venerdì 1 aprile 2011

Intervista: Ugo Pagliai parte 1

Incontriamo Ugo Pagliai prima dello spettacolo “Aspettando Godot” al Teatro Asioli di Correggio. Lo spettacolo, per la regia di Marco Sciaccaluga, lo vede per la prima volta collaborare con un altro grande attore del teatro italiano, Eros Pagni. Il regista ha voluto infatti due Re Lear ad interpretare i due barboni, Vladimiro ed Estragone, protagonisti del testo di Samuel Beckett.

Portate in scena “Aspettando Godot” di Beckett, un testo che è diventato  un classico della contemporaneità, tante le letture e le interpretazioni, qual è la Sua?
“Fortunatamente abbiamo avuto un regista Marco Sciaccaluga che ha fatto uno spettacolo “diverso” da tutti gli altri. In passato il testo è stato appannaggio di gruppi di giovani che con il loro coraggio e talento hanno fatto un discorso sempre sul pessimismo della vita: hanno visitato per lungo e largo il cliché beckettiano, con una resa molto stentorea e pause lunghissime. Invece il nostro è quasi un inno alla vita. C’è l’attesa, ci sono questi due disgraziati, che si compensano a vicenda, ci sono  interrogativi e dialoghi, a volte anche astratti ma a volte con squarci, visioni importanti che ci fanno pensare alla nostra epoca.  E’ sempre il testo integrale che rispetta le cadenze e i dialoghi di Beckett.  Ognuno poi è entusiasta del lavoro che sta facendo e noi lo siamo, fra l’altro abbiamo dei riscontri notevoli.”

Qual è stata la difficoltà maggiore?
“Inizialmente è difficile memorizzare questo tipo di testo perché c’è ripetitività, non ci sono legami, ma la cosa importante è seguire un pensiero e ricollegarlo a quello che viene dopo.
Il rapporto fra i due protagonisti è meraviglioso: uno non può fare a meno dell’altro. Il mio personaggio Estragone chiede sempre da mangiare e l’altro gli dà una carota, una rapa, lui non sa nulla, è visionario, è quello che soffre di più, è malato e quindi l’altro gli fa da padre e da madre, come anche lui all’altro. Sono due persone che litigano o si dicono cose crudeli, però non possono fare a meno di vivere l’uno senza l’altro. Sul palco non avviene nulla: ci sono questi due che aspettano Godot che può essere la vita, la morte, Dio, tante cose. L’importante però è aspettare e quindi vivere, inventarsi la vita: c’è questa volontà dell’attesa che è bellissima.”

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