martedì 18 gennaio 2011

Thom Pain: recensione


Attesa Martedì 11 Gennaio al Teatro Asioli di Correggio per vedere in scena Elio Germano, vincitore della Palma d’oro a Cannes, e per il testo di Will Eno “Thom Pain- basato sul niente”, famosissimo negli Stati Uniti. 

Inizio accattivante: a luci spente, nel buio totale, Thom Pain inizia il suo monologo, interrogandosi sul significato della paura. Da quel momento la sua principale preoccupazione è intrattenere, “trattenere” l’attenzione del pubblico su di sé, con storie incredibili e contraddittorie, barzellette, giochi di prestigio, scendendo in platea, cercando di coinvolgere gli spettatori in scherzi e riflessioni. Il pubblico sta al gioco, in una sorta di spettacolo semi-aperto, dove tutto è invece orchestrato con cura. Thom Pain sembra raccontare frammenti di storie casuali, inventate, inverosimili e surreali, la perdita dell’infanzia di un bambino a cui muore il cane, una storia d’amore finita, un mondo di traumi e delusioni. Solo nel finale, in una sorta di confessione, si scopre che sono i frammenti della sua tragica storia e forse la paura su cui si interrogava all’inizio è la solitudine.
Da questo farneticare emergono i traumi dell’esistenza, il male di vivere, ma il tutto è reso con un linguaggio decisamente basso, quotidiano, infarcito di parolacce e di riferimenti americani che scoraggiano l’immedesimazione per una parte del pubblico, ma che risulta gradito ai molti giovani in sala. Ci sono i sintomi di un malessere profondo, che tutti abbiamo in misura diversa incontrato, ma toccati come luoghi comuni, senza poesia e senza tanta riflessione. Thom Pain non spiega, non analizza, non cerca soluzioni.
Elio Germano è credibile, bravo nel cambiare costantemente i toni. Cosa non semplice perché Thom Pain è una voce che ha bisogno di attenzione ed è disposto a dire tutto e il suo contrario: spiazzante e cinico, leggero e infantile, passa dalla commedia alla tragedia, farebbe di tutto per farsi accettare ed ascoltare. Racconta visioni confuse, che diventano memoria, fra passaggi repentini di tono e di genere, come uno “stupido sparasentenze che si perde nei suoi discorsi” ma che ce la sta mettendo tutta. E occorre mettercela davvero tutta per mantenere credibili questi continui capovolgimenti, scherzi, in un farneticare da un opposto all’altro che manifesta tutto il suo disagio: imbarazzi, contraddizioni, ironia, ansia di intrattenere che nascondono una solitudine profonda ed il bisogno degli altri.

(spettacolo visto 11/01)

Nessun commento:

Posta un commento