martedì 11 gennaio 2011

Fahrenheit : la diretta radio dal Teatro Cavallerizza a Reggio


Marino Sinibaldi è stato ospite e al contempo padrone di casa al Teatro Cavallerizza a Reggio Emilia Venerdì 7 Gennaio, per una lunga diretta radiofonica, uno speciale di “Fahrenheit”, programma di Rai 3, in occasione dei festeggiamenti ufficiali per il Tricolore. Un momento di riflessione, condivisione, musica e spettacolo con un gruppo di personaggi di spicco del panorama culturale: Nadia Urbinati, Lucy Riall, Emilio Franzina, Gianni Oliva, Arianna Arisi Rota, Elena Pirazzoli, Giuseppe Caliceti, le Mondine di Novi, Carla Rinaldi, Maurizio Maggiani, Mimmo Cuticchio, Renzo Galletto, Maurizio Festanti, Andrea Paggiaro e Massimiliano Panerari.

Il “cunta-storie” Mimmo Cuticchio ha narrato l’impresa dei mille e Garibaldi, da Genova alla Sicilia, una sorta di racconto epico e popolare, “O a Palermo o all’inferno”,  in un misto di dialetto e italiano cadenzato, molto evocativo. Numerose le fonti di questo cunto: dalle memorie dei garibaldini ai giornalisti al seguito dell’impresa.

Alle Mondine di Novi invece il compito di far riflettere e considerare i brani di una tradizione musicale ricca, profonda e anche allegra e popolare.

Ci si è interrogati se il Tricolore sia ancora un simbolo condiviso, un collante fra idee diverse, se è sentito davvero come “di tutti”. Se l’istituzione deve ribadire che il Tricolore esiste, come è accaduto ultimamente, vuol dire che il suo valore simbolico è messo in dubbio. Anche la televisione, che in passato aveva unito il Paese e diffuso l’uso dell’italiano, ora invece si fa portatrice di istanze e spinte centrifughe, che portano a sentirsi sempre meno comunità nazionale e ad essere meno consci di ciò che succede nel Paese. Ma il Tricolore è nato come simbolo dell’opposizione e rivoluzione nei confronti dei regimi vigenti, per cui la messa in discussione è un segno positivo, vitale: essere italiani è qualcosa di ancora vivo, in divenire, non è solo un’istituzione. 

Da qui si è partiti a raccontare la storia della bandiera, alla ricerca di legami col presente. Il Tricolore nasce come un simbolo di liberazione durante la Repubblica Cispadana istituzionalizzata a Reggio Emilia il 7 Gennaio del 1797, molto prima che esistesse uno stato o una nazione. E’ un simbolo politico di qualcosa che non c’è, con davanti a sé un percorso militare. Entra in clandestinità dopo la Restaurazione e accompagna le guerre e i moti di unificazione. Quando finalmente si forma lo Stato, non c’è nazione: l’Italia manca di una lingua, di una storia, di simboli e strutture comuni. Si opera un recupero di momenti storici per costruire una sorta di memoria impropria, rimaneggiata, tanto è arida la storia vera di un passato comune. Tutti gli episodi vengono tratti da momenti di guerra che legano la patria al mondo militare, come i Vespri Siciliani o la battaglia di Lepanto. Anche al Tricolore stesso vengono attribuiti a posteriori significati profondi e poetici, quando si è trattato di una variante del modello francese. Inoltre sul campo bianco gli elementi sono cambiati più volte nel tempo, dallo stemma sabaudo al motto della repubblica romana. Il Tricolore diventa un simbolo forte e molto utilizzato di “promozione unitaria”. Durante il Fascismo si ha uno slittamento del senso della bandiera verso un nazionalismo oppressivo. Occorre tempo poi per riappropriarsi della bandiera, per allontanarsi da un’idea di nazione che si deve affermare con la forza,  da una patria nazionalista. Diventa arduo trovare date simboliche comuni ed il senso di appartenenza al paese e ai suoi simboli rimane debole.

Tornando ad oggi un segno rimane stridente: se in passato la bandiera era contesa,  partigiani e fascisti combattevano entrambi con il Tricolore, adesso invece è messa in dubbio, anche il Presidente Napolitano, nel suo discorso al Teatro Valli, ha sottolineato che niente deve trattenere le istituzioni dal festeggiamento del 150° anniversario. Il senso di appartenenza diventa forte o all’estero, tanto che spesso è stata l’emigrazione a rendere italiani, o in occasioni sportive.

C’è spazio anche per parlare di cittadinanza del bambino con Carla Rinaldi, presidente di Reggio Children, ma soprattutto per l’italianità vista dagli occhi dei bambini stranieri immigrati che porta a riflettere sulla possibilità di un ulteriore cambiamento del senso, ovvero di come simboli nati per sancire il valore della differenza possano diventare simboli di inclusione attraverso un senso di comunità condivisa.

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