venerdì 12 novembre 2010

La Locandiera



Martedì sera è iniziata a Correggio la stagione del Teatro Asioli con “La Locandiera” di Carlo Goldoni. La regia di Pietro Carriglio, estremamente curata, è funzionale al  perfetto meccanismo ad orologeria della commedia goldoniana, che dal 1752, anno in cui è stata scritta, prevede ancora con precisione le risate. Una cura che è anche il risultato di tanto mestiere e professionalità, sia alla regia, sia nella gestione di importanti teatri nazionali.
Una brava Galatea Ranzi porta in scena una Mirandolina che rappresenta gli ideali della nuova borghesia: esperta del mondo, concreta, volitiva, calcolatrice, ammaliatrice, preoccupata più dei suoi interessi che dei sentimenti. Ma è anche una donna moderna, che vede nella sua libertà un valore irrinunciabile. Nella locanda uno spaccato della società del settecento: il Marchese di Forlimpopoli, di antica nobiltà ma  privo  di mezzi, decaduto e pieno di  orgoglio, che guarda con disprezzo l’arricchito Conte d’Albafiorita, che ha comprato il titolo e spende senza ritegno. Entrambi si contendono le attenzioni della bella locandiera, abilissima nel tenere gli equilibri e gestire gli uomini intorno a lei. Nello Mascia e Sergio Basile sono bravi e molto divertenti nella caratterizzazione dei due personaggi. A rompere l’equilibrio è  l’arrivo del misogino Cavaliere di Ripafratta (Luca Lazzareschi), il cui odio per le donne porta Mirandolina a sfidarsi a farlo innamorare di sé. Da qui parte il gioco della seduzione, lo stesso nel ‘700 come adesso, dove tutto è lecito, soprattutto la finzione. Lo spettacolo scorre veloce e divertente, senza  inceppamenti, fino al finale in cui, Mirandolina risolve la situazione con un matrimonio di comodo, col cameriere Fabrizio, che le consente di mantenere la sua libertà e che ristabilisce anche l’ordine sociale.

Mirandolina - Galatea Ranzi

La raffinata precisione del meccanismo ad orologeria della commedia è impreziosita dai riferimenti alla Venezia dipinta da Giandomenico Tiepolo nei costumi e nelle scenografie, curate sempre da Carriglio. A questo si aggiunge la resa materica, quasi pittorica della luce. E’ proprio con la citazione pittorica dell’affresco “Il mondo novo” di Tiepolo, che si conclude lo spettacolo: con gli attori di spalle.

(spettacolo visto il 9 Novembre)

Il finale


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