venerdì 15 aprile 2011

La città ha fondamenta sopra un misfatto

Teatro Herberia
mercoledì 20 aprile 2011, ore 21

LA CITTA' HA FONDAMENTA SOPRA UN MISFATTO



libero adattamento e libere interferenze civili da Medea. Voci. di Christa Wolf
un progetto di Giuliana Musso
con la collaborazione di Nicoletta Oscuro

con Giuliana Musso, Nicoletta Oscuro, Massimo Somaglino, Riccardo Maranzana e con Hugo Samek, percussioni

primo studio

Medea, come ce la propone Christa Wolf nel suo romanzo "Medea. Voci" ci racconta di come la nostra "città" abbia fondamento su un terribile misfatto: la violenta espulsione delle nostre antenate dai ruoli di guida delle comunità e la consegna dei nostri destini nelle mani di una leadership esclusivamente maschile.  La stessa leadership che commissionò ad Euripide la riscrittura del mito di Medea. Le tracce del mito precedenti al lavoro di Euripide non raccontano dell'infanticidio da parte della madre, semmai l'uccisione dei bambini da parte della città. Al grande poeta dunque il compito di ribaltare la storia per assolvere la città e degradare la figura autorevole e sapiente della principessa straniera al rango di primitiva, passionale, sfrenata e sanguinaria. Una straordinaria opera di cosmesi di stato che al paragone fa impallidire per efficacia e qualità poetica le nostre fiction dalla trama edulcorata e compiacente in prima serata tv.
E voi volete davvero ancora sentirvi raccontare la storia di Medea di Euripide? Di quella madre pazza e gelosa che ha ucciso i figli? Volete sentirla declinare in tutti le possibili forme del contemporaneo purché sia la stessa storia? Volete credere che oggi in Italia le donne godono di rispetto e autorevolezza? Che sia un fatto naturale che non vi sia mai stata una donna a capo del governo o della repubblica? Volete credere che "poi però le donne al potere sono peggio degli uomini"? Che una donna ha il dovere di essere bella? Che un uomo mite è una femminuccia? Allora potete anche credere che chi vince la guerra ha ragione. Che mandiamo i nostri ragazzi a morire in guerra perché li amiamo. Che le mani o il membro di un vecchio satrapo come Creonte sul corpo di una ragazzina ancora minorenne la rendano felice. Potete continuare ad adorare l'immagine di un dio maschio e potente che genera un figlio maschio. Se volete potete ancora continuare a pensare che il modello culturale che ha preso in ostaggio le donne e che ci guida verso il baratro sia l'unico possibile.
L'opzione morte in fondo non è che una scelta.

All'origine Dio era femmina e permeava tutto ciò che nella natura vive e muore. Femminili erano i misteriosi poteri della natura che generano ciclicamente la vita, la morte e ancora la vita. Dalla preistoria fino a pochi millenni prima di Cristo, gli esseri umani che ci hanno guidato verso la civiltà erano femmine. Quelle madri, assieme ai loro figli, hanno sviluppato le capacità della proprie menti facendo leva su una razionalità che integra sentimento e pensiero, che percepisce la vita dell'altro (i figli) come parte di sé, e di conseguenza il benessere individuale come non disgiunto dal benessere della comunità. Il modello culturale a dominanza femminile diede impulso a sistemi sociali pacifici e molto progrediti che si organizzavano attorno ad uno unico scopo: la protezione, il sostentamento, la cura del vivente. Le madri hanno regalato al genere umano la civiltà perché esse non potevano non scegliere l'opzione vita!

Purtroppo, tra il 4500 e il 1500 a.C la nostra evoluzione culturale fu interrotta e drasticamente deviata: da allora noi viviamo in un modello di società androcratica, ossia guidata dai maschi, che si costituisce attraverso rigide gerarchie di potere, usa la violenza come principio di giustizia, adora un dio che abita nel supramondo, impone la supremazia della ragione sui sentimenti, dell'anima sul corpo, dell'ideale sul concreto, del maschile sul femminile.

Medea si colloca in quel momento tragico di svolta della storia umana: quando Dio ha cambiato genere, quando le società umane, rette dalle donne e dai loro figli e fratelli, furono travolte e sovvertite dall'irrefrenabile violenza dei padri che imposero un modello culturale fondato sul dominio e assicurato dall'uso brutale della forza. Da quel momento in poi le madri sono state espulse dal governo delle comunità, le menti femminili prese in ostaggio dalla violenza perpetuata sui loro corpi, i figli sacrificati alla nuova ragione di stato. Il modello culturale a dominanza maschile che ci ha plasmati tutti, uomini e donne, e che tuttora abita le nostre menti e ci guida, non è capace di integrare pensiero e sentimento, corpo e anima, vivente e divino. È un pensiero irrazionale, ci sta conducendo all'autodistruzione, è inequivocabile espressione dell'opzione morte!
Giuliana Musso

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