giovedì 27 ottobre 2011

Lettera di Bergonzoni al Teatro Valle

"Ci obbligano a pensare che la cultura e lo spettacolo debbano essere evasione e non
pensiero, coscienza e creazione. Ci obbligano a credere che siano intrattenimento e
passatempo e non cultura, perché non vogliono solo chiudere i teatri ma le teste.
Le anime, le intelligenze. Vogliono chiuderci le idee a suon di mezzi di distrazioni di massa.

La cultura dipende dalla coscienza, dall'arte dell'anima che porta alla metamorfosi, ai
 cambiamenti.

Dobbiamo allevare le nostre teste, le nostre intelligenze a dire NO, a cambiare linguaggi,
a cambiare codici, a far pensiero. Poi parliamo di politica, di amministrazioni,
di manovre, di comuni, di province, di enti. Dopo.
Se siamo arrivati a pensare che investimento è ciò che produce, quindi soprattutto denaro,
è perché non sappiamo investire nell'arte del pensare, dell'inventare, ma siamo sepolti
dall'imitare, parodiare, scherzare, fare il verso. Non dai versi, quelli dei poeti.
Fare il verso. La satira la lascio a due tre grandissimi che la sanno fare.
Per il resto iniziamo a spegnere l'inguardabile, l'orrendo, il solito, il poco.
Cominciamo ad accendere i riflettori per riflettere, sotto le pensiline a pensare.
Si chiamano pensiline perché non ci piove, dobbiamo pensare.
Non è innocuo il vuoto, il niente, il pericoloso. E' pericoloso. E' pericoloso, non è innocuo.
 E' una forma di idiozia, abitua all'assuefazione, abitua ad accontentarsi, a riderci sopra e
intanto ci mettono sotto.
Cosa succede a forza di puppe, di secchioni, di cazzeggio, di parodie?"
da Lettera al Valle di Alessandro Bergonzoni

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