mercoledì 11 gennaio 2012

Arriva Paolo Poli, porta Il mare a Correggio

 
consulenza musicale Jacqueline Perrotin
coreografie Claudia Lawrence

La stagione di prosa del Teatro Asioli di Correggio riprende venerdì 13 e sabato 14 gennaio (ore 21) con Il mare, spettacolo in due tempi di e con Paolo Poli tratto dai racconti di Anna Maria Ortese.
I racconti di Anna Maria Ortese - composti nel lungo arco di tempo che va dagli anni trenta ai settanta, affiancando la produzione dei grandi romanzi - riflettono sorprendentemente la complessa personalità dell’autrice. Storie quasi senza storia che dipingono una realtà tragica come attraverso un sogno. Spesso sono stati paragonati al fantastico viaggio dantesco nell'aldilà. Ad una rilettura odierna sembrano piuttosto rievocare la teatrale tenerezza del Tasso o la cinematografica leggerezza dell'Ariosto. Gli avvenimenti narrati sono visti attraverso il ricordo struggente: l'infanzia infelice, ma luminosa, l'adolescenza insicura, ma traboccante, l'amore sfiorato, ma mai posseduto; ci restituiscono figure e figurine di una italietta arrancante nella storia.
Lo stesso Paolo Poli dice di Anna Maria Ortese che è “una scrittrice considerata triste e lagnosa, invece nei suoi lavori c’è una grande ironia che mi affascina. Quello della Ortese è un humor pazzesco, nascosto, sottile. Ho sempre amato la Ortese, una delle poche scrittrici che nel secolo scorso riuscì ad imporre la sua arte in un campo tutto maschile come era la nostra letteratura di quel momento”.
Sono 50 anni che Poli mette in scena grandi autori della letteratura di ogni tempo: da Apuleio a Gozzano, fino ad arrivare a Goffredo Parise con il recente spettacolo “Sillabari”. ”La letteratura – dichiara Poli - mi è confortevole, perché grazie a essa posso dimenticare la mia figura borghese. In Il mare, però, un ruolo importante lo ha anche la musica: i racconti che recito sono stati scritti tra gli anni 30 e 70 e per far capire al pubblico in quale epoca storica si trova a ogni cambio di personaggio, faccio ascoltare delle canzonette, che altro non sono se non sciatta letteratura. Ma mischiare l’alto con il basso mi è sempre piaciuto.”
Paolo Poli ha 81 anni ma si comporta come se ne avesse 20: per la vitalità, la versatilità, la curiosità, la voglia di giocare con il suo pubblico, quello che lo segue fedelmente da anni e quello nuovo, che lo ha incontrato magari da poco ed ha imparato ad apprezzarne l’indubitabile originalità e la capacità di destreggiarsi fra un'ironia contagiosa e beffarda e un'assoluta mancanza di narcisismo, fra la lucidità di un impagabile sguardo d'insieme e la voglia di rompere le uova nel paniere a chi cerca di mimetizzarsi.
Poli non è buono, è tremendo, non ne fa passare una, per questo ha saputo raccontarci per tanti anni con uno spiazzante, invidiabile humour i moltissimi vizi e le scarsissime virtù di un'Italietta permissiva nella moralità (ovviamente per sé) ma durissima nella conservazione dei propri privilegi. Lo fa anche in Il mare, una cavalcata fra canzoni, balletti, assolo, prese in giro, giochi di parole, doppi e tripli sensi che - con l'aiuto dei suoi quattro boys che si trasformano assai spesso in girls - coprono quarant'anni della storia del nostro Paese con storie di piccola gente che insegue l'amore, il lavoro, che cerca un modo mai violento per cercare di rendere meno dura la vita dura che gli è toccata in sorte. La personale "via" di Poli per dire la sua sui 150 anni di vita dell'Unità d'Italia, di cui assume addirittura le fattezze, sia pure prendendone solo uno spicchio, è fatta di battute fulminanti, gesti inequivocabili e altrettanto inequivocabili ammicchi, ma senza mai perdere di vista quel divertimento leggero, quell'umanità indulgente che sta da sempre alla base del suo stile. Cambiando come Fregoli abiti, parrucche, cappelli e addirittura sesso, con un teatro en travesti mai baraccone, ma di grande finezza e intelligenza, Poli riempie i suoi personaggi, quasi sempre femminili, di un'umanità stralunata e inquietante, di una delicata comprensione, senza identificarsi in loro, anzi osservandoli dal di fuori per meglio riprodurli.
Dentro le scene multicolori firmate da Emanuele Luzzati anni fa e che accompagnano da tempo gli spettacoli dell'artista fiorentino, piccoli mondi di cartapesta in cui si evidenziano i costumi di Santuzza Calì, Poli ci rappresenta un quotidiano difficile da accettare, con uno sguardo mai corrivo, inquietante e sorridente allo stesso tempo, che esalta quel suo modo originale di fare spettacolo di cui è protagonista da sessant'anni.

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