giovedì 24 novembre 2011

La resistibile ascesa di Arturo Ui a Correggio

Martedì sera la Dott.ssa Rita Carrozza, assessore alla cultura, ha dato inizio alla nuova stagione del Teatro Asioli di Correggio che festeggia 10 stagioni di attività dalla riapertura del 2002 dopo i restauri del terremoto. Un percorso che con 250.000 presenze fa di Correggio il secondo teatro della provincia dopo quello cittadino. E’ un investimento  per le generazioni future dal valore difficilmente quantificabile ma che concorre a creare e mantenere creatività e cultura nella comunità. Ad inaugurare la stagione lo spettacolo “La resistibile ascesa di Arturo Ui” per la regia di  Claudio Longhi ed un grande protagonista : Umberto Orsini.

Canzoni, musica, cabaret e farsa per la lezione di Storia di Bertolt Brecht, che attraverso l’America dei gangster e di Al Capone racconta al mondo come sia stata possibile l’ascesa al potere di Hitler in Germania e mette in guardia sulla possibilità che la storia ed il capitalismo possano generare altre situazioni simili. Musical e lustrini evocano e prendono in giro l’immaginario della Germania del nazismo e degli anni 30. Poderoso il lavoro sul testo e sulla ricerca di musiche e canzoni  ad autori vicino a Brecht: Kurt Weill con l’Opera da due soldi in primis. Un grande lavoro fisico per quasi tre ore di spettacolo. Umberto Orsini è Arturo Ui, protagonista trasformista, che da gangster rozzo diventa Fuhrer trascinatore di uomini. E’ l’arte a operare la trasformazione, in una sorta di autoaccusa della società tutta, artisti inclusi. E’una poetica e critica visone  di metateatro, in un gioco di specchi in cui Orsini attore insegna portamento, dizione, retorica ad un Ui pronto al cambiamento; è il discorso di Antonio del Giulio Cesare di Sheakespeare a segnare la trasformazione. Sul palco una compagnia di giovani e talentuosi attori che spaziano da recitazione, musica e canto fra cui spiccano Lino Guanciale e Luca Micheletti sempre al fianco di Orsini-Ui.
Nonostante la farsa tutto pare insopportabilmente vicino e attuale: l’incapacità di gestire la crisi del capitalismo, le commistioni fra potere economico e politico, la spirale crescente di violenza. Questo può anche essere un limite dello spettacolo - il fiato dell’attualità - e nel foyer si parla tanto di politica, ma probabilmente a Brecht non sarebbe spiaciuto.

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