sabato 11 dicembre 2010

Immanuel Kant regia di Alessandro Gassman



Luci abbassate, le quinte sono aperte, il palcoscenico ha profondità quasi annullata dal piroscafo, ancorato in porto. Un marinaio alticcio passeggia sul molo. Un servo deforme porta bagagli pesantissimi, pare non farcela, passando urta gli spettatori che stanno prendendo posto in platea. Il pubblico che sta entrando è sorpreso, lievemente imbarazzato nel trovarsi coinvolto. Un ufficiale controlla i biglietti di bordo, indica le cabine e augura a tutti buona navigazione. Il pubblico non capisce subito che lo spettacolo è come un viaggio, sta iniziando e continua un chiacchiericcio confuso. Da ultimo sale l’ammiraglio, verde per il mal di mare, fatto salire a forza. Il gusto è cinematografico e cabarettistico insieme - “La nave va”, Charlot per fare qualche esempio- con personaggi macchietta dal trucco accentuato e uomini che recitano anche i  ruoli femminili. Dopo la partenza, l’azione si sposta dentro la nave: proiettato a tutto il palco lo scorrere di mare e cielo: le luci cangiati, i rumori del mare, con passaggi di gabbiani, balena e iceberg, come se davvero si fosse in navigazione. Il filosofo Immanuel Kant viaggia verso l’America per ricevere una laurea honoris causa e soprattutto nella speranza di recuperare la vista. Con lui la moglie, il servo ed il preziosissimo pappagallo Federico, alter ego ed unico interesse per il filosofo. Intorno a lui un’umanità grottesca, vuota, superficiale. Nel finale, la perdita della vista gli fa aprire gli occhi e prendere consapevolezza, con una dura invettiva, della tragicità del quotidiano, della mancanza di cultura, dell’inutilità dello stato, dell’equilibrismo della condizione umana. Questa illuminazione  è così improvvisa che lo spettatore è preso in contropiede. Il testo di Thomas Bernhard, complesso e ricco di riflessioni, è portato in scena per la prima volta in Italia e la regia di Alessandro Gassman ne sottolinea l’aspetto grottesco creando una sorta di tragedia comica. Interessante la messa in scena, che si apre a soluzioni nuove, coinvolgenti e inaspettate. Bravi gli attori soprattutto nel gioco di squadra. Un teatro che torna a soprendere, che non rinuncia all'effetto e al divertimento e che nel parlare di aregomenti seri non scorda di essere anche intrattenimento.
Ricordiamo che lo spettacolo è in lizza per il Premio Ubu come migliore novità straniera.

(spettacolo visto il 7 Dicembre)

2 commenti:

  1. Bellissimo!!! Amo molto di più il cinema del teatro, ma questo spettacolo, dopo quanto letto, mi attira veramente! Bello!

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  2. Lo spettacolo ha vinto il Pemio Ubu come migliore novità straniera!

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