sabato 30 ottobre 2010

La parola

Questa settimana a Reggio ha  debuttato "Urge", nuovo spettacolo di  Alessandro Bergonzoni. Mi stupisce sempre la sua funambolica abilità oratoria, quasi compulsiva. La logica ed il senso comune vengono ribaltati e sovvertiti per dare vita ad un racconto paradossale ed onirico, privo di regole che unisce tratti della fantasia libera e del gusto per il gioco del bambino a raffinati doppi sensi. Gioca con gli elementi della parola: il suono della lingua, accenti, punteggiatura, intonazione, interpretazioni diverse, fino a renderla puro canto, slegata dal significato. C’è da un lato la volontà di segnalare come piccole differenze possano cambiare il senso delle cose, ma anche le molteplici possibilità che si scoprono alzando gli occhi dall’abitudine. Nella perdita spiazzante di riferimenti certi, c’è un filo rosso di senso che si intravede. Un’urgenza di vastità, intesa come un respiro più ampio, quello dei sogni - che vanno confusi con i beni che colmano solo dei bisogni - ma è un orizzonte più lontano, spazio per idee nuove, tentativi, possibilità, complessità, con un invito ad agire e a rivoluzionare un sistema che propone sempre più la passività. L’urgenza di prendere una posizione, di reagire alle aggressioni culturali e intellettuali di certa televisione, di certi spettacoli, veri e propri fenomeni di distrazione di massa che limitano pensieri, visioni e azioni. Ma anche questo filo rosso emerge per poi scomparire fra le spire di parole e pensieri che si attorcigliano su se stessi. Alla fine sono confusa: la parola libera o imprigiona?
(spettacolo 26 Ottobre 2010)


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