mercoledì 2 febbraio 2011

“Itis Galileo”: con Marco Paolini alle radici della scienza e della modernità.

Tutto esaurito e lista d’attesa al Teatro Asioli a Correggio per lo spettacolo “Itis Galileo” di Francesco Nicolini e Marco Paolini.  Narra e racconta con eleganza Marco Paolini della vita di Galilei e di un mondo in cui, nonostante lo stretto legame fra scienza, magia e superstizione, iniziano a farsi strada i primi segnali di modernità con la separazione del pensiero dalla religione. E’ un Galileo molto umano, con pregi e difetti, che si muove sul terreno minato del rapporto fra scienza e religione, che teme la morte e non si immola per le sue idee come Giordano Bruno, abiura ma rimane il creatore di un metodo che vede nell’errore un sistema per andare avanti nella ricerca, nel pensiero e nel metodo sperimentale il modo per procedere verso la verità. Galeileo combatte contro l’idea di una verità precostruita, scritta sui libri e protetta dall’inquisizione, ma è anche il simbolo di chi cerca, senza stancarsi, chi  mette sempre in discussione il suo lavoro, correggendo, confrontando, accettando ipotesi temporanee, errori utili che possono portare più vicino alla verità, arrivando a scoperte e intuizioni fino a tarda età. Come sua abitudine Paolini parla di temi importanti con ironia e leggerezza come nella splendido monologo tratto dal “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” sulla dimostrazione di come sia possibile che la Terra si muova senza rendersene conto, raccontato in “lingua madre”, una sorta di veneto semplificato  in cui forte è il richiamo alla commedia dell’arte e a Dario Fo.
Lo spettacolo è  l’occasione per tratteggiare il disegno di un’epoca in cui il pensiero era un’urgenza:  i testi greci e latini rappresentavano la verità ufficiale, ma per risolvere i problemi concreti e reali occorrevano regole e leggi  spesso legate ad un sapere ufficioso, sperimentale e non pubblicato per evitare problemi  di censura e inquisizione. Sul palco viene analizzato il fitto scambio di teorie, idee ma anche le forti invidie di una “elite culturale” di astronomi, pensatori, filosofi, da Tommaso Campanella a Keplero. Con intelligenza vengono messi in parallelo scienza e teatro, la vita  di Galilei con quella di Shakespeare, nati entrambi nel 1564. A sottolineare che in quegli anni cambia la società, si ripensa l’uomo: in Italia nasce la commedia dell’arte, il teatro come mestiere, nascono nuove professioni. Un’epoca in cui cambia il punto di vista sulle cose e questo cambiamento interessa tutte le attività. Marco Paolini  procede fluido nella sua narrazione, fra aneddoti divertenti e riflessioni che attraversano il tempo restando attualissimi, come i dubbi verso una scienza che non porta più certezze o l’interesse per gli oroscopi.
Lo spettacolo è pensato un po’ come una lezione, in cui lo spettatore deve fare attenzione, pensare, provare a capire: per recuperare il teatro come dimensione attiva e scrollarsi di dosso il ruolo passivo, in una sorta di dialogo, simile a quello usato da Galileo nel “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo”.

(spettacolo visto il 29/01)

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