sabato 29 gennaio 2011

intervista Alessandro Haber, Alessio Boni e Gigio Alberti - 2 di 4


Chiediamo poi i motivi del successo dei testi di Yasmina Reza, premiatissima autrice francese. Gli attori si litigano i suoi ruoli e Polanski sta lavorando sul film tratto dal testo precedente,”Il dio della carneficina”.

Alberti: “E’ un teatro dove l’attore ha una grossa parte nello svolgersi dello spettacolo e nello stesso tempo è sostenuto dalla macchina narrativa che lei ha costruito. Il testo ti porta e fai bella figura,  ma c’è bisogno di attori di personalità. Il testo sembra uno spartito musicale tanto è preciso ed incisivo in ogni pezzettino, con ritorni e richiami a costruire quello che arriva dopo.
C’è l’abilità dei francesi nella costruzione delle commedie: leggere, godibili ma con un problema che ti trovi addosso ogni giorno anche tu, che coinvolge e suscita situazioni comiche.

Haber: “Alla  prima lettura del testo avevo capito che era divertente, però ho scoperto poi facendolo e provandolo quanto è profondo. Soleri è stato molto bravo ad individuare situazioni, toni e battute che scavano nella psicologia dei personaggi. La scrittura è molto francese, in punta di piedi, noi abbiamo reso il testo un po’ più viscerale e aggiunto latinità. Noi italiani siamo più espressivi e passionali. Credo che alla Reza piacerebbe moltissimo il risultato.”

Boni: ” Credo sia molto difficile, come diceva Moliere,  parlare e fare ironia su se stessi  e sul mondo in cui si vive. Lei invece ha questa capacità e lo fa con grande perizia. E’ inoltre un processo verso un teatro per la gente comune, meno settario ed elitario, moderno e  più vicino all’esperienza quotidiana. Fra l’altro è  quello che voglio fare io: portare il pubblico a teatro.”


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