martedì 29 marzo 2011

Terra matta a Modena

Al Teatro delle Passioni dal 30 Marzo al 2 Aprile

TERRA MATTA

ispirato all' autobiografia di Vincenzo Rabito
adattamento e regia di Vincenzo Pirrotta

Un bracciante siciliano semianalfabeta si è chiuso a chiave nella sua stanza e ogni giorno, dal 1968 al 1975, ha digitato su una vecchia Olivetti la sua autobiografia. Ha scritto, 1027 pagine a interlinea zero, senza spazi, senza margini, nel tentativo di raccontare tutta la sua "maletratata e molto travagliata e molto desprezata" vita. Vincenzo Pirrotta ne fa uno spettacolo imprevedibile, umanissimo e vitale, per raccontarci con Terra matta le peripezie, le furbizie e gli esasperati sotterfugi di chi ha dovuto lottare tutta la vita per affrancarsi dalla miseria, per salvarsi la pelle nella Prima e poi della Seconda guerra mondiale, per garantirsi un futuro inseguendo il sogno fascista del grande impero coloniale, per arrabattarsi, in mezzo a "brecante e carabiniere", tra l'ipocrisia e la fame del secondo dopoguerra, per tentare di godere del benessere degli anni Sessanta, attraverso la scalata sociale di un matrimonio combinato.

lunedì 28 marzo 2011

Pasticceri a Soliera


Dopo il successo reggiano dello spettacolo "Lo stampatore Zollinger", Roberto Abbiati porta in scena a Soliera lo spettacolo "Pasticceri", altro spettacolo poetico e delicato, su due fratelli, gememlli ma diversi fra loro, entrambi pasticceri. Da vedere!
 
Due fratelli gemelli.
Uno ha i baffi l’altro no, uno balbetta l’altro no, parla bello sciolto.
Uno crede che la crema pasticcera sia delicata, meravigliosa e bionda come una donna, l’altro conosce la poesia, i poeti, i loro versi e li dice come chi non ha altro modo per parlare.
Uno è convinto che le bignoline siano esseri viventi fragili e indifesi, l’altro crede che le bignoline vadano vendute, sennò non si può tirare avanti.
Il laboratorio di pasticceria è la loro casa. Un mondo che si è fermato alle quattro di mattina, il loro mondo: cioccolata fusa, pasta sfoglia leggera come piuma, pan di Spagna, meringhe come neve, frittura araba, torta russa, biscotto alle mandorle e bavarese: tutto si muove, vola, danza e la notte si infila dappertutto.
Due fratelli gemelli che, come Cyrano e Cristiano, aspettano la loro Rossana, e dove la vuoi aspettare se non in pasticceria?
Due fratelli pasticceri, se li vedi abbracciati, sembrano un albicocca.
Profumano di dolci e ascoltano la radio: musica, molta musica.

"Arie": Lella Costa a Bagnolo


Un pubblico a grande maggioranza femminile ha applaudito a lungo Lella Costa in "Arie" al Teatro Ilva Ligabue a Bagnolo Venerdì. Lo spettacolo è una raccolta di "arie", frammenti di monologhi del repertorio dell'attrice, uniti dal filo rosso dalla musicalità e dal ritmo incalzante e rirrefrenabile della narrazione. E' una sorta di viaggio nei temi ricorrenti nel fare teatro dell'attrice: un impegno che unisce politica, la lotta contro la prostituzione, lo sfruttamento del corpo femminile, l'attenzione al mondo femminile, al disturbo psichico; un fare teatro che è una presa di coscienza e di posizione. Tanti gli applausi di donne comuni, con il profumo del soffritto sul cappotto, la signora della porta di fronte, donne di tutte le età, in una sorta di grande momento di  incontro e riflessione.  Un regalo per tutte.

sabato 26 marzo 2011

A Correggio Invisibile

 


SABATO 26 MARZO
ore 21
INVISIBILE
di Collettivo 320 Chili
con Elena Burani, Piergiorgio Milano, Fabio Nicolini, Roberto Sblattero, Francesco Sgro
disegno luci e audio Luca Carbone



Il Collettivo 320Chili nasce nel 2007 dall’incontro di cinque giovanissimi artisti di circo contemporaneo: Elena Burani, Piergiorgio Milano, Fabio Nicolini, Roberto Sblattero, Francesco Sgrò. Li unisce l’esperienza comune di studio presso la scuola di circo Flic di Torino e la forte passione per le arti della scena. Negli anni la vocazione artistica individuale permette loro di approfondire ambiti artistici diversi tra danza, teatro e nouveau cirque.  Frequentano luoghi e maestri differenti. Dal 2009 la Compagnia è sostenuta dall’Associazione Sosta Palmizi e negli ultimi anni ha avuto un grande sviluppo, dovuto all’enorme e variegato potenziale artistico, avvalorato nel 2010 con la vittoria del Premio Equilibrio, dedicato alla Nuova Danza Italiana e promosso da Fondazione Musica per Roma, con il progetto “Ai migranti”, che ha debuttato all’Auditorium Parco della Musica di Roma lo scorso 5 febbraio.
Invisibile è una storia narrata con strumenti semplici: una ruota, una scala, una corda, cinque clave, con un linguaggio fatto di movimento, danza e circo per raccontare che forse è folle e fa paura qualcuno che vuole abbracciare chiunque a qualunque costo, ma a pensarci bene quei desideri di accettazione, di affetto e di contatto sono anche i nostri stessi desideri, espressi in modo diverso.

