venerdì 4 marzo 2011

A Forlì la grazia e la bellezza di Melozzo


Forli rende omaggio alla bellezza di Melozzo e alla sua arte. La mostra, che rimarrà aperta fino al 12 Giugno ai Musei San Domenico, è curata dal reggiano Daniele Benati, insieme ad Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, Mauro Natale e sottolinea l’importanza dell’artista forlivese nell’ambito del rinascimento italiano. Partendo dai canoni della prospettiva di Piero della Francesca, Melozzo arriva ad una bellezza che non è data solo dai rapporti matematici fra le parti, ma che è affiancata dalla bellezza umana, caratteristica che sarà ripresa e sviluppata a pieno da Raffaello.
La mostra si apre con Piero della Francesca e con il suo testo “De prospectiva pingendi” in cui teorizza la bellezza come proporzione e misura. Melozzo degli Ambrogi aveva avuto una formazione importante, fra Padova e Urbino, aveva appreso tecniche e influenze di Mantenga e da Piero, basate sulla centralità della visione prospettica. Eppure Melozzo apre la strada ad una bellezza umana che è vita, grazia ed eleganza, probabilmente sulla scia del pensiero neoplatonico che vede nell’umano la luce del divino.
La mostra per la prima volta raccoglie gran parte delle opere mobili dell’artista, grazie ad importanti prestiti dai Musei Vaticani, dalla Galleria Nazionale di Urbino e dagli Uffizi. Se della tela di Piero “La Madonna di Senigallia” sorprende per perfezione e nell’uso realistico della luce, più avanti gli Apostoli e Angeli musicanti di Melozzo incantano con la loro luminosa bellezza, una luce tutta seduttiva.
L’esposizione documenta l’inizio del rinascimento artistico voluto dai grandi Pontefici, di quell’alleanza fra Chiesa e cultura che ha disegnato tutta la storia successiva della Romanità. Proprio Melozzo testimonia l’inizio di questo momento con un’ opera simbolo, Sisto IV che nomina l’umanista Platina Prefetto della Biblioteca Apostolica, che rappresenta il fulcro della mostra.

Suggestiva è la ricostruzione in 3D della cupola della sagrestia di San Marco a Loreto grazie al contributo della facoltà d’Ingegneria di Bologna.
Grande è il rimpianto per l’ultima opera di Melozzo, la cappella Feo in San Biagio proprio a Forlì, che andò distrutta nell’ultima guerra. A testimoniarne la bellezza, sono esposte le fotografie dell’archivio dei Fratelli Alinari. Una parte dell’esposizione è dedicata alla mostra del 1938 “Melozzo da Forlì e il ‘ 400 Romagnolo” voluta da Mussolini e realizzata con intenti di propaganda, che vedeva nel pittore una sorta di anticipo del “genio romagnolo”. Una storia documentata da rari filmati d’epoca dell’istituto Luce.

Nessun commento:

Posta un commento