martedì 14 febbraio 2012

Intervista Vincenzo Pirrotta e Luigi Lo Cascio - parte 3

Parte 3 dell'intervista: ovvero dell'amicizia e del teatro






Siete molto affiatati. Come vi siete conosciuti?

Qui rispondono insieme, gli sguardi complici si sorridono. “ Se tu ci avessi conosciuto quando ci siamo conosciuti noi, saresti venuta a trovarci nel sottofondo del teatro, nei camerini più sperduti. Avevamo il camerino insieme quando abbiamo cominciato: avevamo appena finito la scuola ed eravamo entrati in compagnia nello Stabile di Palermo. Tournèe lunghe: erano ancora gli anni in cui si girava tanto ed eravamo proprio compagni di scena. C’era un gioco che facevamo in camerino mentre aspettavamo di entrare in scena e a volte a volte il tempo di attesa era parecchio. Io lo considero una grande palestra ma anche un grande gioco d’amicizia: ogni sera uno dei due arrivava con l’incipit di qualche pagina, di qualche capitolo o frasi e la recitava e l’altro doveva scoprire l’opera o l’autore e, con le poesie magari un po’ più famose, uno diceva i primi versi e l’altro poi continuava. E’ un ricordo, si riallaccia alla grande tradizione delle tenzoni e dei contasti non solo della scuola siciliana e di Cielo d’Alcamo, ma anche di una lunga serie di poeti popolari che portarono avanti la tradizione fino ai tempi moderni.
Ad esermpio  durante la Seconda guerra mondiale a Palermo c’era un poeta del popolo che andava nel periodo del ventennio fascista faceva delle poesie contro il duce, Giuseppe Schiera, quando arrivava il duce o qualche gerarca importante a palermo lo mettevano in galera per 4/5 giorni e poi lo ri-liberavano"
Parte il gioco antico e cominciano a raccontare in dialetto palermitano ridendo le farsi di Schiera: 
« Arriva 'U Duci nni cunnuci / contru u palu ra luci»
« Na corazzata / ra nostra armata / scuntrò cu na pignata /E ristò tutta annaccata/ Cu?/A corazzata! »
Uno spettacolo nello spettacolo. 

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