Durata 1h – consigliato dai 5 anni
Info e prenotazioni c/o biglietteria Teatro Asioli:
dal lunedì al venerdì dalle 18 alle 19 / sabato dalle 10,30 alle 12,30
tel. 0522 637813 – info@teatroasioli.it

 Ingresso euro 10 – (euro 7 bambini)

Riflessioni su Aspettando Godot


E' dolcissimo l'Estregano interpretato da Eros Pagni, paterno, protettivo, in un atmosfera surreale, in cui sembra essere l'unico ad avere la memoria, il ricordo di ieri e di oggi. Si prende cura di Vladimiro con tenerezza, e sul finale viene quasi il dubbio che questo famoso Godot che tanto si attende, possa anche essere lui, con la sua saggezza, la barba bianca ed il dono di poetre ancora ricordare, conoscere il passato. Sarebbe bello se fosse così. Anche perchè questo non risolverebbe il testo, ma aprirebbe di nuovo a diverse possibilità - altro segnale della complessità del testo-: forse solo l'uomo può salvare se stesso, forse è una incarnazione del divino fra gli ultimi. Quello che è indubbio è che l'unico valore a salvarsi e a salvare  è proprio quello della realzione con l'altro. Un rapporto che, pure essendo una dipendenza,  può essere mutuo aiuto e scambio, come  nella coppia Estragone -Vladimiro che si compensa e si sostiene. Oppure, come nel rapporto fra Pozzo- Lucky, può essere uno sfruttamento che resta comunque l'unico sistema per poter sopravvivere.  Eros Pagni e Ugo Pagliai riescono a tirare fuori dal testo una poesia e una dolcezza che dubito altri avrebbero saputo esprimere in un modo così delicato.  

venerdì 25 marzo 2011

Questa sera Lella Costa a Bagnolo

ARIE

di e con Lella Costa, regia Giorgio Gallione
venerdì, 25 marzo 2011 ore 21:00
Nel marzo del 2010, gli Amici del Conservatorio di Milano hanno deciso di insignirmi del premio “Una vita per la musica”. La motivazione coglieva

nel mio lavoro qualcosa “che aveva a che fare con la musica/e il modo in cui la musica scorre, emblema della vita/e come non puoi isolare una sola nota e dire/se va bene o no:devi aspettare/ che sia finita”. Questi versi di John Ashbery, scoperti mentre lavoravo al copione di “Ragazze”, alla luce di quel premio acquisivano un valore e un significato ancora più precisi e decisivi: così sono andata a rileggermi i copioni dei miei spettacoli per poi rendermi conto che c’era la costante presenza della musica e c’erano anche, in ogni

testo, dei brani costruiti con una scansione metrica che li rendeva molto più simili a uno spartito che a un copione. Piccole romanze recitate. Arie.

Riproporle, oggi, non vuole essere soltanto una sorta di rivisitazione antologica, ma anche e forse soprattutto un’occasione per cucire insieme

momenti in apparenza lontani e diversi e magari scoprire che c’è un filo che li unisce, ed è saldo, e regge al tempo e all’usura. E poi a tutto questo materiale, che è ricco e vivo e vibrante di suo, non posso non sommare il meraviglioso regalo che è stato, in questi ultimi anni soprattutto, lavorare con i musicisti in carne e ossa, vivi e dal vivo, sul palco e in sala d’incisione: Paolo Fresu, Stefano Bollani, Rita Marcotulli, Furio Li Castri, Paolo Damiani, Danilo Rea, Antonello

Salis, Bebo Ferra. Per non parlare delle incursioni nella musica classica, con Ruggero Laganà, con Giorgio Mezzanotte, con Rosetta Cucchi. Insomma: ho un curriculum, e intendo farlo valere.


Lella Costa

Invisibile: teatro giovane a Correggio

SABATO 26 MARZO
ore 21
INVISIBILE
di Collettivo 320Chili
con Elena Burani, Piergiorgio Milano, Fabio Nicolini, Roberto Sblattero, Francesco Sgro’
disegno luci e audio Luca Carbone

Gesto, Teatro e Circo Contemporaneo si mescolano insieme in uno spettacolo divertente e riflessivo che disegna esistenze al confine fra quotidianità e follia, come soffiate nel vetro e subito scivolate in un angolo della vita inosservate.
Cinque Interpreti delicati (quattro acrobati e un giocoliere) raccontano, con strumenti semplici: una corda, un elmetto, una scala, una ruota, la Normalità attraverso la follia in essa racchiusa, per suggerire che ciò che preferiamo non vedere, la vita dispersa d’un vagabondo, il delirio di un matto, la fragile essenza di una donna sola, sono presenti nella vita quotidiana di ciascuno.

Info e prenotazioni c/o biglietteria Teatro Asioli:
dal lunedì al venerdì dalle 18 alle 19 / sabato dalle 10,30 alle 12,30
tel. 0522 637813 – info@teatroasioli.it
Ingresso euro 10 – (euro 7 bambini)

giovedì 24 marzo 2011

Branduardi: anteprima di tour e disco a Pegognaga

Serata evento il 18 Marzo al Teatro Anselmi a Pegognaga: presenti telecamere, stampa e soprattutto un pubblico di fan scatenati, da Verona e Milano, per l’inizio del tour di Angelo Branduardi, che toccherà Germania, Svizzera e Belgio, e che vede, al momento, come unica data in Italia il concerto del 16 Aprile a L’Aquila.  E’ l’occasione per presentare in anteprima le canzoni del nuovo disco “Così è se mi pare”, in uscita nei negozi il 22 Marzo, ballate folk poetiche che ruotano sul tema degli amori spesso infelici. Un concerto, o meglio una prova zero aperta al pubblico, come lui la definisce,  che mescola poesia e musica. Inizia con l’amato William Butler Yeats, “Il violinista di Dooney”, una sorta di dichiarazione programmatica, visto che per lui “la musica arriva allo spirito, ma le parole non sempre” e aggiunge “l’emozione c’è sempre, anzi con gli anni aumenta, perché si acquisisce la consapevolezza dei propri limiti”. Non ama parlare molto perché “la musica si spiega da sé ed è l’evento più vicino a Dio”. Nelle oltre due ore attraverso il ricco repertorio dell’artista c’è spazio per il Cantico di San Francesco, laudi medioevali, testi di Pasquale Panella e Giorgio Faletti,  per il folk, i ritmi tzigani, come per la musica antica, spesso contaminati fra loro. Non mancano i grandi successi che sono nella memoria di tutti: da “Si può fare”, “Domenica e Lunedì”, “Il giocatore di biliardo”, “Alla fiera dell’Est” duettata con il pubblico, “La pulce d’acqua”, “Cogli la prima mela”, inframmezzate dalle canzoni nuove, canti medioevali spirituali, ballate come filastrocche, folk spiritati che fanno venire voglia di ballare. Un pubblico caldissimo, un vero e proprio fan club, generoso di applausi e partecipazione, che è stato appagato da bis aggiuntivi nel finale. Ad accompagnare Branduardi, cantastorie senza tempo, quattro bravissimi musicisti già ben affiatati in vista del tour: Davide Ragazzoni (batteria e percussioni), Stefano Olivato (contrabbasso, basso), Fabio Valdemarin (Piano, Tastiere, Fisarmonica) e Michele Ascolese (Chitarre elettriche, classica, Bouzouki).

