mercoledì 30 novembre 2011

"Ai Migranti" intervista ad Elena Burani - 1 parte

Sabato sera al Teatro Asioli di Correggio prima dello spettacolo “Ai Migranti”  che mescola danza, teatro e nuovo circo. Abbiamo chiesto all’artista reggiana Elena Burani, acrobata aerea e danzatrice del collettivo 320chili, di raccontarci qualcosa in più dello spettacolo e del suo percorso. E’ giovane, piena di entusiasmo e determinata.

Il collettivo è formato da 6 artisti: Fabio Nicolini, Florencia Semestri, Francesco Sgro, Piergiorgio Milano, Roberto Sblattero ed Elena Burani appunto.

Come definite il vostro lavoro?
Lo definiamo come circo-teatro-danza, è una ricerca artistica legata al corpo e alle sue espressioni. Il collettivo è formato da 6 persone che hanno iniziato con il circo contemporaneo, contaminato da danza e teatro. Nei nostri spettacoli c’è sempre una drammaturgia, dei personaggi definiti, una grande attenzione alle emozioni. Ciascuno si è poi specializzato, chi in danza contemporanea, chi in circo, in acrobatica, in teatro: tutti elementi che mescoliamo in forme contaminate.

Com’è nata la passione per il circo?
La mia passione è nata a Madrid nel 2001 dove facevo laboratori per bambini. Utilizzavo le tecniche che imparavo dagli artisti di strada per fare animazione. Lì ho frequentato la scuola di circo CarAMpa. Tornata in Italia ho cercato di continuare e nel 2003 mi sono iscritta alla Scuola di circo FLIC a Torino. La mia passione per il movimento è precedente: fin da bambina avevo i trapezisti nel mio immaginario, pur non provenendo da una famiglia circense. Roberto invece è nato da artisti di circo e lì ha vissuto fino a sei anni. Anche per lui il ri-avvicinamento al circo è avvenuto con l’arte di strada.

Com’è nato il Collettivo320chili di cui fa parte?
Ci siamo conosciuti tutti alla scuola Flic, chi come insegnante, chi come allievo. Dopo il primo anno è nato il Collettivo ed il primo spettacolo. Poi alcuni hanno approfondito altre strade, legate alla danza, ma il circo te lo porti dietro nella potenza dei gesti e nella forza degli allenamenti. Tutti siamo interessati al lato umano della ricerca sul movimento: ci interessa parlare di umanità: fragilità, paura, forza,. Non puntiamo alla spettacolarità o all’immagine. Per noi è importante trasmettere emozioni partendo dall’umano.

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