essere italiani è qualcosa di ancora vivo, in divenire, non è solo un’istituzione. 

Da qui si è partiti a raccontare la storia della bandiera, alla ricerca di legami col presente. Il Tricolore nasce come un simbolo di liberazione durante la Repubblica Cispadana istituzionalizzata a Reggio Emilia il 7 Gennaio del 1797, molto prima che esistesse uno stato o una nazione. E’ un simbolo politico di qualcosa che non c’è, con davanti a sé un percorso militare. Entra in clandestinità dopo la Restaurazione e accompagna le guerre e i moti di unificazione. Quando finalmente si forma lo Stato, non c’è nazione: l’Italia manca di una lingua, di una storia, di simboli e strutture comuni. Si opera un recupero di momenti storici per costruire una sorta di memoria impropria, rimaneggiata, tanto è arida la storia vera di un passato comune. Tutti gli episodi vengono tratti da momenti di guerra che legano la patria al mondo militare, come i Vespri Siciliani o la battaglia di Lepanto. Anche al Tricolore stesso vengono attribuiti a posteriori significati profondi e poetici, quando si è trattato di una variante del modello francese. Inoltre sul campo bianco gli elementi sono cambiati più volte nel tempo, dallo stemma sabaudo al motto della repubblica romana. Il Tricolore diventa un simbolo forte e molto utilizzato di “promozione unitaria”. Durante il Fascismo si ha uno slittamento del senso della bandiera verso un nazionalismo oppressivo. Occorre tempo poi per riappropriarsi della bandiera, per allontanarsi da un’idea di nazione che si deve affermare con la forza,  da una patria nazionalista. Diventa arduo trovare date simboliche comuni ed il senso di appartenenza al paese e ai suoi simboli rimane debole.

Tornando ad oggi un segno rimane stridente: se in passato la bandiera era contesa,  partigiani e fascisti combattevano entrambi con il Tricolore, adesso invece è messa in dubbio, anche il Presidente Napolitano, nel suo discorso al Teatro Valli, ha sottolineato che niente deve trattenere le istituzioni dal festeggiamento del 150° anniversario. Il senso di appartenenza diventa forte o all’estero, tanto che spesso è stata l’emigrazione a rendere italiani, o in occasioni sportive.

C’è spazio anche per parlare di cittadinanza del bambino con Carla Rinaldi, presidente di Reggio Children, ma soprattutto per l’italianità vista dagli occhi dei bambini stranieri immigrati che porta a riflettere sulla possibilità di un ulteriore cambiamento del senso, ovvero di come simboli nati per sancire il valore della differenza possano diventare simboli di inclusione attraverso un senso di comunità condivisa.

Teatro a Reggiolo

Su Filodiretto di Gennaio a pagina 22 c'è un bilancio della micro-stagione del Teatro Rinaldi di Reggiolo, che ha segnato il ritorno del teatro nel nostro paese di provincia. Sono particolarmente felice perchè è il giornale del mio paese, che c'era fin da quando ero piccola.


lunedì 10 gennaio 2011

Thom Pain al Teatro di Correggio Domani


Segnalo dal Teatro Asioli di Correggio:

Martedì 11 gennaio (ore 21) al Teatro Asioli di Correggio sarà di scena Elio Germano, interprete e regista del monologo Thom Pain (basato sul niente) di Will Eno.
Thom Pain è un antieroe solitario, narratore, amante tormentato, pazzo, esistenzialista, comico, caustico, poeta, filosofo, animatore, prestigiatore, consigliere, canaglia, confessore, seduttore, ottimista ferito e pessimista speranzoso. Sorta di giovane Holden del terzo millennio, è intrappolato in riflessioni apparentemente inconsistenti e sconnesse, ci introduce alla memoria e agli incidenti che hanno plasmato la sua infanzia e ne hanno fatto l’uomo che è. Raccontando di sé, continuamente in bilico tra memoria e paura, si abbandona ad altre storie, a barzellette, tenta giochi di prestigio, deviando in apparenza dal filo del suo discorso, in un mix di commozione e risate che, dice l’autore Will Eno, “non è in effetti studiato a tavolino. E’ piuttosto come quando tu parli a un amico di qualcosa di serio e tragico, e a un certo punto l’amico ti fa una battuta. Se hai dei buoni amici, il momento e la misura e il divertimento della battuta saranno nella giusta proporzione per la situazione. Queste battute ti sembreranno affettuose, perché è come se ti volessero dire: ti sto ascoltando, e voglio che tu conservi un po’ di gioia e di risate, mentre mi racconti cose tristi”.

Qualche informazione in più sull'autore:

Will Eno (1965) vive a Brooklyn. La sua commedia The Flu Season ha vinto l’Oppenheimer Award. I suoi testi sono stati prodotti e allestiti negli Stati Uniti, in Inghilterra, Brasile, Australia. Thom Pain (basato sul niente) è stato pluripremiato ed è divenuto uno spettacolo di culto dell’off-Broadway con lunghissime teniture sempre esaurite e recensioni entusiastiche. Secondo Charles Isherwood, critico del New York Times, è “il Samuel Beckett della generazione dei talk-show”. Chissà, andremo a vedere...

Chardin - Il pittore del silenzio: un'occasione mancata



Visita alla mostra di "Chardin - il pittore del silenzio" in una Ferrara umida e nebbiosa.
Spesso le mostre di Ferrara hanno un buon marketing, begli allestimenti, ma mi lasciano dei dubbi. Anche la mostra di Chardin mi sembra un po' un'occasione mancanta, l'occasione per andare un attimo oltre alla solita mostra-elenco di opere di un autore.

Le premesse c'erano tutte: un autore che sceglie di stare lontano dalle mode del suo tempo, che fa scelte contro corrente e coraggiose, che sceglie la via delle Fiandre e della pittura del nord Europa e rifugge la corte, le vezzosità del Settecento francese; parte dalla natura morta, genere considerato minore e finisce con l'affermarsi come il pittore della borghesia dei lumi, che raccoglie conferme fino a diventare pittore del re, con tanto di pensione e residenza al Louvre. Non solo, si tratta di un autore che permette di osservare uno dei percorsi imprevisti dell'arte, in questo caso la natura morta, dal Nord Europa - Olanda del '600, alla

     
Adrian Coorte (ca 1665-1707)         Chardin(1699-1779)

 
Francia di Chardin per poi passare in Italia a Morandi 

Chardin


 
Chardin


   
Giorgio Morandi
Altro parallelo è fra la ricerca sulla figura di Chardin e l'opera di Veemer, entrambi pittori della borghesia.

Chardin

Johannes Veemer ( 1632 - 1675) 
Invece di tutto questo si parla, senza farlo vedere. Ci si limita a mostrarne le opere in ordine cronologico. Una mostra che avrebbe potuto e dovuto mostrare decisamente di più.