lunedì 21 marzo 2011

A Correggio si aspetta Godot

martedì 22 – mercoledì 23 marzo 2011
ore 21

Teatro Stabile di Genova
ASPETTANDO GODOT
di Samuel Beckett

regia Marco Sciaccaluga

con Ugo Pagliai, Eros Pagni
e con Gianluca Gobbi, Roberto Serpi, Alice Arcuri

scene Jean-Marc Stehlé, Catherine Rankl
costumi Catherine Rankl
luci Sandro Sussi
musiche Andrea Nicolini

Martedì 22 e mercoledì 23 marzo (ore 21) al Teatro Asioli di Correggio, per la stagione di prosa promossa e organizzata da Comune di Correggio ed Ert, Ugo Pagliai ed Eros Pagni interpretano Estragone e Valdimiro in Aspettando Godot, il celeberrimo testo di Samuel Beckett, in una splendida messa in scena prodotta dal Teatro Stabile di Genova e diretta da Marco Sciaccaluga, al secondo anno di tournèe con grandissimi consensi di critica e di pubblico.  
Due protagonisti d’eccezione del teatro italiano, Ugo Pagliai e Eros Pagni, portano in scena questa "tragicommedia" costruita intorno alla condizione dell'attesa, che venne scritta verso la fine degli anni Quaranta e pubblicata in lingua francese nel 1952, dopo la seconda guerra mondiale, in un'epoca post-atomica, e che è forse la più celebre pièce del teatro del Novecento. Già immediatamente dopo la sua prima rappresentazione, a Parigi nel 1953, fu un immediato trionfo, fu subito tradotta in una ventina di lingue e rappresentata in tutto il mondo con grande successo presso ogni tipo di pubblico, persino (ma non casualmente) fra i detenuti del carcere di San Quintino.
I protagonisti, che sembrano usciti da una comica del cinema muto, aspettano un certo Godot che ha dato loro appuntamento in quel posto. Loro, e anche gli spettatori, non sanno neanche esattamente chi sia questo Godot, credono comunque che quando arriverà li porterà a casa sua, darà loro qualcosa di caldo da mangiare e li farà dormire all’asciutto. Estragone e Vladimiro sono gettati ai margini di una società che non conoscono, in uno spazio insieme astratto e concreto nel quale irrompe, a un certo momento, un’altra strana coppia (quella formata da Pozzo e Lucky). La trama è ridotta all'essenziale, è solo un'evoluzione di micro-eventi. Apparentemente sembra tutto fermo, ma a guardare bene "tutto è in movimento". Non c'è l'ambiente circostante, se non una strada desolata con un albero spoglio, che nel secondo atto mostrerà alcune foglie. Il tempo sembra "immobile". Eppure scorre. I gesti che fanno i protagonisti sono essenziali, ripetitivi. Vi sono molte pause e silenzi. A volte si ride, a volte si riflette in Aspettando Godot, come se si fosse a "teatro o al circo" (come dicono i personaggi).

Il traduttore Carlo Fruttero scrive: “Si è parlato, a proposito di Godot, di Chaplin: non solo per certe coincidenze esteriori che colpiscono (le bombette di Vladimiro ed Estragone, le scarpacce vecchie, le pantomime, le mossette ecc.), ma soprattutto per quella che si potrebbe definire un’affinità di metodo: Charlot è sempre sfasato rispetto alla realtà che lo circonda… Il traguardo di Beckett è, a differenza di Chaplin, metafisico, ma l’urto comico è lo stesso… Va da sé che un procedimento del genere farebbe di Aspettando Godot una semplice farsa se Vladimiro ed Estragone non avessero personalità e umanità da vendere. Il loro candore, le loro incongruenze, l’evidente inutilità della loro attesa, il loro aplomb perfetto, cui segue un panico ingiustificato o un febbrile entusiasmo, il curioso rapporto, da vecchie zitelle, che li lega, misto di affetto, di insofferenza, di abitudine, le loro smanie e i loro rimpianti, tutto concorre a renderceli non solo vivi e simpatici, ma comprensibili di primo acchito. Sicché anche lo spettatore più guardingo non ha difficoltà ad accettarli. Ciò che ha permesso a Beckett di raggiungere un pubblico più vasto è che Aspettando Godot fa spesso ridere. Non ridere verde, e nemmeno ridere per mostrare che si è capito, ma ridere di cuore, conquistati, liberamente.”
Ingresso: Euro 22/19/17. Per informazioni e prenotazioni: Teatro Asioli - http://www.teatroasioli.it/ – Tel. 0522/637813 - info@teatroasioli.it

domenica 20 marzo 2011

Alla scoperta della Franciacorta

Il 23 marzo alle ore 20.30 presso la Locanda Matisse a Reggiolo ci sarà una serata di incontro, approfondimento e degustazione del vino con Riccardo Ricci Curbastro, viticultore di secolari tradizioni agricole in Romagna ed in Lombardia: l’azienda in Franciacorta produceva vini in bottiglia già nel 1885. Il padre nel 1967 è stato tra i primi 11 che hanno creduto nella Denominazione d’Origine Franciacorta iscrivendo i primi vigneti all’Albo della Denominazione.
Oggi l’azienda Ricci Curbastro ha 27 ettari di vigneti, una vasta cantina sotterranea nel parco di villa Evelina sempre aperta al pubblico con il Museo Agricolo e del Vino.
Oltre a seguire l’azienda di famiglia, Riccardo Ricci Curbastro è una delle figure di spicco nel panorama internazionale del vino, è presidente di Federdoc, organismo che riunisce e coordina i consorzi italiani di tutela della denominazione d’origine, e di EFOW, associazione europea che tutela e promuove i vini con denominazione di origine o indicazione geografica all’interno della Comunità europea e nel mondo.
L’incontro, organizzato dalla sommelier Sabrina Baracchi, sarà l’occasione per parlare di un territorio unico, la Franciacorta, ed i sui vini, a partire dal più celebre, il Franciacorta.
Per produrre questo vino sono necessari tempi molto lunghi: a 7 mesi circa dalla vendemmia vino base viene aggiunto dei lieviti e imbottigliato. Dovranno passare minimo 30 mesi di lenta rifermentazione in bottiglia a contatto con i lieviti prima di poter essere sottoposto alla sboccatura. Viene aggiunto sciroppo di spedizione e viene effettuato un ulteriore affinamento in bottiglia per qualche mese. Per gustare a pieno il risultato di questo lavoro il vino va servito a 10° circa, in un bicchiere ampio e slanciato, per cogliere l’ampia gamma dei profumi.
Lo chef della Locanda Matisse a Reggiolo abbinerà i vini ad una cena legata alla cucina di tradizione lombarda.

