giovedì 20 gennaio 2011

Elio Germano: intervista e conversazione sul teatro


Incontro Elio Germano al Teatro Asioli a  Correggio prima dello spettacolo “Thom Pain”.

Qual è il tuo rapporto con il teatro?

“A 14 anni mi sono iscritto ad una scuola di teatro, ho cominciato facendo una scuola professionale. All’inizio non era per fare un mestiere ma come pratica di lavoro su se stessi, una specie di hobby, sport o passione. Portando avanti la scuola è diventato un lavoro, prima molto saltuario, in una fase fra i 16 e i 18 anni in cui me lo potevo permettere. Poi sono capitati i provini, crescendo ho poi cercato di vivere con questo mestiere e con la preparazione che avevo. Le prime cose che sono capitate erano legate alla televisione e alla pubblicità, quando ricapitava il teatro non potevo più prenderlo in considerazione  perché erano sempre tournée lunghe che mi precludevano le altre attività. Ho imparato solo dopo la recitazione nell’audio-video. La scuola che ho fatto è quella del teatro e, quando ho avuto la possibilità, ho fatto piccole produzioni, cose performative un po’ particolari, in spazi e tempi limitati. Questa è prima volta che torno a fare una tournée lunga ed è la prima volta con un monologo.”

Lo spettacolo Thom Pain: i testi contemporanei sono poco rappresentati in Italia, come mai questa scelta?

“Cercavo un motivo vero per tornare al teatro, avevo il tempo, e, visto che l’impegno è grosso,  volevo qualcosa di importante per me e la mia storia, qualcosa con un senso, che mi sarebbe davvero piaciuto fare. Dopo un po’ di testi mi è stato sottoposto questo e dentro ho trovato delle cose che sentivo molto interessanti da raccontare tramite me e da portare nei teatri. Il premio a Cannes ha aiutato a trovare gli spazi, a portare in giro il testo ed avere più pubblico di quanto uno non si aspettasse all’inizio. Perché non si fa il teatro contemporaneo? Serve qualcosa che le persone vadano a vedere e se fai qualcosa che non conoscono è difficile A meno che non ci sia un nome trainante, com’è capitato quest’anno con me col fatto del premio. In un'altra stagione non avremmo fatto tutte queste date. Non è che le persone non amino i testi contemporanei, non è data la possibilità di metterli in scena per motivi economici”

Il teatro dà più libertà?


“Non lo so, secondo me è una cosa che dipende da una serie di variabili. A volte la maggiore libertà sta nel fare, con un grande piacere e una grande leggerezza, un lavoro a disposizione di qualcuno piuttosto che farsi carico di ansie, preoccupazioni e stress in più. Sicuramente nella scelta del testo a teatro si è più liberi. Io mi sento molto libero in soluzioni lavorative in cui mi è data grande libertà espressiva e sono rassicurato dal fatto che so che c’è un regista e poi un montatore che faranno una selezione del mio lavoro.”

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