domenica 14 novembre 2010

A Correggio Umberto Orsini in difesa del diritto alla cultura


Umberto Orsini fotografato da Tiziano Ghidorsi
Venerdì sera c’è stato un incontro al Teatro Asioli di Correggio  per la mobilitazione nazionale a difesa del diritto alla cultura. Rita Carrozza, assessore alla cultura, e  Alessandro Pelli, direttore del teatro, hanno ricordato al pubblico intervenuto che il settore culturale e creativo genera 40 Mld di Pil, a fronte di un investimento di 5,5 Mld di spesa pubblica. La chiusura degli istituti culturali  decisa in questa giornata, seppure a malincuore, fa capire come potrebbe essere il futuro. Il disinvestimento è una scelta politica. Volendo tralasciare il valore di fattori come la crescita personale e lo sviluppo del senso critico e portando avanti un discorso puramente economico, si disinveste in quei settori che generano creatività ed innovazione, indispensabili per competere nel futuro. Si dimentica di dire che la cultura occupa 234.000 artisti e professionisti a cui si aggiungono 146.000 tecnici.
La compagnia Emilia Romagna Teatro, che in questi giorni sta facendo le prove dello spettacolo “La resistibile ascesa di Arturo Ui” di Bertold Brecht si è unita alla mobilitazione, capitanata dall’attore Umberto Orsini ed il pubblico è stato invitato ad assistere ad uno spezzone di prova aperta. Un istrionico Orsini ha spiegato che lo spettacolo debutterà a fine Marzo a Roma al Teatro Argentina e poi viaggerà per i teatri del paese. Dovrebbe essere nel cartellone nella prossima stagione. La compagnia è giovane e numerosa, lo spettacolo complesso e forte: potrebbe essere uno degli ultimi sforzi produttivi se non interverrà un cambiamento di rotta. Ricorda che loro sono lavoratori, tecnici, maschere, addetti alle programmazioni, una massa enorme di persone, per cui tagliere la cultura non è togliere un di più, ma significa eliminare posti di lavoro. Ai tagli al fondo unico per il finanziamento dello spettacolo, si uniscono i tagli ai principali co-finanziatori: comuni, province e regioni. Il teatro e la cultura  non hanno un prezzo di mercato ma sono beni a cui il cittadino ha contribuito con le tasse, come la scuola, la salute. Permettono di migliorare se stessi e di imparare cose nuove. Già adesso ci sono sforzi e sacrifici per tenere aperto un teatro. C’è il concreto pericolo che i tagli portino ad offrire un prodotto più basso e ristretto, meno “aggressivo”, che quindi non rimane nella storia. L’attore spiega che la sua formazione teatrale viene da una storia, da cose che sono avvenute e che avevano importanza, consistenza. Fare bene  le cose è fare bene a se stessi e al paese. Aggiunge che loro sono i veri precari, da sempre, di un lavoro che non c’è, che devono costruire ed inventare giorno dopo giorno e continuare a farlo. Pelli ricorda che metà dei lavoratori dello spettacolo lavora con partita iva, mentre un quarto dei rimanenti ha contratti atipici selvaggi. La serata si è conclusa con un brindisi informale tutti insieme.
La serata ha creato una  forte variazione nella percezione del teatro: da istituzione a cosa di tutti, anche nostra. Occorre difendere ciò che si ha, per non rinunciare a servizi culturali preziosi.


1 commento:

  1. E' che se tagli i fondi alla cultura, niente cinema, teatro, biblioteche, musei, concerti, eventi, festival, alla gente non resta che la televisone e il calcio!

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