sabato 19 marzo 2011

Fresu e Donpasta: l’incontro fra jazz e cucina a Mantova


Martedì 15 Marzo al Mantova Jazz Festival concerto evento di Paolo Fresu, jazzista e virtuoso di tromba e filicorno, e Donpasta, originale cuoco, gastrofilosofo, dj, musicista. Il concerto è stato aperto da un’emozionante versione dell’inno nazionale, assolo di Fresu al filicorno in diretta con il programma di Rai Tre Ballarò.
I due musicisti presentano un progetto multimediale, dal titolo “Food sound system”, che unisce racconti, immagini, musica, profumi. Donpasta, salentino esule in Francia, racconta e intanto cucina; mentre cucina crea suoni musicali, che si fondono in un tutt’uno con quella degli strumenti: frigge polpette, fa la pasta, taglia, trita, macina, rigorosamente a tempo. Racconta ricette, cibi, tradizioni, memoria e incontri legati al cibo; mescola, musica, cucina e cultura in una sorta di innovativo free jazz. Ad ogni ricetta è associata la musica, un’atmosfera, quella specifica di un autore che viene creata rigorosamente dal vivo, una sorta di colonna sonora. Sorprendono ed emozionano le improvvisazioni a tema, da Tom Waits, Coltrane, Miles Davis. Ci sono anche viaggi nella tradizione musicale popolare, dalla Sardegna alla Spagna, con uno spettacolare Polo Fresu, a cui si aggiungono i bravissimi Marco Bardoscia e Raffaele Casarano che incantano con virtuosismi e improvvisazioni. Una musica poetica su cui i racconti ironici di Donpasta sembrano galleggiare. Il filo rosso è la contaminazione che arricchisce cucina, musica e pensiero. Da vedere esclusivamente a stomaco pieno!

giovedì 17 marzo 2011

Paolo Fresu e Donpasta Food Sound System

Ecco le foto della serata del bravissimo fotografo Giacomo Albertini. Sono immaagini molto belle che parlano da sole, per cui spazio alle immagini!




 

 



mercoledì 16 marzo 2011

Case Abbandonate

La Sala Teatro Regiò di Reggio Emilia ospita la prima proiezione del film Case Abbandonate, il film di Alessandro Scillitani e Mirella Gazzotti che verrà presentato dagli autori in vari luoghi d'Italia. Venerdì 18 marzo, alle 21, al Teatro Regiò in via Agosti 6, proiezione del documentario Case Abbandonate. Ingresso libero.
Case Abbandonate è un documentario che indaga sull'immenso patrimonio dimenticato, di cui l'Italia è piena. 
È un percorso attraverso la penisola, alla ricerca di luoghi non più abitati, nella consapevolezza che parlare di rovine è un po' parlare di noi, del nostro passato, ma anche di un presente sempre più affetto dalla mancanza di memoria.
A me le case abbandonate sono sempre piaciute. Coi loro mattoni rosati in vista, i vecchi fienili a volte cadenti, i porticati per tenere fresche le stalle, mi piace soprattutto quel senso di vissuto, di storia e tempo passato che rimane appiccicato alle pareti, alle strutture, quel racconto di vita lasciato alle cose.

Il lato culinario delle Ariette


Non tutti sanno, agli inizi il podere delle Ariette è stato anche agriturismo, così al pubblico di "Matrimonio d'Inverno" tocca in sorte un'ottima cena ed un dopo cena a conversare sulle infinite versioni del ripieno del "tortellino" o sui modi per sgrassare il brodo di carne. Anche perchè Stefano Pasquini ha fatto ricerche, confrontato ricette, sperimentato sapori. Così ad un tortellino in brodo di tradizione bolognese, son seguiti i lessi (manzo e gallina) con una salsa verde preparata al momento,  patate lesse schiacciate,  formaggio e, per concludere, un'ottima crema inglese. Le uova e la farina sono quelle del podere delle Ariette  

Matrimonio d’inverno: lo straordinario della vita ordinaria per 20 spettatori soltanto.

Paola Berselli e Stefano Pasquini, fondatori del Teatro delle Ariette, portano in scena a Modena al Teatro delle Passioni 20 anni della loro storia, passati a coltivare i campi, crescere gli animali e fare teatro nel podere delle Ariette sulle colline bolognesi. Hanno scelto di farlo nel modo più naturale  della nostra tradizione, considerando il pubblico come un ospite e raccontando la storia mentre si fa da mangiare e si condivide il pasto, il modo più antico e intimo di scambiare memorie, storie, emozioni. Un teatro, il loro, che è linguaggio naturale, che fa parte della vita. Un teatro genuino e delicato, che porta urgenze e sentimenti autentici. Loro creano, producono e portano in tournèe i loro spettacoli.

