mercoledì 1 dicembre 2010

Conversazioni: Laura Curino alle radici del teatro di narrazione


Laura Curino, stanca ma solare, dopo lo spettacolo parla del teatro che è per lei un incontro di persone vive, che crea scambio e comunità, un luogo di riflessione sul mondo, che attraverso il racconto e la condivisione prepara a vivere ciò che può accadere. Racconta i suoi inizi, con il Teatro Settimo, la compagnia di cui ha fatto parte per 25 anni, che da subito ha sperimentato il linguaggio della narrazione. Gli spettacoli procedevano per composizione d’immagini, ma accompagnando lo spettatore con un racconto semplice e decifrabile. Ci sono componenti diverse che hanno fatto arrivare a questo. Innanzi tutto si veniva dalla Post-avanguardia, che credeva non ci fosse più nulla da dire. Nascevano nuove forme di spettacolo, il teatro danza, quello postmoderno, il teatro di gruppo che affidavano all’immagine o all’azione e non alla voce il potenziale comunicativo. Per loro invece lo spettacolo aveva al centro un testo intelligibile e comunicabile e una comunicazione calda e reciproca con il pubblico, una con- passione e un con-patire insieme.
Ci sono altri elementi che hanno portato a questo: la frequentazione del teatro popolare, un forte valore del dialogo, della comunicazione fra le persone legato ad una città, Torino, che in quegli anni aumenta del 42% la popolazione. E’ gente senza cose, ma che ha portato tensione verso lavoro e racconti che arrivano da tutta l’Italia. Si aggiungono altre esperienze, alcune decisamente personali: una nonna bravissima a raccontare, l’esperienza forte del teatro ragazzi, la radice comune del teatro sociale nelle piazze, con gli anziani, un teatro che ha dovuto scambiare molto prima di darsi sul palco, la pratica dei laboratori aperti. Non nasconde l’importanza della formazione classica, della frequentazione con la letteratura, il cinema e l’arte. Pensa che il cinema in questi anni ha insegnato a raccontare: è un linguaggio di sintesi e di dialogo potente. Lei per prima si è abituata a pensare il ritmo del racconto come cinema e mentre racconta una cosa, lei la vede, come un film.

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