martedì 23 novembre 2010

Conversazioni sul teatro: Vittorio Franceschi 2

foto Tiziano Ghidorsi
Chiedo a Franceschi i motivi dell’utilizzo del modello della tragedia greca per una drammaturgia contemporanea. Spiega che il richiamo è chiaro e voluto. La drammaturgia contemporanea dopo Beckett, si occupa di storie fra il tinello e la camera da letto. Questo non gli interessa. C’è una perdita di valori nel teatro e nella società di cui occuparsi. Per chi scrive e fa il lavoro dell’attore occorre tornare alle fonti dei significati, tornare ai grandi temi dell’uomo: vita, morte, Dio, odio, amore, potere. Il teatro deve raccontare l’uomo nelle espressioni incisive. Un no al naturalismo del quotidiano, a quel piccolo realismo di tanto cinema e televisione; invece il teatro ha bisogno di grandi temi e di riscoprire il valore della lingua. Una lingua italiana ripulita dalla sporcizia del parlato, dello slang, della televisione. Una lingua corretta, che esprima i sentimenti in modo giusto e diventi teatrale, un primo elemento di riscoperta dei valori di identità nazionale

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