Hanno anche ideato un modo diverso di fare teatro, fuori dal circuito tradizionale, con il progetto teatro nelle case, che ha portato compagnie ad esibirsi nelle case (ma anche nei forni!) dei piccoli centri delle colline bolognesi.
“Matrimonio d’inverno” è per 20 persone a serata. Gli ospiti, non ci sente pubblico in questo caso, sono accompagnati in una sala in cui è allestita una grande cucina, illuminata solo da candele. Ci si siede intorno ad un tavolo e si assiste ala rito della chiusura dei cappelletti, un rito eseguito in silenzio. Poi Paola comincia a leggere, intervallata a tratti da Stefano, il diario della vita alle Ariette nell’inverno 2008-2009, dopo 20 anni di vita insieme. Una vita semplice e dura, scelta per avere il tempo e la consapevolezza delle cose vere, del ciclo della vita e del cibo, una scelta che è stata un po’ una rinascita. E’un teatro intimo e famigliare, che racconta pezzi di vita, pensieri, progetti, sentimenti, incontri, la morte. Come spiega Stefano “Questo diario l’ho riletto molte volte. L’ho tagliato, tagliato e ancora tagliato. Eppure ogni volta, leggendolo, mi stupisco di quanto sia straordinaria la vita ordinaria”. E’ la condivisione di un frammento di vita, un momento di incontro vero che culmina con il racconto del matrimonio di Paola e Stefano. Nel frattempo procede il lavoro di cucina. Viene servita, sempre con un rito silenzioso di offerta e ospitalità, un pranzo di nozze, con il menù della tradizione e della festa, che apre al dialogo e alla convivialità sulla scia della memoria. Un’autenticità e una semplicità che hanno il potere di trasmettere una grande emozione. Repliche fino al 23 Marzo, da non perdere.

martedì 15 marzo 2011

Gianmaria Testa: intervista 2


Rispetto ad un concerto,  cosa  mette in gioco in più in un progetto come questo?
“In un concerto ho più l’impressione di avere un dialogo con un pubblico ed è a suo modo anche un monologo, ma lo conduco io, insieme al pubblico ovviamente. Qui invece no, si è al servizio di un’idea, un progetto che coinvolge Giuseppe, me, il regista, lo scrittore: sono parte di una cosa più grande di me. E’ più difficile da mettere in piedi, però i progetti collettivi mi danno più soddisfazione di quelli individuali. Io imparo molte cose e poi mi metto al servizio di un tema che è assolutamente drammaticamente presente che è quello del lavoro. Questo monologo parla di un uomo che a 50 anni perde il lavoro ed è semplicemente fottuto. Questa per sfortuna è una cosa che succede molto spesso. Non un uomo particolare, ma uno qualunque, con le sue miserie, le sue nobiltà, con le sue piccinerie, le sue grandezze: perde il lavoro e si rende conto che è fregato, lui non sa neanche bene da chi, però si sente fregato. C’è una condivisione tematica da parte di tutti noi e della produzione, si voleva proprio raccontarla così.”

Qual è la risposta del pubblico?
“Una persona che è venuta per curiosità a vedere lo spettacolo a Roma, mi ha scritto che era partita prevenuta perché ama molto Battiston come attore, viene spesso ai miei concerti, ma non riusciva ad immaginarsi una cosa insieme. Mi ha scritto: “mi avete veramente piacevolmente stupita”. Credo che questa impressione l’abbia fatta anche agli altri e sono contento.”

lunedì 14 marzo 2011

Aspettando Godot in arrivo a Correggio


MARTEDI' 22 - MERCOLEDI' 23 MARZO
ore 21
ASPETTANDO GODOT
di Samuel Beckett
regia Marco Sciaccaluga
versione italiana Carlo Fruttero
con Ugo Pagliai, Eros Pagni
e Gianluca Gobbi, Roberto Serpi, Alice Arcuri
Teatro Stabile di Genova

Aspettando Godot è una tragicommedia costruita intorno alla condizione dell’attesa, di cui sono protagonisti due strani "border-line" che sembrano usciti da una comica del cinema muto, gettati ai margini di una società che non conoscono, in uno spazio insieme astratto e concreto. Rappresentata per la prima volta a Parigi il 3 gennaio 1953, Aspettando Godot è diventato ormai un classico del teatro contemporaneo. Vestiti come vagabondi, o come clowns, Estragone (Gogo) e Vladimiro (Didi) si trovano sotto un albero in una strada di campagna. Un certo Godot ha dato loro appuntamento. Non sanno chi sia questo Godot, sperano che li porterà a casa sua, darà loro qualcosa di caldo da mangiare e li farà dormire all’asciutto. Ma Godot non arriva mai.
Sulla scena due grandi protagonisti del teatro nazionale, Ugo Pagliai e Eros Pagni.

Info e prenotazioni c/o biglietteria Teatro Asioli:
dal lunedì al venerdì dalle 18 alle 19 / sabato dalle 10,30 alle 12,30
tel. 0522 637813 – info@teatroasioli.it
Ingresso euro 22 – 19 – 17 (+ euro 1 di prevendita)

domenica 13 marzo 2011

Signora Italia: spettacolo a Reggiolo


A Reggiolo Domenica 20 Marzo presso lo spazio Pool andrà in scena lo spettacolo SIGNORA ITALIA ideato dalle attrici Elisabetta Spaggiari e Laura  Pazzola, formate alla scuola Jacques Lecoq a Parigi. Con loro gli attori delle compagnie locali emiliane che hanno collaborato al progetto: Lorenzo Baldini, Giorgio Bonfanti, Riccardo Manfredi, a cui si aggiunge il Coro delle Mondine di Novi, il Quintetto di Fiati dell'Università di Parma e popolani reggiolesi vi racconteranno le origini del nostro stivale. Uno spettacolo semi serio che rende omaggio all’unità del nostro paese in una sorta di conferenza-dimostrazione in cui un anziano professore immergerà il pubblico nelle sue “visioni” risorgimentali, attraversando e colorando i fatti che hanno portato all’unificazione del nostro paese.

Accorrete numerosi!

