giovedì 17 novembre 2011

Umberto Orsini- Arturo Ui : conversazioni sul teatro

Umberto Orsini ha inaugurato la stagione del Teatro Asioli di Correggio  con lo spettacolo “La resistibile ascesa di Arturo Ui”, testo di Bertolt Brecht  con  la regia di  Claudio Longhi. Lo abbiamo incontrato prima della Prima, reduce dal successo di pubblico ottenuto a Modena.

Foto Tiziano Ghidorsi
Portare in scena Bertolt Brecht in questo momento: una scelta casuale o voluta ?
“Io questo spettacolo lo volevo già fare 7 anni fa. Non è una scelta legata a questo particolare momento. Volevo un Brecht  storicizzato, un gangster con le sembianze di Hitler, perché ritengo che con la distanza si possa osservare meglio, come allo specchio. E’ sicuramente una scelta legata alla qualità del testo: considero Brecht un grande classico. E’ stata decisiva la volontà  di ERT e di Teatro di Roma di voler fare qualcosa insieme di qualità. Lo spettacolo è complesso: 12 attori sul palco, una drammaturgia difficile, 40 personaggi, il recupero delle musiche da ambienti e autori intono a Brecht, Kurt Weill in primis; tutto questo crea un effetto Cabaret, ma con la C maiuscola, uno spettacolo scherzoso, allegro ma con una risata cinica, amara. Brecht ricorda  che la storia è un ventre che può ancora partorire simili mostri e punta col suo teatro politico e sociale a far pensare lo spettatore. Questa è una cosa in comune,  anch’io vorrei che lo spettatore uscisse da teatro diverso da come ci è entrato.”

Una grande produzione

“Le produzioni grandi sono in questo momento un privilegio per via dei tagli, ma fortunatamente ci sono abituato: lo scorso spettacolo, “La Tempesta” vedeva in scena 10 attori. Ma non è facile fare una grande produzione e gestire tante persone”

La scelta del suo personaggio?

“Scelgo ruoli che non mi somigliano, lontani da me. Arturo Ui è sicuramente un ruolo importante, complesso”.

In scena una compagnia affiata di giovani attori, come si è trovato?

“Mi piace molto lavorare con realtà diverse dalla mia – come in questo lavoro o quello con Pippo Delbono. Sottolineo che si tratta di giovani “con la patente”, attrezzati e pronti a sostenere ruoli e spettacoli impegnativi”

Quale futuro per il teatro in questo momento difficile?

“Le realtà cittadine e provinciali devono capire che non si tratta di un semplice taglio; il teatro non è una cosa inutile. Nelle città deserte raduniamo persone che hanno fede, voglia, curiosità: è un rito importante e se ne perdiamo l’abitudine ne perde la società che verrà dopo e che sarà peggiore. Il teatro è antichissimo, sono rimasti testi della Grecia antica, mentre i nomi di tanti politici si sono persi nel tempo”

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