martedì 1 febbraio 2011

Davide Enia a Soliera con Maggio '43

In occasione delle celebrazioni per la Giornata della Memoria, Giovedì 27 Gennaio al Cinema Teatro Italia di Soliera è andato in scena, ad ingresso gratuito, lo spettacolo“Maggio 43”di e con Davide Enia. Enia, moderno cantastorie, rievoca il dopoguerra con un mix fra racconto e cunto, con i colori e il suono cantilenato del dialetto palermitano. Sul palco, nel buio, ci sono solo due sedie: una per il chitarrista Giulio Brocchieri, colonna sonora evocativa  che aggiunge fascino al racconto, e una per Davide Enia che, seduto, inizia il cunto, il  racconto della guerra vista dagli occhi di Giocchino, un ragazzino di 12 anni, al fratello morto. E’ il racconto della vita da sfollati, di una famiglia numerosa e ricca di personaggi colorati, di ironia e disperazione, del bombardamento su Palermo, di come sopravvivere alla guerra.  Lo sguardo di Gioacchino colora tutto di avventura, diverte e commuove. Il fulcro dello spettacolo è forse contenuto in una frase  “La guerra non è né giusta né ingiusta: la guerra è guerra!” a spiegare l’inevitabile perdita di riferimenti se non la ricerca della sopravvivenza. Ma emerge anche il forte senso di solidarietà, il legame della famiglia, i valori di altri tempi che oggi si stanno perdendo. C'è spazio nel racconto per il culto di Santa Rosalia, per lo Zio storpio e giocatore, le cugine: Assunta che non parla mai, Crocifissa che prega continuamente e Provvidenza che si lamenta senza mai fermarsi.  Il cunto scorre con un film, immagine dopo immagine, in un intrecciarsi e convergere di storie, unite da una filastrocca popolare siciliana in cui la memoria si perde e  si riannoda, e che ricongiunge l’inizio e la fine dello spettacolo... Lu rè befè viscotto e minnè lu piripipè….Lo sguardo incantato, sorpreso a tratti incosciente guida ed emoziona il pubblico, in un viaggio e nella condivisione di una memoria, che diventa una riflessione su tutte le guerre. Tanti gli applausi e l’emozione.
Ricordiamo che Davide Enia ha vinto il premio della critica UBU nel 2003 “per la nascita di un nuovo cantastorie, dimostrata dalla sua attenta ricerca sulla memoria, sulla lingua, sulla tradizione del cunto di Palermo”.

(spettacolo visto il 27/01)

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