Gianmaria Testa: intervista 1


Sul palco un musicista e un attore : come scatta la relazione?
“E’ stato uno dei crucci all’inizio, Giuseppe e io volevamo fare qualcosa insieme, abbiano chiesto ad Andrea Bajani di scrivere questo monologo, avendo letto il suo libro  “Cordiali saluti” sul tema del lavoro. Lui ha cominciato a scrivere ed io mi sono visto spessissimo con lui a Torino: andavo avanti un po’, scrivevo una canzone, insomma ci influenzavamo a vicenda. Però rimaneva  questo problema della relazione che hanno risolto Giuseppe ed il regista Alfonso Santagata, non saprei tradurlo in parole, ho l’impressione ogni volta che tutto si svolga in modo naturale. La mia è una presenza quasi metafisica all’inizio, poi diventa solidale e alla fine siamo proprio noi due senza che io abbia fatto un gran che: lì è anche la bravura di Battiston che è un grandissimo attore”

Quindi voi eravate amici già prima?
“Noi ci siamo conosciuti nella sacrestia di una chiesa. Nella periferia di Bari c’è una chiesa con un prete “d’assalto” che organizza spettacoli: io ero lì per un concerto con Erri de Luca e Giuseppe aveva fatto lo spettacolo il giorno prima e aveva deciso di fermarsi per vedere il nostro. Ci siamo conosciuti ed è stata una fratellanza immediata. E lì ci siamo detti che avremmo fatto una cosa insieme e questo è il risultato.”

sabato 12 marzo 2011

18.000 giorni - Il pitone: a teatro il dramma del lavoro


foto A, Astigiano
Applausi ed emozione al Teatro Asioli per lo spettacolo  “18.000 giorni - Il pitone” il 7 Marzo.
In scena la storia di un uomo comune che dopo 25 anni di lavoro all’età di 50 anni diventa “esubero” e perde il lavoro. Attraverso questa storia si racconta com’è cambiata in  18.000 giorni, ovvero 50 anni, la realtà del lavoro in Italia.
Giuseppe Battiston dimostra tutta la sua bravura e sensibilità nel portare in scena la sofferenza e la fragilità di un uomo che in un giorno solo ha perso lavoro, moglie e figlio.
Sul palco tre lampade, un grande mucchio di abiti e piccole pile, mucchietti, di abiti  piegati: le uniche cose lasciate dalla moglie Tea in un trasloco lampo.
Battiston comincia a raccontare la storia, cerca nel mucchio, cerca la moglie Tea e il figlio che lo hanno lasciato solo, parla con i mucchietti di cose, emergono in tanta solitudine i ricordi, le persone. Un raccontarsi che parla di umiliazione, di falsità di un sistema economico che sfrutta e lusinga per poi lasciarti a terra  quando non  ha più bisogno di te. 
Proprio i mucchietti, gli abiti,  sono il filo della memoria, i brandelli di vita che gli fanno compagnia da quando si è isolato in casa. Gli abiti diventano ricordi, il simbolo  delle figure ma anche di un’umanità che manca: la personificazione poetica dell’abito da sposa della moglie, la giacca del  neoassunto che lo fissava, mentre il giovane “pitone”, imparava, cresceva e “gli prendeva le misure” per rubagli il posto a tradimento. Ecco che il completo scuro è l’abito del doppio funerale: quello del padre, ma anche del suo licenziamento. La sua è a tutti gli effetti una morte civile, che si segue passo a passo: i colleghi che lo trattano come un moribondo, poi fanno finta di non vederlo, l’umiliazione, la messa in crisi della propria identità, il rinchiudersi in un mondo irreale e di ricordi (mentre il mondo vero lo cerca solo per chiamarlo ad un ruolo di consumatore). Una realtà che è più feroce della guerra combattuta dal padre: là i morti si coprono, ed un modo per  accorgersi che non ci sono più e che non sono morti per niente, mentre lui è come un morto senza sepoltura, è come buttato via.
Funziona molto bene quello che rischiava di essere un azzardo: un attore ed un cantautore insieme sul palco. Canzoni e musica creano atmosfere rarefatte, che partono dall’emozione del recitato dilatandole e portandola ad una dimensione poetica con ballate scritte appositamente per lo spettacolo che integrano e fanno parte del testo a tutti gli effetti.
Gianmaria Testa, all’inizio sullo sfondo, quasi una visione, piano piano si avvicina, un po’alter ego, un po’ angelo custode, per poi dare inizio ad  una interazione poetica e delicata.
La regia di Alfonso Santagata sottolinea gli aspetti visionari, inventivi e poetici. Toccante il momento del sogno, mentre dorme avvinghiato all’abito da sposa della moglie.

Gianmaria Testa: conversazioni

foto Bertrand Desperez
Riprendono le conversazioni sul teatro, questa volta un personaggio che non è propriamente un attore, Gianmaria Testa, cantautore e vincitore del Premio Tenco nel 2008, che negli ultimi anni ha collaborato con diversi progetti che mescolano teatro, musica, canzone fin dal fortunato omaggio a Buscaglione "Guarda che luna" del 2001 che lo ha visto collaborare con la Banda Osiris, Rava, Bollani. Da lì i progetti si sono moltiplicati. In questo periodo sta girando i teatri italiani insieme a Giuseppe Battiston, con il testo scritto per loro da Andrea Bajani "18.000 giorni - Il pitone".
Ho incontrato Testa a Correggio, prima dello spettacolo, al Teatro Asioli, è aperto ed entusiasta. 

venerdì 11 marzo 2011

Taste: a Firenze va in scena il gusto italiano per il cibo.


Dal 12 al 14 marzo 2011, alla Stazione Leopolda di Firenze, Pitti Immagine presenta la sesta edizione di TASTE. IN VIAGGIO CON LE DIVERSITÀ DEL GUSTO, il salone dedicato alle eccellenze del gusto e del food lifestyle.
Saranno infatti circa 240 le aziende specializzate e di nicchia che proporranno i loro prodotti al pubblico di appassionati.


Per gli operatori della gastronomia e della ristorazione e per il pubblico dei visitatori, Taste si è affermato negli anni come un'esperienza divertente e coinvolgente, un viaggio multi-sensoriale alla scoperta dei tanti modi in cui oggi si esprime e si sperimenta il gusto:

_ Taste Tour è il percorso di degustazione dei prodotti proposti dalle aziende, per conoscere e approfondire le ricchezze gastronomiche del nostro paese: dalla vellutata al tartufo nero alla 'matriciana di pesce, dal salame al Chianti alla bresaola di tonno, dalla pasta secca lavorata a mano su trafile d'oro fino al formaggio pecorino allo zafferano, i cioccolatini all'Aceto Balsamico e la marmellata di olive taggiasche …
_ Taste Tools è l’area dedicata agli oggetti di food & kitchen design, i capi di abbigliamento, le attrezzature tecniche e professionali per la cucina;
_ Taste Shop è il negozio dove acquistare i prodotti esposti e degustati durante il percorso, un vero e proprio department store in cui si acquistano cibi esclusivi;
_ Taste Ring, il luogo dei dibattiti e delle idee, l’arena in cui i protagonisti della cultura contemporanea della tavola si confrontano sui temi più curiosi e caldi legati al cibo e al gusto, interpretando l’attualità e anticipando le tendenze future;
_ Taste Press, con la presenza di una selezione di riviste e speciali progetti editoriali dedicati all'eno-gastronomia che andranno in scena alla Stazione Leopolda nei giorni del salone.


