venerdì 3 dicembre 2010

Appuntamenti 2 : Immanuel Kant a Correggio

MARTEDI’ 7 – MERCOLEDI’ 8 DICEMBRE
ore 21
IMMANUEL KANT
di Thomas Bernhard
regia Alessandro Gassman
con  Manrico Gammarota, Mauro Marino, Paolo Fosso, Emanuele Maria Basso, Giacomo Rosselli, Nanni Candelari, Massimo Lello, Giulio Federico Janni e con Marco Barone Lumaga, Davide Dolores, Matteo Fresch, Massimiliano Mastroeni
scene Gianluca Amodio costumi Gianluca Falaschi musiche originali Pivio&Aldo De Scalzi
light design Marco Palmieri suono Massimiliano Tettoni
© by Surkamp Verlag – traduzione Umberto Gandini
Teatro Stabile del Veneto – Teatro Stabile delle Marche
con Napoli Teatro Festival Italia

Immanuel Kant di Thomas Bernhard è una produzione degli Stabili del Veneto e delle Marche (con Napoli Teatro Festival) diretta da Alessandro Gassman. ll protagonista è Manrico Gammarota, già ammirato in “La parola ai giurati” e “Roman e il suo cucciolo”.

Su un transatlantico diretto in America, un Immanuel Kant quasi cieco, infermo, burbero e balbettante - con al seguito moglie, servitore succube e pappagallo prezioso che conosce a memoria tutte le sue opere – è circondato da personaggi futili e sciocchi che tentano di coinvolgerlo in impossibili e farsesche conversazioni. Alla fine del viaggio, l’America sarà forse ‘illuminata’ dalla Ragione e al filosofo sarà forse restituita la vista.
Questo testo dall’esile trama è erede diretto del teatro popolare viennese dell’ottocento, clownesco e popolare. I toni farseschi, le stramberie dei personaggi, i ‘tormentoni’ sono però qui al servizio dei temi cardine della poetica di Bernhard: l’impossibilità di spiegare l’esistenza, l’incapacità di ‘dire’ la verità, il comico come forma teatrale più adeguata per la rappresentazione del tragico; come detto in occasione della prima rappresentazione, è ‘una commedia che è proprio come l’epoca presente se l’è meritata’.
L’immaginario Immanuel Kant di Bernhard è vecchio, vicino alla cecità, incapace di articolare un discorso sensato, sempre preoccupato dalle condizioni di salute del suo pappagallo; fa parte, come gli fa dire l’autore, di una schiera di ‘uomini al tramonto / equilibristi / scrittori di commedie’; come tutti coloro che cercano iper-soluzioni per dare un senso a sé e al mondo, e necessariamente falliscono, non può essere altro che una caricatura o un pazzoide.
D’altra parte, sembra dire Bernhard - che si autodefinisce ‘maestro dell’esagerazione’ -, questa ricerca va comunque compiuta, chi non la compie è uno schiavo: delle abitudini, o dell’alcool, o di qualcun altro.
Innamorato di Bernhard di cui anni fa ha interpretato e diretto “La forza dell'abitudine”, Alessandro Gassman si pone di fronte a questo testo con libertà assoluta, prendendolo sorprendentemente contromano, ma proprio per questo rimanendo fedele allo spirito profondo della pièce se non al testo parola per parola. Il risultato è un grottesco nero dove si ride e si sorride come se per Gassman nella comicità, nella risata, nei qui pro quo si rivelasse con forza inequivocabile la profonda tristezza, anzi la tragicità quotidiana di un'esistenza che ormai si esprime, quasi estranea a se stessa, in rapidi e inquietanti giochi di parole con cui Bernhard si diverte formulando all'incontrario alcuni celebri affermazioni kantiane.


 

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