mercoledì 14 dicembre 2011

Silvio Orlando - "Il nipote di Rameau" intervista - parte 1

Due serate per Silvio Orlando al Teatro Asioli di Correggio, protagonista e regista de Il nipote di Rameau di Denis Diderot. La prima sorpresa è il testo, un dialogo satirico del Settecento ma attualissimo, in cui Diderot  incontra Jean Fracois Rameu, nipote del famoso muscista. E’ l’incontro fra il filosofo virtuoso, interpretato da un misurato Amerigo Fontani, ed il cortigiano servile e vizioso che diverti i ricchi borghesi da cui è mantenuto, adulatore e abile con le parole, un ironico e incontenibile Silvio Orlando. E’ abile Rameau sà parlare e conosce la natura umana, mescola altezza e bassezza, miseria e nobiltà, in un divertente gioco dei contrari che sembra spaventosamente attuale e che lascia impotente e a tratti affascinato lo stesso Diderot. Incontro Silvio Orlando prima dello spettacolo, è molto disponibile e parla volentieri dello spettacolo e di teatro. Preferisco lasciare raccontare a lui (mi piace molto questo ruolo, quasi di raccoglitrice le storie)
Come mai la scelta di questo testo?
“E’ stata una forte esigenza che mi ha portato a occuparmi di Rameau E’ partito dalla lettura di un editoriale di Eugenio Scalfari su Repubblica che parlava di questo saggio che io ricordavo di aver letto da adolescente. Diderot fa parte del bagaglio dell’attore - non foss’altro che per il paradosso sull’attore -  e me lo sono andato a rileggere. Al di là dello spunto iniziale di invettiva politica, il testo mi ha dato lo spunto per questo personaggio di servo convinto, cortigiano senza speranza per raccontare un po’ il malcostume italiano. Mi è nata l’esigenza attraverso Rameau di parlare di me o non  l’avrei fatto: la satira politica è una cosa che non mi piace, è come additare gli altri al pubblico ludibrio. C’è un pezzo di questo personaggio che mi appartiene profondamente ed è quello che mi interessa portare in scena: ciò a cui siamo disposti a rinunciare di noi stessi per fare carriera per avere delle scorciatoie che ci portino più velocemente ai nostri obbiettivi o a dar forza alle nostre idee. Perché spesso per dar forza alle nostre idee occorre passare attraverso canali in mano a uomini potenti che usano e gestiscono quel potere in maniera discutile. Si apre il dibattito di quali mediazioni sono sane e quali no e fino a che punto è sana o è una distorsione. E’ il ritratto di quello che siamo diventati in Italia e anche di quello che sono diventato io. Da qui abbiamo preso lo spunto per mettere in scena il personaggio!”
Cosa le piace di Rameau il suo personaggio?
Mi piace perché è malvagio senza riscatto senza se e senza ma, però in questa sua malvagità mantiene una carica di vitalità che lo rende seducente e quindi ancora più pericoloso in questa sua simpatia che nasconde cose anche terribili. Tutto quello che noi diciamo è contenuto nel testo, che è almeno 5 volte più lungo del materiale che abbiamo utilizzato e abbiamo rispettato tutto ciò che era scritto. Ci interessava far capire che la sua pretesa di potere, smesso il lavoro di cortigiano, riprende la propria umanità è fasulla; cerchiamo di dimostrare che se uno è servo lo è 24 ore su 24 e per tutta la vita.”

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