Il salone, nato dalla collaborazione di Pitti Immagine con il gastronauta Davide Paolini, è diventato sempre di più il salotto del gusto nel panorama italiano, dove si danno appuntamento i migliori operatori nostrani e internazionali dell'alta gastronomia, ma anche come il fulcro d’attrazione per il sempre più esigente pubblico dei cultori del cibo di qualità.


… e Firenze si accende di gusto,
con gli eventi targati FUORIDITASTE

FuoriDiTaste è il programma off del salone, il calendario di eventi enogastronomici che coinvolge Firenze nella settimana di Taste, e vede protagonisti ristoranti, gastronomie, boutique, gallerie d’arte, teatri e musei della città.


mercoledì 9 marzo 2011

Questa sera: pane


Inizia questa sera il corso per fare il pane a mano qui a Reggiolo. Mi piace il profumo del pane che cuoce, impastare , probabilmente perchè non lo faccio mai ...comunque questa sera si parte con entusiasmo.
Alla fine della lezione, si assaggia il pane appena sfornato: una meraviglia!

Cena contro il nucleare











Il comitato “No al nucleare Sì alle energie rinnovabili” in collaborazione con la condotta Slow Food Basso Mantovano ti invita ad una succulenta cena: SAPORI ALTERNATIVI DELLA PIANURA
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Mercoledì 16 marzo 2011 – ore 20.30
CENA
CONTRO IL NUCLEARE
LOTTIAMO COI DENTI!
La vostra presenza è importantissima.
Vi aspettiamo numerosi.
presso Circolo Arci Casbah – via Roma 20, Pegognaga Mn


Menu
Vellutata di patate con carciofi trifolati
Orecchiette al sugo pantesco con cacioricotta
Roast beef di scottona con brunoise di verdure e provolone dolce
Dolci artigianali da forno e al cucchiaio
Vini della Cantina di Quistello
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Costo
Il costo, di 20 euro, servirà all’autofinanziamento del Comitato per proseguire con le attività informative e divulgative.
Sapori NATURALI e GARANTITI da un territorio DE-nuclearizzato.
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Prenotazione
obbligatoria entro il 13 marzo chiamando i seguenti numeri:
348 6718030 (manuela)
335 5822191 (massimo)
334 6533893 (andrea)

martedì 8 marzo 2011

CRITICAL BOOK & WINE 2011

Da Giovedì, 10 Marzo a Domenica, 13 Marzo
Dove : TPO A: Bologna BO
Sito: tpo.bo.it



dal 10 al 13 marzo 2011
Mercato degli editori e dei vignaioli indipendenti

Critical Book & Wine nasce dal desiderio di connettere produzione indipendente di qualità di chi fa libri e di chi fa vini a momenti di relazione sul tema del consumo critico, quindi consapevole, sensibile, intelligente.
Quattro giorni per riflettere su nuove forme di produzione e di mercato, per cercare l'uscita dal falso binomio tra produzione di lusso per pochi privilegiati e una massificazione alimentare priva di gusto e nociva. Quattro giorni, quindi, contro la truffa dei cibi, dei vini, dei libri spazzatura. Un mercato degli editori con le novità e i migliori libri in catalogo di oltre 30 case editrici indipendenti.

LO STAMPATORE ZOLLINGER

Segnalo dal Teatro Cavallerizza di Reggio:

Dal romanzo di Pablo d'Ors
uno spettacolo di Roberto Abbiati
con Roberto Abbiati, Marino Zerbin, Matteo Rubagotti

TEATRO CAVALLERIZZA
Martedì 15 (f.a.), Mercoledì 16 (f.a.), Giovedì 17, Venerdì 18, Sabato 19, Domenica 20, Lunedì 21, Martedì 22 marzo ore 20.30

produzione Fondazione I Teatri Reggio Emilia

Il giovane August Zollinger, abbandonato il paese natale, prova tanti mestieri, e come impiegato della ferrovia su una linea sperduta si innamora dell'impiegata che ogni mattina al telefono gli dice "pronto?", cui lui risponde "Son pronto", per dire che è pronto al passaggio dell'unico treno; sulle variazioni minime di quel "pronto...son pronto", si svolge tutta una storia d'amore, evanescente e appassionata, come mai in un libro si è letta.
Così per sette lunghissimi anni il giovane Zollinger va in cerca del suo destino: fa con scrupolo il timbratore di carte in un ufficio comunale, fa il calzolaio, vive solitario nei boschi trovando conforto nella compagnia degli alberi, fino al miracolo, alla rivelazione. E divenendo infine stampatore, lo stampatore Zollinger, come aveva sognato fin da bambino.
Dalla quarta di copertina de Avventure dello stampatore Zollinger di Pablo d'Ors, edizioni Quodlibet Compagnian Extra.

