martedì 23 novembre 2010

Conversazioni sul teatro: Vittorio Franceschi 1

Vittorio Franceschi, schivo e rigoroso, è uno dei più apprezzati attori italiani. Mi sento un po' intimidita ad iniziare con lui queste conversazioni sul teatro.
Lo “incontro” telefonicamente, è disponibile e rilassato, le voci degli attori sono bellissime anche quando non recitano, chiare e musicali al tempo stesso. Gli chiedo di parlare lo spettacolo “A corpo morto” (premio della Critica 2009) di cui è autore e protagonista. Franceschi racconta che non ha scritto il testo per sé, ma per tre attori e due attrici. E’ pensato con la struttura della tragedia greca: prologo, intermezzo ed epilogo con un coro, da cui si staccano uno a uno i 5 attori per il loro monologo. Con la messa in scena del Teatro di Genova, Marco Sciaccaluga gli ha proposto di esserne il protagonista e di trasformarlo in uno spettacolo per un attore solo <<E’ nata così la sfida e mi è piaciuta molto>> dice.
Il testo è formato da cinque ultimi omaggi fatti a una persona cara da cinque personaggi appartenenti al quotidiano. Ma parlando di morte si parla della vita, si esprimono quelle riflessioni, quei dubbi che ci accompagnano e che non diciamo, se non appunto davanti alla morte. Raccontato così sembra uno spettacolo lugubre, ma l’autore, confortato dal successo di critica e pubblico, assicura che è anche divertente e che dà la possibilità di ritrovare qualcosa di sé. Come sempre accade nel teatro, uno spettacolo riuscito è frutto di un’elaborazione collettiva, la regia limpida e sensibile di Sciaccaluga, le maschere di Werner Strub, vera sintesi dei personaggi in scena, la scenografia metafisica, le musiche.

foto Palladino

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