La trascrizione per teatro di Roberto Abbiati è tratta dal libro dello scrittore madrileno Pablo d’Ors Le avventure dello stampatore Zollinger, un racconto tenero e ironico delle disavventure esistenziali di un giovane che ha una unica ambizione: fare lo stampatore nella città dove è nato.
“Voglio parlare della tipografia, voglio fare uno spettacolo sulla possibilità che si possa correggere e si può correggersi. E’ da quando ho rinunciato a fare il grafico che voglio fare uno spettacolo su Gutemberg, l’inventore dei caratteri mobili, quello

che ha previsto come pensiero moderno la possibilità di correggere una parola sbagliata, una frase sbagliata o una pagina sbagliata, semplicemente sostituendo il carattere, il carattere mobile. Voglio dedicare uno spettacolo a Gutemberg. Al filosofo di Magonza. August Zollinger è uno che poco alla volta corregge la sua vita, che gli diventa piacevole. August desidera fare lo stampatore come me. Io, August e Johann siamo fatti per questo genere di cose meccaniche. Su un tavolo di lavoro da tipografia con un po’ di immaginazione mettiamo in scena le meccaniche del pensiero umano.” Roberto Abbiati

lunedì 7 marzo 2011

Cose che non dovrebbero MAI accadere

Ieri sera teatro a Correggio, spettacolo molto atteso, per cui ero insieme a 4 sconosciuti in un bel palco centrale.
Ma la "signora" a fianco dopo lunghi e rumorosi smaneggiamenti durati per circa metà dello spettacolo, si è tolta gli stivali.... ebbene sì capita anche questo, con relativo "olezzo" non propriamente gentile.
A fine spettacolo si è sdeliquiata in applausi e grida, pur avendone perso metà.
E per rimettersi i lunghi stivali avvolgenti ha ben pensato di usare impropriamente i velluti rossi !!!

Dante Gabriel Rossetti - Edward Burne Jones e il mito dell'Italia nell'Inghilterra vittoriana

Segnalo dal 24 febbraio al  12 giugno, 2011  la Galleria di Arte Moderna di Roma propone una mostra sui  Pre Raffaelliti, splendide tele (qui sotto un esempio)  

Sancta Lilias, Dante Gabriel Rossetti Tate Britain, Londra


A distanza di 25 anni dalla fortunata retrospettiva dedicata a Burne-Jones, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna torna con una grande mostra sull’arte inglese del secondo Ottocento in cui sono esposte più di 100 opere, provenienti da prestatori privati e musei internazionali, molte delle quali per la prima volta in Italia.

Il nucleo principale della rassegna comprende i preraffaelliti Dante Gabriel Rossetti, Edward Burne-Jones, William Morris e indaga la particolare declinazione del classicismo nell’ambito della Royal Academy operata da artisti come Frederic Leighton e da rappresentanti della cultura estetica e simbolista come Albert Moore, George F. Watts e John William Waterhouse.

Un aspetto particolarmente significativo dell’esposizione verte sul rapporto tra le opere inglesi e i prototipi italiani che ne hanno costituito il modello iconografico e la suggestione formale: sono esposti dipinti di Giotto, Crivelli, Carpaccio, Botticelli, Sebastiano del Piombo, Palma il Vecchio, Bergognone, Luini, Tiziano, Veronese, Tintoretto – a testimoniare, pure nella diversità di clima culturale, la loro incidenza in area inglese. Ciò consente anche di evidenziare singolari letture critiche, suscettibili di continue evoluzioni nel corso del secolo, come la predilezione di Ruskin per Luini, anche rispetto a Leonardo, e il suo rifiuto di Michelangelo, pure destinato ad avere una rilevante influenza in ambito tardo preraffaellita e simbolista.

La passione per l’Italia ha un complesso fondamento critico negli scritti di Ruskin, nelle originali letture del nostro Rinascimento ad opera di Swinburne, insieme ai saggi di Walter Pater su Giorgione, Botticelli, Michelangelo e Leonardo, testi che hanno inciso profondamente nel diffondersi di un preciso orientamento su uno stretto cenacolo di letterati, artisti, critici e committenti.

Altrettanto importante è, infatti, il forte incremento in Inghilterra, fin dall’inizio del secolo, di un collezionismo pubblico e privato di arte italiana, che confluirà nella formazione del primo nucleo della National Gallery (1834), costituito da importanti acquisti provenienti dalla dispersione di patrimoni prevalentemente aristocratici del nostro paese.

Una sala della mostra è dedicata alla diffusione del “gusto dei primitivi” italiani, documentato attraverso una selezione di cromolitografie della popolarissima Arundel Society, di incisioni di Carlo Lasinio dagli affreschi del celebratissimo Camposanto di Pisa e da incisioni di William Young Ottley ispirate agli ‘Old Masters’ della scuola fiorentina.

A chiusura dell’esposizione viene presentata una sezione di artisti italiani – Nino Costa, Giulio Aristide Sartorio, Adolfo De Carolis, Gaetano Previati - che negli ultimi decenni del XIX secolo, proprio attraverso la scoperta dei “preraffaelliti” inglesi, recuperano la tradizione artistica del Rinascimento come matrice culturale ed ideologica dell’identità italiana.
La mostra è curata da Maria Teresa Benedetti, Stefania Frezzotti, Robert Upstone.

domenica 6 marzo 2011

Omaggio allo Champagne ad Albinea


Sulle colline di Reggio, ad Albinea, il Ristorante Villa Giorgia propone una serata alla scoperta dello Champagne: un territorio prestigioso, i metodi di produzione, piccoli cantine di altissima qualità, il vino e il mito. Il 7 Marzo saranno in degustazione alcuni fra i migliori Champagne, vincitori delle prestigiose “stelle” francesi: due tre, fino al “colpo al cuore”, usato per un vino che “stupisce” al momento dell’assaggio. Il tutto sarà presentato dalla sommelier e docente A.I.S. Sabrina Baracchi, appassionata e conoscitrice di bollicine, specializzata sulla Francia ed i suoi vini. A questo si aggiunge il contributo di un grande appassionato di cucina, Stefano Franceschi, che ha accettato la sfida di affiancare i suoi piatti a vini tanto prestigiosi. Il menù, che gioca con sapori della tradizione proposti con abbinamenti nuovi, dimostra come il vino “dei brindisi e delle feste” sia anche ottimo in abbinamento a tutto il pasto.
Agli antipasti sarà abbinato uno Champagne 3 stelle Hachette Chardonnet et fils edizione speciale. Ai cappelletti di faraona e macis sarà invece proposto lo Champagne Blin Grand Tradition 3 stelle e coup de cour, il massimo punteggio raggiungibile!  
La seconda portata, baccalà con crema di zucca e balsamico, verrà accompagnato da Champagne Tradition Blin 90% pinot noir 10% chardonnay 2 stelle.
La serata si inserisce in una serie di eventi alla scoperta di percorsi di approfondimento gourmet: prodotti noti o inconsueti proposti con abbinamenti nuovi.